Non fare il furbo con le leggi di iniziativa popolare, Matteo Renzi

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Ho questa idea, che a Matteo Renzi la democrazia partecipativa non interessi poi molto. Non è il suo genere - lui è un decisionista, uno che ha delle idee e le realizza: ascoltare le proposte degli altri non è nel suo stile. Le uniche riunioni a cui partecipa volentieri sono quelle in cui parla lui. Epperò si è ritrovato a scalare il potere nel periodo in cui tutti parlavano di democrazia partecipativa, e anche lui a un certo punto ha dovuto imparare la canzone e cantarla. A una Leopolda lanciò il Wikiprogramma: ve lo ricordate il Wikiprogramma? No, perché non è mai esistito. Un po' come "la piattaforma" del M5S: per molto tempo sia Renzi che Grillo hanno continuato a dire che avrebbero deciso gli attivisti sul web - senza preoccuparsi di fornire agli attivisti uno strumento. Alla fine Grillo ha mantenuto più di Renzi, il che è tutto dire. Però Renzi ha fatto riscrivere la Costituzione, e non ha senz'altro mancato l'occasione di farci entrare un po' di democrazia partecipativa, vero? Vero?

Lo si è già visto con l'approccio tiepido al referendum abrogativo: l'atteggiamento di Renzi è abbastaza gattopardesco. Si cambia qualche cosa per dare l'impressione che si stia cambiando qualche cosa. Nel caso dell'abrogativo, si ritocca appena appena la soglia del quorum quando si raggiungono le 800mila firme. In compenso avrete sentito dire che ha introdotto altri due strumenti: il referendum propositivo e le leggi di iniziativa popolare - queste ultime in realtà esistevano già, ma ora la Camera sarà obbligata a discuterle, mentre prima a quanto pare le lasciava in un cassetto. Gli avvocati del Sì insistono molto su questa cosa: prima raccogliere firme per presentare una legge in parlamento era fatica sprecata, mentre da qui in poi si cambia, vedrete che roba, discussoni sprint. Lo stesso Violante, in quello che rimane a oggi l'intervento più organico e autorevole in favore del Sì, lo fa presente un paio di volte: finalmente con la riforma il parlamento sarà obbligato a recepire le leggi di iniziativa popolare. Certo, servirà il triplo di firme in più, ma...

Il triplo di firme in più?

Chi è sopravvissuto agli anni Ottanta non ha probabilmente dimenticato uno slogan pubblicitario che ci si è inciso sulla corteccia cerebrale con la pura forza della reiterazione: "colore chiaro, è whisky di malto". Lo abbiamo sentito dire per anni anche se non bevevamo whisky, non avevamo nemmeno intenzione di cominciare, ma a furia di sentirlo ci siamo convinti che il colore chiaro fosse un dettaglio positivo: se è chiaro è malto, oh, lo dice la tv, sarà buono. Non è vero, un whisky chiaro è meno invecchiato, e quindi generalmente meno pregiato. Il pubblicitario in questione aveva deciso di prendere di petto uno dei difetti del suo prodotto, e trasformarlo in una bandiera: il mio whisky è buono perché è chiaro, e se ve lo dico tutte le sere, anche voi prima o poi ve ne convincerete. Tuttora qualche dubbio mi è rimasto.

Allora: si può discutere se le leggi di iniziativa popolare vadano incentivate o no. Ma il fatto che Renzi e Violante e altri vadano in giro a dire che grazie a questa riforma finalmente avremo leggi di iniziativa popolare è pura propaganda, delle più sfacciate: colore chiaro, sarà un buon whisky di malto. È vero l'esatto contrario: il tetto di firme necessarie a presentare una legge di iniziativa popolare alle camere sale a 150.000: il triplo di quante sono necessarie oggi. È giusto? È sbagliato? Se ne può parlare. Ma non ne state parlando. State cercando di convincerci che per avere più leggi di iniziativa popolare bisogna rendere più difficile raccogliere firme per presentarle. La guerra è pace, la libertà è schiavitù, la democrazia partecipativa è più facile se devi raccogliere tre firme invece che una.

