Tota nostra est

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Giusto per rispondere alla domanda: una satira di destra è possibile? Altroché se è possibile. Una satira conservatrice, anzi proprio reazionaria, regressiva, istintiva, sempre pronta ad attingere dal sostrato arcaico della civiltà, dalle superstizioni e dalla scaramanzia; una satira di cattivo gusto (ma non lo dovrebbe essere sempre?), senza pudore (e perché dovrebbe averne?), ci sarà sempre. Avrebbe più senso domandarsi perché per tanti anni ce la siamo immaginata diversa.

C'è stato forse un equivoco, un'infiltrazione, un tentativo di usare caricature becere e scatologia prima per fare eversione (il Male), poi addirittura per scopo didattico (Cuore). Ma anche nel momento in cui sembrava che la satira dovesse creare una nuova consapevolezza in un nuovo ceto medio riflessivo, che saltava le pagine degli editoriali e andava a pescare l'inserto con le vignette, c'era sempre in prima pagina un Forattini a ricordarci che alla fine si tratta di disegnare pisellini e chiappe chiare. La satira è così, ed è tutta roba nostra, non ha molto senso aspettarsela migliore; forse migliorando un po' il mondo, ma rassegnamoci al fatto che ci sarà sempre chi guarda il peggio, chi fa le caricature e ci ride su.

Ci sarà sempre un giornale come Libero, che con falsa modestia afferma di non voler "fare concorrenza al Vernacoliere". Ah no? Siamo un Paese libero, anche di dire Cacca Tette Sfiga, e meno male, e non sarebbe un problema vedere quelle brutte caricature in edicola, tra le ristampe vintage del Tromba e i calendari di Mussolini. Il problema semmai è vedere chi esce dall'edicola con Libero sottobraccio - almeno lo nascondesse nella Gazzetta dello Sport, no: lo sfoggiano. Non sono gli scemi del villaggio, né i vecchi fascistacci già renitenti alla leva. Sono, ancora oggi, professionisti: hanno negozi, hanno aziende, hanno studi, e ci arrivano ogni mattina con quella schifezza sotto braccio: e non se ne vergognano. Qui c'è l'unico vero equivoco che non abbiamo ancora pagato abbastanza. Sono convinti di avere sottobraccio un giornale serio.


"Come un giornale serio? Con quelle caricature in prima pagina? Col faccione di Belpietro che ammicca, ma non è un comico anche lui? Lo vedo sempre a Ballarò con Crozza..."
"Guarda, lo so, anch'io all'inizio non ci volevo credere, però c'è una vasta fetta della popolazione convinta che Crozza sia un comico e Belpietro un giornalista serio".

Come si sia arrivati a quel regime di  deprivazione sensoriale per cui Belpietro titolando "Monti porta sfiga" può essere scambiato per un giornalista di opinione, è difficile spiegarlo. In fondo è lo stesso equivoco per cui Emilio Fede ha potuto condurre per anni un programma satirico che si fregiava della denominazione di "telegiornale", e nessuno sembrava avesse da ridire; e si faceva brutta figura a quei tempi a urlare: ehi, ma è sofisticazione, è frode, guardate che un sacco di gente ci crede; non scherzano, pensano di guardare un vero "telegiornale", sono convinti di informarsi. Però il tg4 era almeno roba da pensionati. Libero no, Libero è un rutto di carta e per carità non ci sarebbe nulla di male, viva i rutti in libertà... ma poi lo vedi bello spiegato sulla scrivania del tuo commercialista e pensi Dio Mio, questo appena mi volto col mio Modello Unico ci fa l'aeroplanino. Nel migliore dei casi.

C'è poi stato l'incontro, funesto per le sorti della nostra classe dirigente, tra una manica di scribacchini mediocri e l'aggettivo "scorretto", che a un certo punto è diventato un must, dovevano tutti per forza fare qualcosa di scorretto e vantarsene con gli amici. Questo successe più o meno a inizio novanta tra la moda dei puttantur e quella della rucola sulla pizza, ma c'è gente che ci è rimasta di brutto. Ancora oggi a Libero, se truccano Monti da jellatore, sono convinti (sul serio) di fare "brillante giornalismo politicamente scorretto", dove sul serio mi piacerebbe andare lì col dizionario: Belpietro, mediocre buffone che giusto la spalla di Crozza meriti di fare, ma gratis: leggi un attimo cosa vuol dire "giornalismo". Leggi cosa vuol dire "brillante". Leggi cosa vuol dire "politicamente".
"Non c'è".
"Perché è un avverbio".
"Censura!"
"Ma no..."
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