In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
Venezia si è ripresa la sua laguna
21/09/2014EcoMagazine
Eccolo qua il “popolo delle calli”, oramai messo in minoranza da inarrestabili ondate turistiche ma che continua ad amare e a difendere la sua città proprio come facevano i suoi antenati: salendo in barca e sventolando il Gonfalone di San Marco.
Gonfaloni ce n’erano tanti, questo pomeriggio. Ruggenti Leoni di San Marco che battevano il vento a fianco delle bandiere No Grandi Navi. Perché Venezia è la laguna e la laguna è Venezia. Non si può pensare di difendere l’una a spese dell’altra.
E difendere Venezia significa oggi difendere il canal Contorta, l’ultima trincea di una laguna che assomiglia sempre di più ad un braccio di mare aperto, sul quale pesa un devastante progetto di scavo proposto da Polo Costa per difendere gli interessi delle compagnie di Crociera.
Un progetto per il quale il Governo Renzi è pronto a fare carte false, bypassando con l’inserimento in Legge Obiettivo non solo qualsiasi consultazione con i veneziani e il Comune di Venezia (che comunque ora come ora non c’è), ma anche qualsiasi valutazione ambientale od economica.
Su questi argomenti non ci dilunghiamo perché abbiamo già scritto e invito i lettori, per approfondirli, a far scorrere le video interviste pubblicate su Global.
Oggi vogliamo solo raccontare una giornata di mare e di festa. Più di cento imbarcazioni con a bordo perlomeno un migliaio di cittadini. Tanti comitati, tante associazioni ma soprattutto tanta, tanta gente che ha ribadito a gran voce come Venezia non voglia altri scavi in laguna. In un pomeriggio miracolato anche dal tempo atmosferico, sono scese in acqua tante, tante barche. A remi, a vela e a motore. Tradizionali caorline in legno come moderni barchini col fuoribordo.
Barche “vere”. Barche di gente che sa andare per mare. Tutta un’altra cosa da quelle speculazioni edilizie galleggianti che altro non sono le Grandi Navi. Un corteo festoso che dalla Punta della Dogana si è disteso sino all’isola di Sant’Angelo delle Polveri. Un corteo forte e colorato come quelle migliaia di palloncini con i quali gli ambientalisti hanno ornato le “bricole”.
Per la nostra città è stata una giornata storica. Venezia si è ripresa la sua antica laguna.
Non abbandoniamola più in mano agli speculatori.
Difendiamo le nostre terre. A Mira, giornata nazionale contro la Orte Mestre
20/09/2014EcoMagazine, Global Project
E proprio a un giorno di stanza dalla grande marcia per il clima che si svolgerà domani a New York, gli ambientalisti di mezza Italia sono scesi in piazza per denunciare l’assurdità di una politica che, con l’obiettivo dichiarato di uscire dalla crisi, persegue esattamente la stessa economica insostenibile che ha generato la crisi.
Manifestazioni e presidi contro la Orte Mestre si sono svolti in tutte le Regioni interessate dall’ennesimo sfregio ambientale: dal Lazio all’Emilia Romagna, dall’Umbria alla Toscana.
Nel Veneto, la rete nazionale Stop Orte Mestre si è mobilitata con una biciclettata da Mira a Giare dove nella mattinata si è svolto un colorato presidio a ridosso dell’incrocio con la Romea.
“Abbiamo scelto di manifestare proprio su questa incrocio dove ogni anno succedono tragici incidenti - ha spiegato Mattia Donadel, portavoce del Comitato opzione Zero - per rimarcare quanto sia assurdo spendere 10 miliardi di euro per costruire un’altra strada quando basterebbe davvero poco per mettere in sicurezza questa che abbiamo già”. Durante la manifestazione è stato distribuito un simpatico “kit di sicurezza” per il pedone costretto ad affrontare le insidie dell’attraversamento della Romea composto da pettorine catarifrangenti, vuvuzela, fumogeni di segnalazione e una striscia pedonale personale da stendere all’occorrenza.
