- delle bande nere

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E proprio stasera, vi viene in mente di lamentarvi per i Sedici Noni? Ma dove siete stati negli ultimi mesi?

Per capirsi: dopo mesi di attesa, finalmente è iniziato il mondiale, e la maggior parte dei telespettatori hanno scoperto, con raccapriccio, che le riprese quest'anno sono in 16:9, come al cinema. Belle, per carità: si vede molto campo in più. Ma se non hai il video a 16:9, sei costretto a guardarle con le due fasce nere, come i film in tv. E i giocatori diventano piccoli piccoli. E alla Rai dicono: non ci possiamo fare niente. In effetti così. In effetti il problema è più grave. Indovinate un po' qual è? È la crisi del consumismo italiano, né più né meno.

Insomma, teleutenti italiani: dove eravate negli ultimi mesi? Ma le avete visto bene le pubblicità tra una notizia e un'altra? Non vi siete accorti degli inviti piuttosto reiterati – diciamo pure degli ordini – a comprare nuovi smaglianti tv color a 16:9 in favolosa offerta speciale? Io forse ne guardo troppa, di televisione, ma ormai mi uscivano dagli occhi.

Il comunismo aveva i piani quinquennali, il consumismo ragiona piuttosto sulla distanza dei quattro anni. Il ritmo lo danno le grandi kermesse internazionali, olimpiadi e mondiali di calcio. Il piano quadriennale 2002-06 prevedeva il ricambio dei vecchi tubi catodici coi nuovi monitor smaglianti al plasma. Probabilmente in Francia, Uk e Germania tutto è andato per il verso giusto. Magari anche in Spagna. Di sicuro in Scandinavia. E l'Italia?

L'Italia è ferma, testarda come un mulo. Hai voglia a mettere in palio i premi. Hai voglia a reclamizzare prestiti agevolati: i desideri degli italiani restano indietro, segnano il passo. Il tubo catodico a colori è la zavorra degli anni Ottanta del secolo scorso, di cui non riusciamo a disfarci ancora. Anche perché i guru italiani sono tutti persi in progetti alternativi e poco credibili: il videofonino, per esempio. Un affarino col quale puoi vedere Portogallo–Angola in spiaggia sullo sdraio, se ne sentiva proprio l'esigenza.

Peccato che gran parte dei mondiali siano in giugno e gli italiani vadano al mare in luglio-agosto.
E così il consumista italiano, in attesa di guardarsi il deprimentissimo palinsesto estivo rai su un videofonino minuscolo sulla spiaggia (con sabbia vento e sale, ve lo raccomando) resta in casa ad imprecare perché le partite ormai non si vedono più bene neanche coi ventinove pollici.

E dire che il consumista italiano, quando vuole, non è secondo a nessuno. Non chiede di meglio che di consumare. Secondo me il problema è un po' a monte.
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