La falsa e vera Gioconda

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Patrizio è l'ultimo allievo di un grande critico d'arte, che in lui vedeva un occhio sopraffino, ma anche una lingua pericolosa. In effetti è alle pezze, nessuno gli commissiona più expertise perché ha il vizio di dire la verità cruda, senza neanche condimenti ("commendatore, questo non è un De Chierico, questo sta a De Chirico come lei a Belen Rodriguez"). Un giorno una lettera anonima lo avvisa di recarsi in un villino diroccato sul Lago Maggiore, dove troverà "il quadro più famoso di tutti i tempi", nientemeno. Patrizio non ha niente di meglio da fare. L'anziana proprietaria del villino non lo stava aspettando, ma gli serve un tè volentieri; appena capisce di trovarsi davanti a uno specialista, lo scaraventa in un corridoio pieno di croste inguardabili. Va bene, pensa Patrizio, mi hanno fatto uno scherzo, ben mi sta. Mentre cerca di prendere congedo dalla signora, quasi non si accorge di fissare la riproduzione ingiallita della Gioconda che sta appesa in corridoio. Riproduzione notevole, peraltro. Da lontano gli era sembrata una litografia, ma il riflesso della luce la rivelava opera di un buon falsario.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone).

Quella notte si sveglia di soprassalto, madido. Si rende conto di aver visto qualcosa che non può assolutamente stare nella riproduzione ingiallita di una Gioconda, ad es. la balaustra sui due lati, o le sopracciglia. Nessun falsario mette la balaustra in una Gioconda, non da un secolo in qua. Benché sia ben visibile in versioni più antiche, nel Novecento tutti si basano sulla Gioconda del Louvre, che la balaustra non ce l'ha. E non ha nemmeno le sopracciglia. E la pennellata. Quella pennellata. Come minimo ha trovato una copia d'autore di qualche secolo fa. Ma quella pennellata. Patrizio non può impedirsi di concepire un'idea folle: in casa di quella signora c'è la Gioconda più vera di tutte, quella sottratta al Louvre nel 1911.

In effetti, la storia di Vincenzo Peruggia non lo ha mai convinto. Mentre lavorava a un cantiere nel museo, era uscito dal Louvre con la tela sottobraccio, e per due anni era sparito. Poi si era fatto pescare come un minchione mentre la offriva per cinquecentomila lire al direttore degli Uffizi. E se in quei due anni Peruggia avesse fatto uno scambio con qualche collezionista? La Gioconda originale, con la balaustra e le sopracciglia, contro quella esposta al Louvre, e poi diventata iconica. Se oggi la consideriamo l'unica Gioconda vera, è perché l'abbiamo vista riprodotta dappertutto: ma sappiamo che Leonardo ne dipinse più d'una (anche una versione young adult), e che nel corso dei secoli varie copie d'autore furono scambiate per l'originale. Patrizio decide di indagare. Ricorda che a un certo punto nel XVIII secolo la Gioconda custodita a Parigi era stata messa via, non era più considerata quella originale. Perché? Ne era stata trovata una copia migliore? Nel frattempo, tutta una serie di riflessioni su cos'è la Gioconda, perché la gente fa la fila per vederla anche se può vederla dappertutto, perché Leonardo decise di portarla con sé e farla invecchiare, la Gioconda di Duchamp e quella di Warhol, cos'è il falso e l'autentico ecc. ecc. Se vende un decimo di Dan Brown, mi sistemo. Se pensi anche tu che ci sia del potenziale - e sulla Gioconda del Louvre hai qualche dubbio puoi votare per La falsa e vera Giocondache oggi se la gioca contro Il chiar di Luna non passerà. Potete cliccare sul tasto Mi Piace di Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo vi è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.
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