Un figurante nano o un Gramellini, che trasmettano tenerezza

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Chissà se ieri il buon Gramellini non avrebbe preferito scrivere il suo Buongiorno su quella richiesta "di un figurante «nano o con altra disabilità che trasmetta tenerezza»" maldestramente pubblicata da una professionista di un'agenzia di casting. Storia buffa, ma anche significativa, ma anche innocua, e quindi, insomma, perfetta per un Buongiorno. Peccato che ieri sera fosse ormai scotta, dopo aver sobbollito in Rete per tutta la giornata. E quindi Grame che fa? Che gli resta da fare? Se la prende con la Rete. In sostanza dice: la smettete di ergervi a giudici? Sottointeso: mi rubate il mestiere.
Aizzata dalle urla dei giustizieri, una folla di persone largamente imperfette si erge a giudice dell’imputato esposto al pubblico ludibrio, accusandolo di non essere perfetto. Difendersi è impossibile e le voci sottili della riflessione sono ridotte al silenzio dall’arroganza di chi cavalca l’opinione tranciante. La sentenza è immediatamente esecutiva: il plotone di esecuzione formato da milioni di tastiere reclama un capro espiatorio, il cui sacrificio placherà la furia popolare fino all’indignazione successiva. Come ogni altra massa anonima, anche la Rete non conosce pietà. E non trasmette tenerezza.
Il grosso guaio della Rete, per come la descrive Gramellini, è che lo rende superfluo. Lui sì che avrebbe saputo esporre l'addetta al casting al pubblico ludibrio con la giusta dose di pietà, quella che meritano i professionisti che sbagliano e non, ad esempio, i detenuti rumeni in gita al mare. Lui sì che avrebbe saputo indirizzare il plotone d'esecuzione senza arroganza, placare la furia popolare con un buffetto. Ma la Rete ormai è troppo veloce, troppo assetata di sangue, scalpita e non si riesce quasi più a cavalcare. Dov'è finita la tenerezza, si domanda l'opinionista. Non trasmettete più tenerezza, senza uno come me a spalmare professionalmente un po' di tenerezza, vi si vede per le belve che siete. In sostanza si sta proponendo nel ruolo di nano.
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