Ma ci sarà un correttore a Torino

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Oggi apro Twitter e leggo questa cosa:
Non do peso alla faccina e prendo l'insigne giornalista seriamente: vado subito a vedere di che cosa si tratti. Mi immagino chissà quali orrori. Trovo in effetti una cosa piuttosto involuta e orrenda, salvo che l'ha scritta il giornalista stesso. Penso a uno scherzo; cioè, già è difficile immaginare che l'abbiano pubblicato così: ma che l'abbiano usato come esempio di articolo di giornale in un esame di Stato... o forse l'Esame consisteva nel prendere l'articolo e renderlo leggibile, comprensibile, sensato.

Oggi apro Twitter, leggo un pezzo su Facebook tempestato di goffaggini e imprecisioni, e decido di reagire. Non ho intenzione di aprire un dibattito con l'insigne giornalista, il quale anzi dovrebbe essere per primo arrabbiato per come l'articolo è andato in stampa. Magari l'ha dettato per telefono; oppure ha mandato una mail; in ogni caso non è lui il problema. Il problema è la cinghia di trasmissione tra le cose un po' imprecise che un giornalista stimato può permettersi di buttar giù in modo approssimativo e l'articolo che il lettore pagante dovrebbe leggere il mattino dopo. Questo pezzo è rivolto alla redazione: per favore, fate un po' di fact checking. Un minimo. Prendete uno stagista, dategli in mano un notebook - oppure ditegli di portarselo da casa. Non è un lavoro difficilissimo: si tratta di verificare con un po' di pazienza quando compia gli anni Zuckerberg, quanto effettivamente fatturi Facebook: cose così. E soprattutto questo pezzo è rivolto al correttore di bozze, se ancora esiste: per favore, fa' qualcosa. Tu sei importante. Se non conosci tu la punteggiatura, fidati, non la conosce più nessuno. Sei l'ultimo argine tra la lingua italiana e, come si dice adesso? la barbaria, ecco: dopo di te la barbaria.

Un ultimo metro di mani avanti: purtroppo è più facile notare gli errori degli altri che i propri. Non è solo un modo di dire: è davvero così, ed è una verità orribile che mi attende al varco tutti i giorni. Su questo blog io faccio un sacco di errori. Le notti soprattutto. Davvero tanti, e molti imperdonabili. Però. Però io non sono una firma prestigiosa che scrive sulla Stampa, e se lo fossi mi preoccuperei che qualcuno leggesse i miei pezzi e mettesse in ordine la punteggiatura prima di andare in stampa. Me ne preoccuperei tantissimo. E se un mio pezzo uscisse particolarmente brutto, e finisse in un Esame di Stato, me ne vergognerei.

Facebook, la piazza del paese virtuale che fa incontrare il Pianeta

La Rete “social” nata a febbraio 2004 oggi ha 1 miliardo e 250 milioni di utenti


Il 4 febbraio 2004, quando lo studente di Harvard in T-shirt e jeans sdruciti Mark Zuckerberg, 20 anni, lancia la start up «Facebook», non esistono in azienda composta da cinque amici, «charts», grafici per studiare i segmenti di mercato in cui la crescita è maggiore.

Il primo paragrafo è fondamentale non solo per i contenuti che deve passare (ovviamente non possono starci tutti), ma per il rapporto che instaurerà col lettore. È la prima impressione: quella che ha tanto peso nel giudizio che tendiamo a dare alle persone. Nel primo paragrafo devi dire cose interessanti, ma devi anche presentarti. La persona che si presenta in questo paragrafo ti sta dicendo: Ciao, ho tantissime cose da dirti che non ci stanno in una frase sola, e purtroppo non so come funzioni questa cosa di combinare due frasi insieme. La... come si chiama... la sintassi, ecco: la sintassi italiana. Non è roba per me. Qualsiasi cosa voglia dire non esistono in azienda composta da cinque amici, «charts», grafici per studiare i segmenti di mercato in cui la crescita è maggiore, non lo sta dicendo in italiano.

Almeno le informazioni sono precise? Beh, no. Zuckerberg compie gli anni in maggio, quindi il 4 febbraio 2004 ne aveva 19. Come sanno tutti quelli che hanno visto il film (e sono tanti) "Facebook" all'inizio si chiamava "The Facebook", ma questa è una curiosità. L'ha fondata con quattro "amici"? È quantomeno discutibile. Il paragrafo non ha molto senso: all'inizio The Facebook era rivolto esclusivamente a una precisa comunità di studenti universitari, quindi ovviamente non esistevano "charts": non servivano, il segmento era uno solo. A proposito: perché usare l'inglese "charts" se hai paura che il lettore non capisca e devi appesantire la frase di un'estesa traduzione in italiano? Perché l'italiano ti dà fastidio. Esatto. Nel primo paragrafo tu spieghi una parola inglese perché nei successivi la userai. Stai cercando di spostare i tuoi lettori dall'italiano all'inglese, perché in inglese ti senti più a tuo agio.

