Il ritorno di Elmo

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Io, i leghisti, un po' li invidio. No, non è vero.


Li invidio tantissimo. Ho una teoria #40 è solo sull'Unita.it! E si commenta lì!


Carissimo ELMO (Elettore Leghista Medio Operaio),
ti scrivo di nuovo in questi giorni di sagre e festival, di comizi e marce sul Po, in cui mi sono reso conto di invidiarti anche più del solito. Io, come sai, milito in un partito che perde da quando è nato, anzi, da un po’ prima; un partito che non riesce a guadagnare consensi neanche quando l’avversario ne perde. Il tuo invece ha vinto le ultime elezioni e rivincerà le prossime; vincerebbe anche se votassimo oggi. Certo, malgrado tutte queste vittorie non vale ancora la metà del mio in punti percentuali – ma i numeri non hanno poi così importanza. L’importante è quell’aria di vittoria che ieri si sentiva forte e chiara a Venezia, e a Torino no.

Carissimo Elmo, come tu sai il passatempo preferito di noi del PD è il tiro al segretario. Ogni due anni o giù di lì ne eleggiamo uno nuovo. Questi fa giusto in tempo a sconfessare la linea del precedente e a barcamenarsi un po’ tra le non-correnti, le quali aspettano soltanto il momento propizio per buttarlo giù. Tutto questo teatrino, voi della Lega, non sapete nemmeno cos’è. Voi avete un capo, e quel che dice il capo non si discute. Sul serio, dev’esser bello.

Ma ci vuole carisma, e quello di Bossi è indiscutibile. Chiunque, al suo posto, probabilmente sarebbe già schizzato via. Pensa soltanto, carissimo Elmo, a come ha trascorso l’estate. L’ha passata a ventilare crisi di governo, a chiedere elezioni, a minacciare invasioni: nemmeno cinque giorni fa parlava di portare dieci milioni di persone a Roma! Poi improvvisamente ha cambiato idea. Sembrava accontentarsi delle dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera – è salito con Berlusconi al Quirinale per chiedere la sua testa a Napolitano. Napolitano però ha spiegato che non si può. A questo punto cosa avrebbe dovuto succedere? Crisi, elezioni, invasioni? No, niente. Bossi ha alzato le spalle e vi ha detto più o meno: pazienza. Le elezioni non si fanno, Fini non si dimette, il governo va avanti.

A questo punto, caro Elmo, qualsiasi leader che non si chiamasse Bossi, di cognome (e Umberto di nome) avrebbe semplicemente perso la faccia. Bossi no: lui può dire e fare tutto e il contrario di tutto, sicuro che voi lo seguirete sempre: perché sa che quel che importa sono i risultati, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, no? No?

Da quel che ho capito del discorso di ieri, il federalismo è arrivato. Questione di ore, minuti, secondi. Non è chiaro di che federalismo si tratti, probabilmente di quello fiscale. Realizzato con che soldi? Non si sa, vedremo. Certo però che è strano. Fino a una settimana fa, per ottenere il federalismo, bisognava aprire una crisi di governo, cacciare il centralista Fini, lasciare che l’asse del centrodestra si facesse spostare dal vento del nord. E poi, improvvisamente, non ce n’è più bisogno: il federalismo è già tra noi.

E questa è un’altra cosa che v’invidio, caro Elmo. I nostri leader non sanno mai cosa prometterci. C’è sempre una crisi che ci costringe a essere realisti, c’è sempre qualche sacrificio da fare, qualche cinghia da tirare. Voi leghisti, invece, qualsiasi cosa desiderate, la ottenete. Volevate il federalismo – eccolo qua. E non è tutto, perché un altro pregio di Bossi è che non smette mai di alzare l’asticella. A Venezia ne ha proposto un’altra delle sue: decentrare le sedi dei ministeri. In apparenza potrebbe sembrare scomodo: ministri e sottosegretari sarebbero costretti a fare la spola dalle sedi decentrate a Roma. Un bel traffico di auto blu… ma non importa. Bossi è uno che bada al sodo e non fa tanti giri di parole. I Ministeri sono una fonte enorme di posti di lavoro e di soldi”, ha detto. “Perché i nostri giovani non vi possono accedere?”

Ora, se un qualsiasi rappresentante politico del mio partito dicesse una cosa del genere, sarebbe sommerso di pernacchie. I suoi avversari interni non tarderebbero cinque minuti a replicare. Che razza di federalista è, direbbero, uno che concepisce i ministeri come vacche da mungere? Che fine ha fatto l’orgoglio del lavoratore padano, che irride il posto fisso e crede nella libera impresa? Siamo davvero messi così male da chiedere a Roma una quota di posti ministeriali? Vogliamo passare da Roma Ladrona a Milano e Torino ladruncole, il tutto mentre continuiamo a tagliare i fondi per gli enti locali? Ma poi, chi dovrebbe pagare per tutti questi nuovi uffici, per tutte le assunzioni dei “nostri giovani”? Tutto questo, a Bossi, nessuno lo dice. Lui può veramente somministrarvi qualsiasi scemenza. “In Inghilterra è una battaglia che hanno fatto da tempo: non c’è più un ministero a Londra”. In realtà, malgrado qualche ufficio sia stato spostato, i ministri di Sua Maestà la Regina hanno tutti una sede nella capitale – persino dopo la devolution, a Londra continua a esserci uno “Scotland Office”, un “Wales Office”, un “Northern Ireland Office”. Prova a immaginare, carissimo Elmo, un bel “Ministero della Lombardia” affacciato sul Tevere… http://leonardo.blogspot.com
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