Certo, una logica c'è: se ci sono meno iniziative di legge da presentare, quelle poche iniziative il parlamento le tratterà seriamente. Lo dice Violante: perché non fidarsi? Lo dice Renzi: perché non rasserenarsi?

Perché non c'è nessuna garanzia. Il nuovo articolo 71 recita, semplicemente: La discussione e la deliberazione conclusiva sulle proposte di legge d’iniziativa popolare sono garantite nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari.

Tutto qui. Tre righe in cui si rimanda a un regolamento parlamentare che garantirà la discussione delle proposte di iniziativa popolare. Ovviamente il regolamento deve ancora essere scritto: prima bisogna mettere una crocetta sulla scheda, lì in basso dove sta scritto "SI". E anche stavolta tocca fidarsi. L'Italicum? Sì, faceva schifo, ma dopo lo cambiamo. Le iniziative popolari? Importantissime, importantissime, metti la crocetta e poi ce ne preoccupiamo.

Vedrete che alla Camera scriveranno un regolamento dove ogni legge di iniziativa popolare sarà portata in palmo di mano: coccolata, vezzeggiata. La faranno passare prima delle altre leggi, vedrete. Anche la Finanziaria dovrà accostare a destra quando passa la vostra Proposta di Legge di Iniziativa Popolare - con 150.000 firme, ma vuoi mettere?

Ah, e poi naturalmente l'abbatteranno senza pietà. Certo, che vi aspettavate, mica sono obbligati ad approvarla. Dicono soltanto che promettono di discuterne in fretta. E si fa prestissimo a segare una proposta di legge. Onorevoli, pronti? Uno, due, tre, premete il pulsante. Fatto.

Chi ci ha provato lo sa (io ci ho provato). Le iniziative popolari non servono a cambiare la legislazione: soprattutto quando vengono inviate a un parlamento apertamente ostile. Al massimo possono servire ad attirare l'attenzione mediatica su un argomento. Non ci legalizzi le droghe leggere - per fare un esempio - con un'iniziativa popolare da 150.000 firme: ed è giusto così, il parlamento rappresenta il Paese tutto, 35 milioni di elettori e più: perché dovrebbe darti la precedenza? Dietro c'è un'idea di democrazia partecipativa molto ingenua, a cui Renzi non smette di strizzare l'occhio: ma è peggio di un bluff. Dicono che sarà più facile presentare iniziative di legge, e triplicano il numero di firme necessarie. Dicono che però ne discuteranno più in fretta, in base a un regolamento che riscriveranno.

Non è tanto l'argomento in sé, perché davvero: le iniziative di legge popolare sono uno strumento poco incisivo, che al massimo serve a ottenere un po' di visibilità. Ma è questo atteggiamento da vecchi imbonitori che mi lascia indispettito. Non mi piace quando qualcuno prova a fregarmi. Magari ha ottimi motivi per farlo, magari deve portare a casa la pagnotta anche lui. Ma mi sta offendendo, è convinto che io sia un cretino. Non è tanto per l'autostima, ma è fondamentale che lui e gli altri sappiano che non sono un cretino, e quindi voto no.

(Gli altri motivi:
1. Non si riscrive la carta costituzionale col martello pneumatico.
2. Non si usa una brutta legge elettorale come moneta di scambio.
3. Non mi piacciono le riforme semipresidenziali.
4. Meglio un Renzi sconfitto oggi che un Renzi sconfitto domani
5. Mandare 21 sindaci al senato è una stronzata pazzesca
6. Mandare sindaci al senato è davvero una stronzata pazzesca.
7. Nel nuovo Senato alcune Regioni saranno super-rappresentate, ai danni di altre
8. Si poteva scrivere meglio, ma non hanno voluto.
9. Di leggi ne scriviamo già troppe: non abbiamo bisogno di scriverne di più e più in fretta, ma di farle rispettare
10. Il numero di firme necessarie per richiedere un referendum abrogativo va aumentato e basta
11. Non è vero che sarà più facile approvare leggi di iniziativa popolare, non fate i furbi, su).
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