Arrivano poi, con gli investitori, il successo, le invidie, il film e il primo articolo del New York Times, 26 maggio 2005, stupefatto che il ragazzo Zuckerberg abbia persuaso il finanziere Jim Breyer di Silicon Valley a investire 13 milioni nella sua idea, che ha coinvolto in un solo anno due milioni e ottocentomila studenti, sparsi per 800 campus universitari d’America. 

Ancora sintassi involuta. Vi invito a cercare il soggetto di "stupefatto". Potrebbe essere il New York Times o "l'articolo". Un articolo stupefatto? Mah. La proposizione principale, "arrivano le invidie" eccetera, sta all'inizio: tutto il resto è una serie di proposizioni relative a cascata che ci travolge con qualche virgola qua e là.

Ottimo investimento, oggi gli utenti sono un miliardo e 250 milioni, la nazione Facebook domina il Pianeta.

Finalmente una frase breve - anche se in realtà sono tre frasi giustapposte tramite due virgole un po' goffe. "Ottimo investimento" è un'affermazione un po' incauta; magari poteva essere l'occasione di notare che il modello di business di Facebook non è ancora chiaro, e che le fluttuazioni del titolo in borsa sono probabilmente più causate dalla speculazione che dall'effettivo successo della piattaforma. In ogni caso, anche se esistesse una "nazione Facebook", con 1.250.000.000 utenti non dominerebbe il pianeta: i cinesi sono di più. Va bene, è solo un modo di dire; andiamo avanti.


Dieci anni or sono - se quelle «charts» ci fossero state e non c’erano - la crescita era tra i giovani, un milione di blue jeans a cercare amicizie online negli Usa.

Cioè? La crescita era tra i giovani solo se le "charts" ci fossero state? E quindi, siccome non c'erano, la crescita non era tra i giovani (con i blue jeans)? Per fortuna sappiamo tutti la storia (all'inizio si entrava solo con la matricola dell'università), perché qui è incomprensibile. C'è un finto periodo ipotetico che in realtà è un inciso. Tre flessioni del verbo essere in mezza riga sono abbastanza brutte a vedersi.

Oggi Facebook cresce con più velocità tra i cittadini con oltre 65 anni (Cgil pensionati svolge programmi di alfabetizzazione digitale tra gli iscritti) e il Paese boom 2014 sarà la Turchia.

Un paio d'affermazioni senza fonte. L'inciso sulla Cgil è un po' fuorviante (meglio mettere la P maiuscola, così il lettore frettoloso capisce al volo che "Pensionati" fa parte del nome dell'organizzazione. In realtà si chiama SPI, ma anch'io avrei scritto Cgil Pensionati: si capisce meglio). Voglio sperare che i programmi di alfabetizzazione della Cgil riguardino l'uso di computer o tablet, la navigazione su internet, e magari anche i social network; ma quel che capisce il lettore frettoloso è che la Cgil insegni ai pensionati a usare facebook.

La Borsa è stata raggiunta, a singhiozzo, nel 2012, tra i dubbi degli analisti sull’arrivo della pubblicità e su una certa disaffezione degli adolescenti. Vola per qualche tempo il mito «Facebook va male tra i ragazzi», «i teenagers prediligono Snapchat», messaggini che scompaiono da soli, beffando Nsa e Snowden in futuro.

Raggiungere a singhiozzo. Chissà cosa vorrà dire ma vabbe', almeno non è la solita frase fatta. C'è un mito che vola ed è costituito da due virgolettati (chi si sta citando?) e da "messaggini che scompaiono da soli, beffando Nsa e Snowden in futuro". Il lettore deve sapere cos'è la Nsa e chi è Snowden, e magari aver sentito parlare della storia dei "messaggini che scompaiono da soli". Oppure no, visto che questi messaggini befferanno la Nsa e Snowden "in futuro". (Forse intendeva "in seguito", chi lo sa).

Un sondaggio Pew Center cancella i timori del social media, i ragazzini non lasciano Facebook (c’è stata una scherzosa polemica con l’Università di Princeton, su chi per primo chiuderà i battenti per assenza di giovani, il campus o Facebook).  

Tra "social media" e "i ragazzini" ci volevano due punti. La virgola si può usare in tante occasioni, forse troppe; ma lì no. Meglio non usarla per seperare due proposizioni a tutti gli effetti indipendenti tra loro (hanno soggetti e predicati diversi). Probabilmente la seconda è una proposizione coordinata esplicativa; per capirlo basta sostituire a quella virgola "infatti". Ecco: dove può esserci "infatti", è meglio mettere i due punti. Non la virgola. La virgola non spiega, è solo una pausa breve; suggerisce l'affanno di chi legge alla svelta e non riesce bene a capire, e di chi scrive alla svelta e non riesce bene a spiegarsi.


