12-12-2002, 03:03Il G8 di Genova 2001Permalink
"Ma il Signore gli disse:"Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!" Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato. (Genesi 4.15)
Nessuno tocchi Placanica
C'è qualcuno che lo vuole morto e glielo manda a dire.
Noi non sappiamo chi ci sia dietro i "brigatisti 20 luglio" (o "20 truglio", come già scrive qualcuno: Truglio è uno dei superiori di Placanica presente in Via Tolemaide). Non abbiamo elementi per concludere che si tratta di "anarcoinsurrezionalisti", come vorrebbe il Ministro, o i soliti "pezzi deviati", come vorrebbe il Movimento.
Non abbiamo la pazienza e la competenza di seguire gli inquirenti nelle loro sofisticate interpretazioni, di spremere messaggi in codice da ogni imprecisione (ce ne sono parecchie). Per esempio, è curioso che i "brigatisti 20 luglio" parlino di una «pentola a pressione piena di polvere nera»: l'unica pentola del genere in Italia fu trovata a Bologna il 18 luglio 2001, due giorni prima della morte di Giuliani.
Non ci facciamo molte illusioni sulle perizie sintattico-grammaticali, retaggio dei verbosissimi comunicati dei brigatisti di una volta. Non è più tempo dei ciclostile e delle risoluzioni strategiche, gli anarcoinsurrezionalisti e i pezzi deviati si danno del tu e chattano quotidianamente su indymedia. È chiaro che alla lunga finiscono per mutuare lo stesso stile, un impasto di tribunale, caserma e centro sociale okkupato. La filastrocca con cui inizia il comunicato ne è un saggio disgustoso. È una parodia della tristissima filastrocca di Pinochet cantata dagli aguzzini di Bolzaneto, ma riesce a essere persino più penosa dell'originale:
''1-2-3 di sbirri morti ne vorremmo trentatre, 4-5-6 ma ce ne bastano anche sei…"
Messaggio in codice, o pura e semplice manifestazione d'idiozia? Eppure chi ha scritto questa roba sa procurarsi esplosivi e sa trasformarli in ordigni ad alto potenziale. Sa dove piazzarli e ha la cautela di rendere inservibili le telecamere di sorveglianza mentre lo fa.
Noi non sappiamo nulla in realtà, tranne una cosa: qualcuno vuole morto Placanica, o almeno lo minaccia. Perché? Chi ha interesse alla sua morte (o alla sua paura)?
Nella ricostruzione ufficiale dei fatti di Piazza Alimonda, Placanica è l'anello debole. È un ragazzo spaventato, che arriva all'ospedale in stato di shock e continua a chiedere: "dov'è la mia pistola?". Si autodenuncia. Poi ritratta. Cambia versione più volte, finché il suo avvocato non si dimette. Per molti giorni è praticamente agli arresti, senza la possibilità d'incontrare nemmeno i suoi genitori. Teme di non poter più fare il carabiniere, poi si sente abbandonato dall'Arma, alla fine si dice fiero di farne parte.
Placanica è un ragazzo che non è sicuro della sua verità, e non è bravo a raccontare le bugie. Finché Placanica è vivo, il caso Piazza Alimonda resta aperto. Chi lo vuole uccidere, vuole chiudere il caso Piazza Alimonda.
Per questo motivo è il caso di gridare forte: Nessuno tocchi Placanica. Lo si difenda con ogni mezzo necessario. Non gli si faccia fare la fine del povero Marco Biagi. Nell'interesse della giustizia e della verità.
Perché a Genova è già morto un ragazzo di troppo.
Perché – sarà anche una banalità – il sangue non si lava col sangue.
E perché Placanica è tra quei pochi che sanno veramente come sono andate le cose quel giorno, ed è l'unico che un giorno potrebbe decidersi a parlarcene.
Non è una sorpresa, a ben vedere, che qualcuno sogni di toglierlo di mezzo.