Da segnalare la partecipazione alla manifestazione, conclusasi a Dolo con musica e festa, anche del sindaco di Mira, Alvise Maniero. Il Comune di Mira infatti, è stato il primo a votare una mozione in cui chiede al Governo l’abbandono del progetto Orte Mestre. Un esempio importante, che in seguito ha fatto scuola anche da Dolo, Camponogara, Fossò e Pianiga. “Amministrazioni di colore diverso ma unite nel ritenere folle buttare miliardi per una strada che c’è già e cementare la campagna rimasta - ha commentato il Primo Cittadino a 5 Stelle -. E devo dire che queste prese di posizioni coraggiose sono tutto merito vostro. L’idea iniziale dei miei colleghi sindaci era quella di provare a limitare i danni, venendo a patti con i costruttori. Sono state le vostre ragioni e le vostre mobilitazioni a far capire a tutti che non ci sono patti che tengano con chi vuole devastare il nostro territorio”.
“Gli architetti del nostro futuro non possono essere personaggi pluripregiudicati come Vito Bonsignore - ha concluso Tommaso Cacciari del Laboratorio Morion -. Gli stessi attori si apprestano a recitare nel palcoscenico della Orte Mestre, sono gli stessi che ieri hanno voluto il Mose e che oggi vorrebbero realizzare lo scavo del Contorta per difendere con i soldi pubblici gli interessi privatissimi delle compagnie di crociera”.
Tommaso Cacciari ha quindi invitato tutti alla festa della laguna che si svolgerà domani pomeriggio proprio su quel canale largo 4 metri e profondo 2 ma che il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, pretenderebbe di “ricalibrare“, proprio questo il termine che ha adoperato!, sino a farlo diventare largo 25 e profondo 200 metri per farci passare quelle specie di speculazioni edilizie galleggianti che chiamano Grandi Navi.
La butto là: e se invece del Contorta “ricalibrassimo” Paolo Costa?
Venezia chiama Terra
19/09/20142020VE, EcoMagazine, Global Project
Il V Rapporto Ipcc infatti mostra inequivocabilmente come il riscaldamento globale costituisca una minaccia crescente per la stessa sopravvivenza dell'umanità sulla terra. Ma se la scienza oramai è concorde nel considerare il Climate Change un fatto acquisito e le voci dei pochi negazionisti sono state messe a tacere dai fatti, la politica è ancora lontana dal capire che il passaggio ad una nuova economia basata sulle rinnovabili non è più procrastinabile.
“Le azioni dei leader mondiali - ha dichiarato il segretario della Nazioni Unite che ha convocato per martedì 23 settembre i rappresentanti dei Governi di tutto il mondo - mostrano un approccio dalla mentalità ristretta sul tema dei cambiamenti climatici e sono distratti, assai spesso, da questioni di rilevanza meramente elettorale”.
Cambiare adesso quindi, perché tra un po’ sarà troppo tardi anche per pentirsi.
A sostegno di un auspicabile cambio di rotta verso un sistema energetico atto a contrastare il Global Warming, i movimenti ambientalisti di tutta la terra ha indetto una giornata di mobilitazione per domenica 21 settembre.
L’appuntamento principale sarà a New York dove è atteso un milione di persone per dare corpo alla più grande mobilitazione ambientalista mai organizzata: la People’s Climate March.
Da Sidney a Brasilia, da Stoccolma a Città del Capo, in tutto il mondo sono previste azioni di sostegno e di sensibilizzazione.
Anche Venezia questa mattina si è mobilitata con un flash mob e lo srotolamento di grandi striscioni sul ponte di Rialto. Le immagini, iconografiche e spettacolari come tutto quello che riguarda Venezia, saranno proiettate a Time Square durante la People’s Climate March.