I liceali vanno modificando le proprie abitudini. Possono o no essere su Facebook, ma restano sempre linkati.

Cosa significa? Davvero, io non lo so.

Dieci anni fa nessuno dei pionieri di Zuckerberg raggiungeva la comunità via smartphone, i cellulari del tempo non davano accesso al web.

Dieci anni fa nessuno consultava The Facebook dallo smartphone per un validissimo motivo che tutti dovremmo ricordare, ovvero non esistevano ancora gli smartphone. Siamo all'umorismo involontario. Nel Settecento nessuno usava il miscelatore per farsi la doccia. Puzzoni maledetti! In compenso la seconda affermazione ("i cellulari del tempo non davano accesso al web") è platealmente sbagliata - ci riusciva persino il mio povero nokia coi tasti in membrana. Ci riusciva un sacco di gente che dovrebbe comprare la Stampa per leggere un pezzo così e scoprire che si ricorda le cose meglio dell'autore.

Nota come le due affermazioni (una comica e l'altra falsa) siano legate da una virgola; eppure sono due proposizioni indipendenti. Al limite la seconda è una coordinata esplicativa, proprio come nell'esempio più sopra. Non so se l'autore del pezzo sia convinto che la virgola significhi "infatti"; mi dispiace che anche il correttore sia della stessa idea.


Oggi 945 milioni di utenti, per lo più giovani, agganciano Facebook via telefonini lontani dall’idea di Bell e Meucci di comunicare con i suoni, e sempre più edicole, biblioteche, discoteche, Borse, cineteche, stadi, musei, fori politici e mercati pornografici tascabili. 

Telefonini lontani dall'idea di Bell e Meucci. Bello. Senza ironia, sul serio, bello questo crescendo zucconiano di edicole, biblioteche, discoteche e bordelli. E qui le virgole ci vogliono. Proprio per questo è meglio economizzarle: così quando ti servono risultano meno banali di quanto non siano. Quindi io tra "suoni" ed "e sempre" avrei messo un punto e virgola e avrei tolto la "e".

Facebook fattura sei miliardi di euro, ma la ragione per cui Mister Breyer mise i primi, cruciali, 13 milioni di dollari, spiega tutto il successo, conta la cultura:

Non so quale sia la fonte dei sei miliardi di euro (qui ci sono tanti numeri ma sei miliardi no). Prendo la notizia per buona. La frase non è corretta. La "ragione" che "spiega tutto il successo" è "conta la cultura"? Ammettiamo che sia così: prima di "conta la cultura" servono due punti, non una virgola. Sì, è sempre lo stesso errore.

Invece ci sono due punti dopo. Ci aspettiamo quindi una spiegazione, o un'illustrazione, o una conseguenza dell'affermazione precedente ("conta la cultura"). Parte invece questo virgolettato:

«È un mercato che ha una crescita potenziale enorme, organica e il team di Facebook è intellettualmente onesto e con una brillantezza che toglie il respiro nel comprendere l’esperienza di vita degli studenti al college».  

Questo è quello che l'autore intende per "cultura". Mmmm. Forse si poteva spiegare meglio. Nota come autore e correttore siano risoluti a piazzare virgole ovunque, tranne che davanti a una e: l'unica regola che resiste è quella inculcata alle elementari. C'è una "brillantezza" che "toglie il respiro nel comprendere". Comprendere cosa? la vita degli studenti al college? Ma non avevamo detto che Facebook non era più una cosa da giovani? Forse si tratta di una vecchia citazione dei tempi in cui Facebook era una comunità per studenti di college? Nel frattempo però è cambiato tutto: non è un'affermazione mia, è il senso dell'articolo.

Quel che né Zuckerberg né Breyer, avevano previsto - e che dovrebbe ancora far riflettere - è che pensionati di Matera, pescatori delle Filippine, casalinghe di Chicago e Rio, banchieri di Londra e Macao, sacerdoti ad Accra e scienziate al Polo Nord, si sarebbero comportati esattamente come i teenager di dieci anni fa, decidendo cosa amare, con chi fare amicizia, a chi legarsi via Facebook. 

La maledetta virgola tra soggetto e verbo. La maledetta virgola. Ma non c'è un correttore a Torino?

