Questi giorni a Lampedusa. L’isola dell’accoglienza

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In tutta l’isola non c’è una sala sufficientemente ampia per farci entrare tutti. Grazie alla sindaca, Giusi Nicolini, abbiamo ottenuto una sala dell’aeroporto. Da qui stiamo scrivendo la Carta di Lampedusa e sempre da qui trasmettiamo lo streaming su Melting Pot grazie ad una attrezzatura di emergenza messa a punto all’ultimo momento, dopo il forfait a causa del maltempo della nostra parabola satellitare.
All’aeroporto di Lampedusa, ci hanno dato la più grande che avevano a disposizione ma ancora non basta. Solo ieri, giornata introduttiva dedicata alla presentazione delle tantissime associazioni presenti e al saluto della sindaca, si sono registrate oltre 250 persone. Altre se ne stanno aggiungendo ora, altre ancora arriveranno sugli aerei del pomeriggio per l’incontro conclusivo sulla Carta e partecipare l’assemblea programmatica che si svolgerà domani mattina.
La prima nota da sottolineare quindi, è la grande mobilitazione che si è creata attorno all’appello di Melting Pot, cui va dato il merito di aver saputo interpretare e dare voce al diffuso disagio provocato dal fallimento delle attuali politiche migratorie.

Il secondo punto che vogliamo evidenziare è la straordinaria accoglienza riservataci degli abitanti di Lampedusa inizialmente, diciamocelo pure, quantomeno scettici di fronte all’ennesima “invasione” della loro bella isola. Niente battaglioni di giornalisti al seguito di politici non richiesti, ma decine e decine di “strani” personaggi, attivisti giovani e meno giovani, provenienti da tutta Europa per lo più con un sacco a pelo sulle spalle.
E’ bastato qualche volantinaggio la diffusione della lettera ai residenti e, più di tutto, le chiacchierate che in questi ultimi giorni abbiamo fatto ai tavolini dei bar e delle pasticcerie, per far capire a tutti chi eravamo e cosa volevamo.
“Eravamo pronti a contestarvi perché non ne possiamo più di gente che viene qui a far passerella, promette mari e monti e poi se ne va, abbandonandoci in un mare di problemi - confessa un rappresentante degli imprenditori dl Lampedusa - Ora invece siamo pronti a collaborare alla stesura della Carta e anche a metterci la firma. Siamo i primi a poter dire, proprio perché lo abbiamo constatato sulla nostra pelle, che queste sciagurate politiche migratoria sono sconfitte in partenza, scaricano tutto il problema su pochi posti di confine come la nostra Lampedusa ed inoltra sono costosissime. Non possiamo fare a meno di domandarci ogni giorno, cosa potremmo fare con tutti i milioni di euro che spendono per militarizzare l’isola, non solo nell’accoglienza ma anche per migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Lo sa lei che basta qualche settimana di maltempo per lasciarci tutti senza frutta, senza verdura e anche senza gas?”
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’intervento della sindaca Giusi Nicolini che ha aperto l’assemblea ringraziando i presenti. “Questa piccola isola così piccola e così sola ha saputo affrontare emergenze indescrivibili. Noi, più di tutti, possiamo affermare quando sia ipocrita e falso dire che l’Europa, così grande, non possa accogliere degnamente queste persone costrette a scappare da Paesi in guerra. Lampedusa l’ha fatto e lo farà. L’Europa lo può e lo deve fare”.
Adesso, mentre scrivo, al tavolino delle registrazioni continuano ad arrivare persone. Dentro procede la discussione e gli attivisti di Melting hanno approntato un servizio di traduzione simultaneo in francese e uno in tedesco, mentre sul muro viene proiettato il testo in inglese.
Entro sera bisogna arrivare alla stesura finale della Carta e alla sua ratifica.