Un alieno a Lucca

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18 marzo: San Frediano (✝ 588), patrono di Lucca. 

San Frediano devia il Serchio (Filippo Lippi)

Parlando del sesto secolo, devo confessare un pregiudizio: secondo me non abbiamo la minima idea di cosa sia successo. In Italia, perlomeno. Altrove era quasi un secolo decente, in Persia addirittura un buon secolo: ma da noi, quando si parla di epoche buie, alla fine stiamo parlando del secolo VI. Ci siamo entrati che eravamo praticamente ancora cittadini Romani – di un impero momentaneamente sospeso, ma da neanche trent'anni – ne siamo usciti che non avevamo la minima idea di chi fossimo e dove ci trovavamo a vivere. Nel secolo precedente erano arrivati Eruli, Goti e tanti altri, ma in un qualche modo un equilibrio si era trovato; Teodorico era stato un re migliore di tanti imperatori fantoccio. Nel quinto secolo il tentativo dei Romani d'Oriente di riconquistare l'Italia porta a una guerra di trent'anni che spiana la strada a un'epidemia che potrebbe avere dimezzato la popolazione. Quando alla fine i figli di conquistati e conquistatori sembrano aver recuperato un modus vivendi, ecco arrivare i Longobardi che probabilmente hanno le idee meno chiare di tutti. Questi avvenimenti poi ci vengono narrati per lo più da uno di loro (Paolo Diacono), però vissuto due secoli dopo e determinato a dimostrare che i Longobardi avevano proprio fatto bene a riportare pace e ordine in una penisola disastrata: ma è forte il sospetto che Diacono, oltre a dover recuperare fatti e detti ormai remoti, stia cercando nella storiografia una compensazione per le sconfitte più recenti che hanno reso i Longobardi sudditi dei Franchi. Lo stesso Diacono alla fine è un funzionario alla corte carolingia, probabilmente bullizzato in quanto Longobardo, e chissà quanta bile spurgava scrivendo storie su quanto nobilmente i suoi antenati avevano governato i loro pezzi d'Italia. Così insomma quel poco che sappiamo sul sesto secolo italiano ci arriva da fonti non così attendibili, e questo spiegherebbe come mai sia il periodo in cui gli agiografi si sfrenano e inventano, per certi Santi, storie meravigliose che nessuno può andare a confutare.

Prendi San Frediano: nella sua storia, per come c'è arrivata, non c'è molto che abbia senso. Tanto per cominciare era irlandese – o almeno avrebbe sostenuto di esserlo: il suo nome all'inizio suonava come "Frigianu" che potrebbe essere irlandese come frigio, ed era figlio di un re dell'Ulster in un periodo in cui nelle Isole Britanniche c'erano più re che avvocati – sul serio, probabilmente se avevi un po' di terra, un'azienda agricola con qualche centinaio di servi, ti proclamavi re del tale scoglio e nessuno aveva argomenti per contestare la tua intronizzazione. Detto questo, che accidenti ci fa il figlio di un re dell'Ulster in Toscana nel secolo più brutto della storia d'Italia? Ma che domande, fa l'eremita su un monte tra Lucca e Pisa. Cioè di montagne non ne poteva trovare di più vicine a casa? Beh, in Irlanda effettivamente no. Ora, non è escluso che l'Italia centrale fosse già un polo di attrazione per i pellegrini di tutta l'Europa Occidentale che almeno una volta nella vita volevano vedere Roma e le tombe degli apostoli: dopodiché alcuni invece di tornare a casa si sceglievano un eremo in Umbria, o Toscana, terre che a mio personale parere non avrebbero avuto bisogno di matti da fuori, ma non è escluso che possa essere successo.
Basilica di San Frediano

