Il rogo della fototessera

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Pensa che buffo se beppegrillo.it mi accusa
di avergli rubato l'immagine.
In principio ci fu quella foto, che a voi magari dice nulla, e a me è familiare come un qualsiasi oggetto domestico che incroci il mio sguardo ogni giorno; capita infatti che io e Maria Novella Oppo condividiamo la stessa colonnina dei blog dell'Unità, il che per me è un onore. A un certo punto ci fu chiesto di metterci la faccia, che per chi vorrebbe nascondersi dietro i propri contenuti è sempre un passo piuttosto imbarazzante da compiere (eppure sta diventando una cosa normalissima, da facebook in poi).

Parlo per me: poche cose mi costano fatica come riuscire a trovare una faccina da accostare alle cose che scrivo. Per prima cosa bisogna evitare di montarsi la testa, e quindi niente trucchi o parrucchi; un autoscatto deve bastare, salvo che è impossibile ottenerne uno decente. Non c'è una sola espressione che vada bene. Puntellare la testa con la mano è un trucco troppo abusato. Se fissi la webcam sembri un fanatico. Se guardi da un'altra parte si capisce che sei timido. Per carità non fingere pensieri profondi, diventi ridicolo. Dovresti invece lasciar intendere che ti diverti, ma poi la volta che dovrai commentare un disastro o un terremoto il tuo sorrisetto scemo sarà il tuo troll peggiore. Ma alla fine una faccia uno deve pure averla, anche se qualsiasi faccia ti diventa odiosa dopo una settimana.

Quando toccò a Maria Novella Oppo, secondo me non si preoccupò un decimo di quanto mi preoccupai io. Vogliono una faccia? Ecco la mia faccia. Virata in bianco e nero, non so perché, sembrava una fototessera: un corpo estraneo nell'homepage dell'unità - e dire che probabilmente la Oppo è la firma che abbiamo visto in prima pagina più spesso negli ultimi dieci anni. Al contrario di tutti noi, la Oppo non ammiccava, non forava l'inquadratura, non affettava pose asimmetriche, né si faceva esplodere il naso da un grandangolo. Il suo avatar era allo stesso tempo il più formale di tutti e il meno disciplinato ai nuovi codici non scritti della Grande Conversazione 2.0. Un volto che diceva: se volete vedermi eccomi qui, non appartengo visibilmente a questo mondo che chiamate internet, e nemmeno me ne vergogno, perché dovrei? Nulla di veramente fastidioso, se non sei Beppe Grillo (continua sull'Unità, H1t#208)

E Grillo impazzì per uno sguardo



Ho una teoria. Secondo me la Oppo avrebbe potuto scrivere cose assai più feroci sul M5S, e Grillo non l’avrebbe nemmeno notata; non sarebbe mai diventata la prima e per ora l’unica giornalista lapidata in effigie dai suoi commentatori, se non fosse stato per quella foto in bianco e nero. A parlar male del M5S siamo in tanti, sull’Unità e altrove: non sempre abbiamo i migliori argomenti, ma probabilmente non c’è uno solo di noi che non faccia incazzare Grillo e il suo staff. La Oppo non è la più cattiva, né la più metodica, né la più influente: perché partire proprio da lei? Non credo che sotto ci sia un piano. Grillo è un temperamento sanguigno che ogni tanto, di fronte a fortuite sollecitazioni, passa dall’Incazzoso Stabile all’Incazzato Esplosivo. Può essere una parola di troppo di un giornalista o di un politico; stavolta secondo me è stata una foto. Non importava realmente cosa stesse dicendo la Oppo, ma come osava dirlo con quella faccia lì? Ah, ma adesso glielo faccio vedere io, gliela faccio… Qui abbiamo visto una volta di più come Grillo sia un incredibile barometro dell’umore dei suoi lettori, che potevano reagire alla ripubblicazione della foto alzando le spalle, e invece si sono gettati a migliaia a inveire contro una persona di cui non si sono nemmeno presi la briga di leggere alcune righe. Non stavano sputando su un articolo fazioso, ma su una foto. Perché? Cosa aveva di tanto odioso questa foto?
Banalmente, si tratta di una donna. Lo abbiamo visto ieri, quando Grillo ha voluto dimostrarsi incurante delle critiche esponendo un nuovo giornalista alla gogna: stavolta Francesco Merlo, del quale curiosamente non ha trovato “foto disponibili” (perché quella della Oppo invece non è copyright dell’Unità? Strano). Anche Merlo è stato subissato da commenti feroci, ma la violenza espressa dai leoni da tastiera è stata molto inferiore a quella scatenata sulla Oppo. Forse perché stavolta non c’era un viso su cui sputare. O forse perché Merlo è un uomo e questo molti leoni lo sentono, e calano subito la criniera senza nemmeno accorgersene. Mentre la Oppo, con quella montatura d’occhiali per niente autoironica, col riflesso del flash sulla fronte, in un qualche modo deve essere sembrata il ricettacolo ideale di frustrazioni accumulate per decenni. Spero che non si offenderà, ma secondo me in quella foto hanno visto una maestra: e molti di loro hanno conti in sospeso con le ex maestre, lo si desume facilmente dalla loro ortografia.
Negli ultimi due giorni abbiamo letto parecchie critiche alla gogna montata da Grillo, anche da voci molto più vicine al M5S. Persino diversi commentatori di Grillo hanno chiesto di chiudere la rubrica, che sarebbe controproducente (ma temo che Grillo se ne intenda più di loro). Non mi pare però che nessuno abbia toccato l’argomento del sessismo. Prima che come giornalista, la Oppo è stata offerta alla mira dei commentatori in quanto donna. Contro di lei abbiamo rivisto la stessa aggressività greve e minchiona che fino a qualche mese fa si sfogava sui giornali di centrodestra nei confronti di Rosy Bindi. Contro questi frustrati che spesso non si vergognano di mettere nome e cognome, Beppe Grillo non ha detto beo, come sempre: non mi pare che nemmeno li cancelli. Li lascia dov’è e magari in seguito lo sentiremo dire che se non fosse per lui sarebbero anche più cattivi, voterebbero Alba Dorata e magari ieri sarebbero scesi in piazza coi forconi: meno male che c’è lui che li ospita nel suo blog, nel suo parco a tema antika$ta. Io credo che si sbagli: che il suo blog abbia una funzione più catalizzatrice che catartica, e che tutta la rabbia che coltiva e protegge giorno dopo giorno, un giorno più brutto degli altri potrebbe rivolgerglisi contro. Il mesto destino di un suo predecessore, il signor Bossi, dovrebbe essergli di monito. http://leonardo.blogspot.com
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