La terza Maria
24-04-2025, 01:15santiPermalinkNiccolò dell'Arco, Compianto del Cristo Morto Di Stefano Maioli - Opera propria, CC BY-SA 4.0 |
Maria di Cleofa mi fa girare la testa, ogni volta che provo a raccapezzarmici. Forse era la zia di Gesù, forse la cognata, forse entrambe le cose? E come poteva essere madre di eventuali fratelli di Cristo, senza essere la madre del Cristo medesimo? Sono quei classici problemi che nell'antichità coinvolgevano chi cercava di recuperare un minimo di coerenza nei miti greci (in particolare nei rapporti di parentela tra gli Dei), un affanno simile a quello che oggi patiscono quelli che pretendono che funzioni la continuity nei fumetti dei supereroi.
Nei vangeli la situazione è più circoscritta: a compatire Gesù sotto la croce c'è un gruppo di donne, un dettaglio che da subito sembrò verosimile ma forse anche consono a una sensibilità greco-romana in cui il cristianesimo fu immediatamente trapiantato: non si dà tragedia senza coro. E il coro dev'essere un personaggio collettivo, per cui ha persino un senso che queste donne non abbiano un nome o ne condividano uno che al tempo, ci informano gli archeologi, era davvero diffusissimo, benché nella Bibbia fino a quel momento solo la sorella di Mosè si chiamasse così: una donna su quattro si chiamava Maria, stando alle iscrizioni funerarie. Per cui non è così improbabile che due o tre donne ai piedi della croce si chiamassero Maria. Una sarebbe la madre di Gesù; un'altra è Maria di Magdala, che a sua volta racchiude altri personaggi: la peccatrice che aveva unto Gesù, l'invasata da cui lo stesso Gesù aveva scacciato ben sette demoni, la sorella di Marta e di Lazzaro. C'è poi, ai piedi della croce, una terza Maria, sulla quale gli evangelisti non riescono a mettersi d'accordo: Luca, che di solito è il più completista, si limita a definirla "di Giacomo". Per Marco e Matteo è la madre di Giacomo e Giuseppe, che quindi sono fratelli; Matteo definisce Giacomo "il minore" per distinguerlo dall'altro apostolo che porta lo stesso nome. In tutti i sinottici Giacomo il minore viene chiamato anche Giacomo d'Alfeo. In Matteo, poi, "Giacomo e Giuseppe" sono i primi nomi di una lista di fratelli di Gesù nominati dalla folla. ("Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?") Questa circostanza ha portato molti lettori a identificare Giacomo il minore con il Giacomo che San Paolo nella lettera ai Galati definisce "fratello del Signore", leader della comunità cristiano-ebraica di Gerusalemme. Ora, se si accetta l'idea che Gesù possa avere avuto fratelli di sangue (e alcune confessioni protestanti la accettano), Maria di Cleofa non potrebbe che essere la stessa Maria di Nazareth: e allora perché gli evangelisti nominerebbero due Marie diverse? Per i cattolici l'idea è da escludere: la madre di Dio sarebbe rimasta vergine anche dopo la nascita di Gesù. La presenza di entrambe le Marie davanti alla croce esclude anche la possibilità che Gesù avesse dei fratellastri, perché per sposare una delle due Giuseppe avrebbe dovuto rimanere vedovo dell'altra.
Un'altra ipotesi, molto apprezzata dai cattolici, è che "fratelli" (adelphoi nell'originale greco) significhi "cugini": nel qual caso le due Marie potrebbero essere sorelle, e complimenti ai genitori per la fantasia. Qui interviene il quarto evangelista, quello che scrive per ultimo e che forse voleva proprio chiarire la questione: senonché finisce per confonderla ancor di più. Giovanni scrive che "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre Maria di Cleofa e Maria di Magdala". Viene per la prima volta nominata una "Maria di Cleofa" (una variante di Alfeo?), un nome che fin qui era associato soltanto al discepolo che secondo Luca aveva riconosciuto Gesù a Emmaus. A parte questo, è da duemila anni che ci chiediamo se Giovanni abbia elencato tre donne o addirittura quattro. A quel tempo, si sa, non si mettevano le virgole, per cui sta a noi decidere se "la sorella di sua madre" e "Maria di Cleofa" siano una persona soltanto o addirittura due. Alcuni storici trovano inverosimile che due sorelle si chiamino entrambe "Maria" – io per contro insegno alle medie e mi è capitato di avere sorelle che si chiamavano Miriam e Meriem, per cui non trovo più inverosimile nulla. Tra l'altro Giovanni, che pure sostiene di essere l'apostolo più vicino alla madre di Gesù, non la chiama mai per nome. Un'altra ipotesi è che "sorella" qui significhi "cognata", e perché no? Maria di Cleofa potrebbe essere sorella di Giuseppe il falegname e moglie di Alfeo/Cleofa o viceversa: a quel punto gli apostoli Giacomo e Giuseppe sarebbero davvero cugini di Gesù.
Una cosa interessante di questa tortuosa ricostruzione, è che è del tutto irrilevante da un punto di vista dottrinale. Lo chiarisce Gesù stesso, in un passo riportato dai tre sinottici: quando gli dicono che sono venuti a trovarlo sua madre e i suoi fratelli, lui risponde platealmente che "sua madre" e i "suoi fratelli" sono i suoi discepoli, e "chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio" (Matteo 12,50). Che sia zia, cognata o semplice conoscente, Maria è una delle donne che il terzo giorno dopo la deposizione vanno a visitare la tomba di Gesù (secondo Marco intendevano imbalsamarlo), ma trovano la tomba vuota. Un angelo le avvisa che il Salvatore è risorto. Corrono ad avvertire gli apostoli, i quali almeno secondo Luca restano piuttosto increduli. Lo stesso Paolo, quando raccontava la resurrezione, preferiva omettere il dettaglio della prima apparizione alle pie donne: probabilmente temeva che le testimonianze femminili non fossero abbastanza credibili. Matteo e Luca, viceversa, sembrano dare una certa importanza al fatto che le prime a essere informate della resurrezione siano le donne. È uno dei tanti indizi che ci suggeriscono che Paolo e i sinottici si rivolgessero a pubblici diversi, con sensibilità diverse.
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