Di santi assassini e pugnali

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Beerk beeerk. 
26 marzo: San Bercario (VII secolo), abate assassinato

Se fino al terzo secolo per diventare santi occorreva, in sostanza, morire male – santità e martirio coincidevano – dal quarto in poi la categoria si apre a figure magari meno coraggiose, disposte a patire digiuni e solitudine ma non necessariamente torture e uccisioni: prima gli eremiti e poi i monaci. Eppure anche nei monasteri, questi luoghi in teoria lontani dal mondo e vicini a Dio, ogni tanto qualcuno moriva ammazzato. Abbiamo già visto come Benedetto, l'ispiratore della regola monastica più diffusa, dovette salvarsi da più di un attentato ai suoi danni, ed erano tutti organizzati da confratelli scontenti o invidiosi. Se le vicende di Benedetto possono apparire per lo più leggendarie, molto più concreto è il pugnale che due secoli dopo, nel monastero di Montier-en-Der (Champagne), trafigge a morte l'abate Bercario: lo ha maneggiato un suo confratello e figlioccio, Daguino, per vendicarsi di una punizione subita, in un giovedì santo. Bercario non dispone degli strumenti miracolosi di Benedetto: non può salvarsi la vita ma prima di chiudere gli occhi salva l'anima al suo assassino, perdonandolo. Oltre che per questo gesto magnanimo, Bercario è ricordato per avere fondato monasteri maschili e femminili nella valle della Marna, anche se proveniva dall'Aquitania. Ciononostante io non riesco a non immaginarmelo un po' scontroso e irruente, mentre rampogna il suo sottoposto. Dev'essere il potere dei nomi propri: siccome si chiama Bercario, io me lo immagino a berciare. Ovviamente mi sbaglio, perché "Bercario" deriva dal germanico Berachar, che ha qualcosa a che vedere con l'orso (ber) e con i soldati (hari). "Berciare" invece è un verbo italiano di etimo incerto, anche se è suggestiva l'idea che all'inizio fosse il verso dell'orso. (Berciario potrebbe comunque anche essere una variante di Bertario, che non ha un orso nella radice, ma l'aggettivo beraht, "celebre")


Foto di Benjamin Smith 
Abbazia di Brantôme. (Dordogna), 
statua di inizio Novecento. Sicario è il neonato.

26 marzo: San Sicario (VI secolo), vescovo inesistente di Lione

Sempre il 26 marzo alcuni martirologi ricordavano un vescovo di Lione, Sicario; senonché il nome sembrava più inverosimile di altri a Godfried Henschen. Quest'ultimo era il primo collaboratore di Jean Bolland, il gesuita che nel Seicento con gli Acta sanctorum trasforma l'agiografia in una disciplina storiografica. Henschen era persino più scrupoloso del maestro, e quando chiese di controllare davvero presso gli archivi della diocesi di Lione, saltò fuori che Sicario non c'era. Ora è vero che la gente dà ai figli i nomi più strani, anche nell'Alto Medioevo, quando le lingue germaniche si ritrovano improvvisamente a circolare in mezzo agli embrioni delle lingue neolatine; ma sicarius in latino vuol dire assassino, chi è chiamerebbe suo figlio così? Tra l'altro deriva proprio da sica, pugnale ricurvo di origine trace, il che mi ha fatto fantasticare, perché per Erodoto i traci avevano la lingua più antica del mondo: il Faraone che aveva fatto il solito esperimento di allevare dei neonati proibendo a tutti di parlare con loro, aveva a malincuore scoperto che essi crescendo parlavano in lingua trace, e non egiziana (quando Federico II rifece l'esperimento, i bambini morirono, dettaglio realistico che ci fa purtroppo dubitare che si tratti anche stavolta di una leggenda). 

Erodoto oggi probabilmente scriverebbe fake news su Atlantide per acchiappare i clic dei terrapiattisti, ma i Traci potrebbero davvero essere stati i primi indeuropei approdati in Europa. Così quando mi capita di vedere dei sikh in giro ho sempre pensato che il loro nome derivasse dal pugnale che gli adulti devono portare sempre con sé. Mi sbagliavo anche in questo caso, sikh in sanscrito significa "discepoli". Quanto al loro pugnale, che in ogni momento ricorda loro che devono essere disposti a combattere per la verità, si chiama kirpan.

Come aveva fatto un San Sicario a finire nei martitologi? Henschen, che di mestiere vagliava manoscritti slabbrati e scoloriti, supponeva che qualcuno avesse commesso un refuso scrivendo Sygarius in luogo di Syagrius, Siagrio, un nome molto più diffuso. Io aggiungo un dettaglio: magari l'agiografo aveva ancora in testa il nome "Bercarius", che aveva trascritto pochi paragrafi prima, tanto più che anche nella sua storia c'è un pugnale. Non capita anche a voi? Dovete scrivere "Siagrio", ma state pensando a "Bercario", e allora scrivete "Sicario". Dopodiché magari vi accorgete del refuso, ma a cancellarlo c'è il rischio di rovinare un intera pagina di pergamena, e poi chi lo sente l'abate. Tanto chi vuoi che vada a leggersi i santi minori del 26 marzo, che è sempre quaresima...

Qualche secolo più tardi, da qualche parte un bambino muore dopo il parto, appena in tempo per essere battezzato. Questo permette ai genitori la consolazione di seppellirlo in terra consacrata, come un piccolo santo: e siccome magari è nato e morto il 26 marzo, i genitori scelgono di chiamarlo Sicario: è un nome strano, ma se è sul calendario è ok. Nel frattempo magari il sintagma "sicaire" non suonava più così omicida, magari nell'uso comune era già stato sostituito da assassin che come è noto significa in arabo "dedito all'hashish", e deve il suo successo europeo alla leggenda del Veglio della Montagna, riportata da Marco Polo. Le ossa del piccolo giungono, attraverso i secoli, a Brantôme, un'abbazia in Dordogna che comincia a festeggiare un San Sicario il 2 maggio (la data della traslazione delle reliquie?) E siccome ogni santo reclama una sua leggenda, qualcuno ha immaginato che Carlo Magno avesse fatto dono all'abbazia delle ossa di un neonato caduto durante la strage degli innocenti. In seguito anche questa origine deve avere annoiato un predicatore in fissa con gli ebrei, ed ecco circolare la storia di un piccolo Sicario rapito e assassinato dagli ebrei: del resto è quel periodo dell'anno. E se nemmeno questa leggenda è abbastanza truculenta, nell'Enciclopedia della scienza proibita del 1990, Gremese Editore, robaccia da far impallidire Erodoto, si favoleggia di certe blasfeme "messe di San Sicario", celebrate da preti indegni e apostati in chiese abbandonate e sconsacrate della Guascogna, possibilmente infestate da pipistrelli e rane nel fonte battesimale. Lo scopo di queste celebrazioni sataniche sarebbe accorciare la vita della persona a cui vengono dedicate: così alla fine potrebbe averci messo più di mille anni, ma quell'errore di trascrizione ha veramente creato un Santo Assassino. E chissà cosa potrebbe nascere, tra un po', dagli errori che lascio in giro tutti i giorni.

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