non è un pranzo di gala, ma quasi

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Dipingere chiese vuote

Adesso sono a Rotterdam, in un albergo a 4 stelle che su booking.com non costava quasi nulla, e questa mi sembra che sia la risposta migliore sia per Pierangelo Buttafuoco che per Elton John.
Sì, perché rileggendo Mantellini ho scoperto che se fosse per il grande pianista e la giovane promessa del giornalismo italiano internet si potrebbe anche chiudere domani, ed effettivamente non fa una grinza. Perché se domani e dopodomani internet resta aperta, non solo nessuno sentirà più la discutibile esigenza di comprarsi il Foglio o l’ennesimo Greatest Hits, ma va a finire che in vacanza Elton o Buttafuoco si ritrovano nello stesso albergo dove sto io, pagando il triplo; e tutto perché non riescono a usare nemmeno un sito come booking com, che non è neanche internet 2.0, al limite sarà 1.5 o boh, non è che me ne intenda tanto neanche io. Posso capire la loro stizza. Però non c’è niente da fare.

Basta chiudere gli occhi e immaginare: dove sarei io, oggi, senza internet? In coda sull'adriatica, presumibilmente.

Questo non è un pezzo in difesa di internet o dei blog, non c’è più niente da difendere. Non c’è neanche da dire “abbiamo vinto”, perché in effetti non c’era niente da vincere, nemmeno una bambolina. C’è stata una rivoluzione e c’eravamo noi, fine. Magari ve l’aspettavate più drammatica, la rivoluzione. O più divertente. Ma le rivoluzioni sono fenomeni imprevisti, per definizione. Non sai mai cosa potrà accadere, finché accade.

Il modo migliore di entrare in Olanda è passare dal Belgio, una vera anticamera. A un certo punto non sono più francesi, ma continuano a parlare francese e a decorare le chiese. A Gand smettono di parlare francese, ma hanno ancora chiese molto decorate. A Breda cominciano a farti pagare il biglietto, poi quando entri ti viene da chiedere i soldi indietro, perché non c’è niente! I protestanti hanno dato il bianco su tutto, maledetti! Il custode stringe le spalle: “Questo non è un edificio di culto, è un museo. La chiesa cattolica è in un altro quartiere”.

In Francia nel 1789 decapitarono le statue. Non esistevano più Santi, non esistevano più eroi, basta: rivoluzione. Potete immaginare qualcosa di più rivoluzionario di segar via la testa alla statua di un Santo che è rimasto lì per mille anni? Ma in Olanda c’erano arrivati già nel Cinquecento: via tutte le immagini dalle chiese, e impariamo a leggere. La cosa interessante è che i pittori a quel punto si convertirono tutti al mercato laico, buttandosi sul realismo più sfrenato, e fecero il botto. È curioso perché con l’Islam, che era ugualmente iconoclasta, non successe la stessa cosa. Lì invece i pittori si diedero all’astrattismo, e divennero decoratori e inventori di geometrie incredibilmente raffinate. Per dire che nessuno sa, esattamente, dove può portare una rivoluzione. Lo stesso comandamento (“Non ti farai effigi del tuo Dio!”) può portare un artista islamico a dipingere solo arabeschi e un artista fiammingo a dipingere quarti di bue.

La Riforma l’ha fatta Gutenberg. Se possiamo stampare Bibbie a ripetizione, se diamo una Bibbia a tutti i contadini, non avranno più bisogno di venire in chiesa a imparare la Genesi sui muri, è chiaro? Ma non è la fine della pittura, anzi, il contadino che studia l’alfabeto e legge la Bibbia prima o poi metterà da parte qualche soldo per appendere un quadro al muro. Nel quadro cosa vorrà vedere? Un quarto di bue, un paesaggio, un ritratto di papà, oppure anche l’interno della chiesa più grande della città. Ecco, questo è curioso: una specialità dei pittori fiamminghi, dopo la Riforma, erano gli interni delle chiese. Interni vuoti, perché le chiese non avevano più immagini. Invece la chiesa vuota, la chiesa bianca, era un’immagine apprezzata. Le rivoluzioni non cancellano necessariamente il passato, ma lo pervertono. Lo trasformano in qualcosa di diverso. Un secondo dopo la rivoluzione la chiesa non è già più chiesa, è solo un museo. Così strano, così inutile, così bello da vedere. Lo si può dire anche di Buttafuoco, presumo.

Sono per la calma e mi piacciono gli odori, i sapori, vedere e toccare quel che mi serve. Tutte queste diavolerie impoveriscono i sensi.

Io non dico che Buttafuoco scomparirà, lui e il suo giornalino piuttosto inutile. Buttafuoco è già qualcosa di diverso da quello che si crede d’essere (un giornalista). Se al giorno d’oggi qualcuno ha bisogno veramente di un’informazione, Buttafuoco è nell’ultimo posto dove la cercherà. Il giornalino in cui scrive è già un post-giornalino, che cerca di fare qualcosa d’altro perché al ritmo dell’informazione, sui giornali, non si riesce più a fare. Si fa opinione. Come a dire: si fa concorrenza ai blogger. Senza avere gli alibi dei blogger, la leggerezza dei blogger, e allo stesso tempo la ferrea dinamica dei blogger che si controllano a vicenda. Può funzionare? Può funzionare in qualche provincia remota e dimenticata dalla rivoluzione, come il centro Italia.

Nel resto del mondo l’informazione viaggia su internet, i giornalisti di opinione si trasformano in blogger senza grandi patemi, e Buttafuoco resta appeso al bianco muro di Google, come ritratto di giornalista quaquaraquà che nel 2007 sosteneva di consultare solo “archivi cartacei dei giornali”. Seh, come no. Mi sembra di vederlo, Pierangelo, che si stira al mattino con calma, sella il mulo, attacca il biroccio, e si reca in città per consultare l'archivio cartaceo del quotidiano. Mi sembra di sentire i rumori (cloppete cloppete), gli odori (ah, quegli stronzi di mulo calpestati di fresco), i sapori. Che odori, che sapori, che cosa pittoresca è l'Italia, vista da Rotterdam.
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