Quel che i sondaggi schematici - chi è online e chi no, chi usa il web e chi no, chi va su Facebook e chi no, chi legge i giornali e chi i siti - non riescono a cogliere è la capillare penetrazione dei social media nel nostro tempo. La metà dei cittadini che non è iscritta a Facebook, ma usa per lavoro il web, vive in casa (fonte Pew) con almeno un iscritto a Facebook. Il che vuol dire che quei papà, mamme, figli che riluttano ai Like, le amicizie, le fotine postate e i cuoricini riversati a iosa, sono comunque nella galassia Facebook, i loro volti appaiono nelle stesse foto Instagram, i loro commenti faranno capolino online, le loro storie e giudizi entreranno nell’acquario della Rete.

È un po' come quando i giornalisti si lamentano perché la gente li giudica dalle copie vendute: guardate che l'acquirente la sua copia se la porta in casa e lì la leggono tutti, mamma nonni bimbi e il cane. Per tacere di chi se lo dimentica in treno, sicché se lo legge tutto lo scompartimento. E i bar? Tutto un sommerso pazzesco. Ecco perché la gente non compra i più giornali; voi pensavate che fosse a causa dei pezzi illeggibili e invece no: è colpa dei bar, dei passeggeri distratti, del cane. Riluttare di solito regge un verbo: si rilutta a "concedere un like". Il dizionario Treccani però concede che si possa usare riferito a cose, ma "in usi elevati, non comuni"; insomma c'è un'improvvisa impennata di registro stilistico che purtroppo termina subito, come vediamo:

Molti utenti criticano Facebook, lo trovano petulante, invadente:

La solita virgola sbagliata, per il solito motivo. Si poteva mettere un punto, o un punto e virgola. Capiamoci: ne uso tantissime anch'io di virgole brutte così. Lo faccio per due motivi: (1) a volte mi scappano; (2) voglio suggerire un'accelerazione nella lettura, un anacoluto minimale. Comunque qui non la userei. Forse dovrei smettere e basta.

ma restano comunque e a chi chiede perché, rispondono con una paura ancestrale: «Mi sentirei solo, temo di perdermi qualcosa». 

"Mi sentirei solo" non è una "paura ancestrale": può essere al limite un'ammissione che tradisce una paura ancestrale.

Dieci anni fa i ragazzi resero dunque ricco Zuckerberg perché aveva colto per primo il loro profondo desiderio di restare per sempre uniti, «Forever Young», come nei quattro anni di college, per molti americani i più spensierati.

Dieci anni fa Zuckerberg non diventò ricco tutto d'un colpo, suvvia. C'è davvero bisogno di quel "Forever Young", appiccicato come un adesivo sul serbatoio di una Moto Gilera per mascherare l'ammaccatura già un po' rugginosa? Tanto più che il desiderio più profondo non è quello di restare sempre giovani (quello non credo che Zuckerberg l'abbia colto per primo), ma "sempre uniti".

I loro fratelli minori non hanno bisogno di un link per sentirsi legati, vivono in un ambiente saturo di comunicazione, da WhatsApp, Tumblr, Pinterest e Twitter, dove semmai occorre non strafare con le foto audaci online se non si vogliono rogne con i professori o al lavoro.  

Un'altra virgola d'affanno tra "legati" e "vivono" (beh, almeno qui il soggetto è lo stesso). Segue un elenco burchiellesco di cose in realtà molto diverse tra loro, che l'autore non ha spazio, voglia e pazienza di spiegare. Stanno lì da sfondo.

Dieci anni fa Facebook era la piazza del paese virtuale, come negli Anni 50, tutti i vitelloni fermi a cercare una ragazza, le ragazze intente a chiacchierare tra loro e ignorarli.

La solita virgola affannata (tra "50" e "tutti i vitelloni"). The Facebook dieci anni fa era una piattaforma aperta soltanto agli studenti accademici: è probabile che tra di loro le interazioni fossero di livello un po' più alto di quelle di adesso. E però vuoi rinunciare all'occasione di rilanciare uno stereotipo intramontabile: la piazza italiana in bianco e nero con le donne che filano svelte e i vitelloni che fischiano? È una specie di archetipo dell'inconscio collettivo: se socchiudi gli occhi riesci a intravedere in sovraimpressione DOLCE & GABBANA.

Oggi Facebook è la stessa piazza del paese virtuale, ma nel 2014 le ragazze l’attraversano distratte in metropolitana o in Vespa, caricano amici o amiche di fretta, e si allontanano in ogni direzione del web infinito, cuffiette alle orecchie senza ascoltar nessuno. 

Quindi non è cambiato niente: le ragazze non ti filano nel 2014 così come non ti filavano nel 2004. Nel frattempo però si sono messe le cuffiette... ma aspetta, c'era un sacco di gente con le cuffiette anche nel '04; ce le avevo pure io le cuffiette nel '04. Vabbe', sarà una metafora. C'è un'altra virgola sbagliata, potete trovarla da soli.
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