Non deve sentirsi molto bene, in questo momento. Può fidarsi di chi gli sta vicino?
Nessuno tocchi Placanica
C'è qualcuno che lo vuole morto e glielo manda a dire.
Noi non sappiamo chi ci sia dietro i "brigatisti 20 luglio" (o "20 truglio", come già scrive qualcuno: Truglio è uno dei superiori di Placanica presente in Via Tolemaide). Non abbiamo elementi per concludere che si tratta di "anarcoinsurrezionalisti", come vorrebbe il Ministro, o i soliti "pezzi deviati", come vorrebbe il Movimento.
Non abbiamo la pazienza e la competenza di seguire gli inquirenti nelle loro sofisticate interpretazioni, di spremere messaggi in codice da ogni imprecisione (ce ne sono parecchie). Per esempio, è curioso che i "brigatisti 20 luglio" parlino di una «pentola a pressione piena di polvere nera»: l'unica pentola del genere in Italia fu trovata a Bologna il 18 luglio 2001, due giorni prima della morte di Giuliani.
Non ci facciamo molte illusioni sulle perizie sintattico-grammaticali, retaggio dei verbosissimi comunicati dei brigatisti di una volta. Non è più tempo dei ciclostile e delle risoluzioni strategiche, gli anarcoinsurrezionalisti e i pezzi deviati si danno del tu e chattano quotidianamente su indymedia. È chiaro che alla lunga finiscono per mutuare lo stesso stile, un impasto di tribunale, caserma e centro sociale okkupato. La filastrocca con cui inizia il comunicato ne è un saggio disgustoso. È una parodia della tristissima filastrocca di Pinochet cantata dagli aguzzini di Bolzaneto, ma riesce a essere persino più penosa dell'originale:
''1-2-3 di sbirri morti ne vorremmo trentatre, 4-5-6 ma ce ne bastano anche sei…"
Messaggio in codice, o pura e semplice manifestazione d'idiozia? Eppure chi ha scritto questa roba sa procurarsi esplosivi e sa trasformarli in ordigni ad alto potenziale. Sa dove piazzarli e ha la cautela di rendere inservibili le telecamere di sorveglianza mentre lo fa.
Noi non sappiamo nulla in realtà, tranne una cosa: qualcuno vuole morto Placanica, o almeno lo minaccia. Perché? Chi ha interesse alla sua morte (o alla sua paura)?
Nella ricostruzione ufficiale dei fatti di Piazza Alimonda, Placanica è l'anello debole. È un ragazzo spaventato, che arriva all'ospedale in stato di shock e continua a chiedere: "dov'è la mia pistola?". Si autodenuncia. Poi ritratta. Cambia versione più volte, finché il suo avvocato non si dimette. Per molti giorni è praticamente agli arresti, senza la possibilità d'incontrare nemmeno i suoi genitori. Teme di non poter più fare il carabiniere, poi si sente abbandonato dall'Arma, alla fine si dice fiero di farne parte.
Placanica è un ragazzo che non è sicuro della sua verità, e non è bravo a raccontare le bugie. Finché Placanica è vivo, il caso Piazza Alimonda resta aperto. Chi lo vuole uccidere, vuole chiudere il caso Piazza Alimonda.
Per questo motivo è il caso di gridare forte: Nessuno tocchi Placanica. Lo si difenda con ogni mezzo necessario. Non gli si faccia fare la fine del povero Marco Biagi. Nell'interesse della giustizia e della verità.
Perché a Genova è già morto un ragazzo di troppo.
Perché – sarà anche una banalità – il sangue non si lava col sangue.
E perché Placanica è tra quei pochi che sanno veramente come sono andate le cose quel giorno, ed è l'unico che un giorno potrebbe decidersi a parlarcene.
Non è una sorpresa, a ben vedere, che qualcuno sogni di toglierlo di mezzo.
Non deve sentirsi molto bene, in questo momento. Può fidarsi di chi gli sta vicino?
Comments