Così come non è impossibile che quando gli chiesero da dove veniva, Frediano rispondesse citando in assoluto l'isola più lontana che conosceva, che tutti conoscevano, perché non aveva la minima intenzione di chiarire le sue origini. Magari era pisano e a Lucca per aver successo doveva fingere di venire dall'altro capo del mondo. Oppure era un alieno, o un uomo venuto dal futuro: ipotesi che darebbero un senso a quel che succede poi, perché i lucchesi del sesto secolo decidono che è la persona giusta per fare il vescovo. Ovvio no? La carica ecclesiastica più importante, in un momento in cui il potere amministrativo è vacante o completamente scomparso; una carica evidentemente elettiva, che molto spesso nelle leggende viene assegnata per acclamazione, sicché immaginiamo quanti notabili in città ambissero a un ruolo di tale prestigio e responsabilità, eh però sul monte c'è un eremita che viene da un posto lontanissimo, quindi è meglio acclamare lui. La scelta inconsulta si rivela, neanche a farlo apposta, la più saggia, perché l'eremita venuto da un'isola lontana e pietrosa capisce che il problema n.1 di Lucca è la palude, e che la soluzione non può che essere deviare il Serchio, fino a quel momento un affluente dell'Arno. Il che è effettivamente un'ottima idea: è solo strano che venisse a un eremita di origine irlandese – a meno che laggiù non avessero già iniziato a canalizzare, ma non ne sappiamo nulla. Nella versione più favolosa (riportata anche da Gregorio Magno), a Frediano basta tracciare il segno con un rastrello o col suo pastorale, e il Serchio lo segue in direzione del mare. Sembra un tentativo di spiegare il nome del fiume (in latino sarculus è il rastrello): la classica etimologia popolare, perché gli antichi lo chiamavano Auserculus, piccolo Auser (parola etrusca che secondo Svetonio indicherebbe la divinità). 

In altre versioni, Frediano a Roma non ha solo visitato i luoghi santi ma ha anche studiato idraulica: e malgrado prima che lo disturbassero i lucchesi preferisse farsi i fatti suoi su un monte, ora che è vescovo non vede l'ora di mettere le sue competenze a frutto. Sembra la classica pezza messa da un agiografo un po' più attento degli altri ai problemi di coerenza narrativa, ma avrebbe più senso se Frigiano/Frediano non fosse un semplice eremita, bensì il capo di una comunità monastica, magari di regola irlandese, come quelle che Colombano di Bangor stava cominciando a fondare nella parte occidentale del continente. Purtroppo le date non tornano, perché Colombano non avrebbe lasciato l'Irlanda prima del 590, e avrebbe fondato l'abbazia di Bobbio (oggi in provincia di Piacenza) solo nel 614. Siccome però stiamo parlando del sesto secolo, le date vanno prese con le pinze. Non sarebbe l'unico caso in cui l'iniziativa di bonificare la palude sarebbe stata presa da una comunità monastica, il cui leader non necessariamente era un esperto di idraulica, ma in seno alla comunità era più facile trovarne uno: i monaci erano all'avanguardia per quel che riguardava la trasmissione dei saperi, e avevano già cominciato a ricopiare i manoscritti antichi. La nomina a vescovo potrebbe essere persino la conseguenza, e non la causa dell'opera di bonifica: un abate che ti risolve il problema delle piene è decisamente degno del titolo.

Anche l'erezione del duomo sarebbe una sua responsabilità: non solo l'avrebbe progettato, ma anche spostato miracolosamente i blocchi di marmo più pesanti. In effetti di fianco all'altare maggiore c'è ancora un monolite di pietra calcarea di metri 5,22x4,05 detto il Sasso di San Frediano. Vi si legge, in latino: O tu che leggi, chiunque tu sia: sei di pietra se questa pietra non ti muove all'ammirazione e alla venerazione di San Frediano. È un'iscrizione cinquecentesca: fino a quel secolo il Sasso aveva fatto da base all'altare. Frediano insomma è un superuomo, il sunto leggendario dei fatti di un secolo in cui tra tanta distruzione qualcuno comunque aveva ricominciato a costruire qualcosa, ma chi? già a poche generazioni di distanza nessuno riusciva a ricordarlo, e ai bambini che chiedevano non restava che raccontare che boh, sarà stato Frediano. Ma da dove veniva? Eh, da lontano.
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