L’iniziativa è stata organizzata da centri sociali, movimenti per la decrescita e le associazioni ambientaliste come Legambiente, AmbienteVenezia, Opzione Zero e NoGrandiNavi.
Non è un caso che gli organizzatori abbiano scelto come sede della conferenza stampa a sostegno della marcia newyorkese, proprio la sede dell’Ufficio Maree del Comune di Venezia, a due passi dal ponte di Rialto. Secondo il V Rapporto Ipcc, infatti, la nostra laguna così come il Delta del Po, è una delle aree costiere più a rischio di essere sommerse dal mare. Il simbolo vivente di un disastro planetario annunciato.
Ed il giorno in cui il mare coprirà le nostre calli, lo si legge chiaro nel rapporto Ipcc, non basterà il Mose a salvarci. Questa grande opera che ha devastato la laguna, inquinando la politica e drogando l’economia, è solo un’altro simbolo: quello del fallimento delle politiche di adattamento locale.
Non è neppure un caso che all’iniziativa rialtina abbiano partecipato i comitati che domani manifesteranno in bicicletta a Mira contro la Orte Mestre e quelli che domenica pomeriggio remeranno in barca sino al canal Contorta per difenderlo dal progetto di scavo.
La grande e inutile autostrada, così come l’ennesima devastazione lagunare a vantaggio delle Grandi Navi, altro non sono che due eclatanti esempi di quelle politiche sviluppiste che hanno innescato il Global Warming e di una economia predatrice che si nutre dell’ambiente in cui viviamo.
Democrazia sospesa. 2020Ve porta il “caso Venezia” davanti al commissario Vittorio Zappalorto
18/09/20142020VE, In Comune
In condizioni in cui alle istituzioni più vicine ai cittadini come i Comuni viene di fatto impedito di governare perché viene loro negato lo strumento finanziario, si può ancora parlare di democrazia?
I tagli al bilancio che penalizzano tanto i servizi alla cittadinanza quanto il giusto salario dei dipendenti comunali, sono solo l’ultimo gradino di quello che oramai possiamo definire virgolettato il “caso Venezia”: una città commissariata per colpe non sue, considerato che il sistema politico affaristico che ruotava e che tuttora ruota attorno al Mose ha travolto con il sindaco Orsoni una Amministrazione comunale che dallo scandalo non è stata neppure sfiorata, mentre il Consorzio Venezia Nuova e la Regione Veneto, che sono stati il cuore del malaffare, sono ancora là a spadroneggiare. Una città abbandonata a quegli stessi “poteri forti” che hanno corrotto e devastato. Una città cui ancora non è dato sapere con certezza quando potrà tornare al voto per eleggere un nuovo sindaco. Magari uno che non abbia mai avuto a che fare col Consorzio, stavolta!
Tagli al bilancio e scavo del canale Contorta sono solo gli ultimi due attacchi ad un welfare e ad un ambiente oramai considerati al pari di carne da macello.
Su questi temi, decisivi per il futuro della nostra comunità, le associazioni e le forze politiche che stanno dando vita al progetto 2020VE hanno deciso di incalzare l’amministrazione commissariata e, più in generale, di animare il dibattito e la mobilitazione sul territorio.
Una delegazione del progetto 2020VE, composta da Beppe Caccia (associazione In Comune), Federico Camporese (Sinistra Ecologia e Libertà) e Luana Zanella (Verdi Green Italia), ha infatti incontrato ieri mattina a Ca’ Farsetti il commissario straordinario Vittorio Zappalorto per denunciare l’ennesima grave forzatura compiuta dall’Autorità Portuale, che ha presentato un devastante progetto per lo scavo del canale Contorta, scegliendo un percorso “semplificato” che riduce i tempi a disposizione per l’analisi critica e cancellando ogni momento di partecipazione pubblica al processo.
Al commissario la delegazione ha denunciato il ruolo di quei poteri forti (Consorzio Venezia Nuova, Porto e Aeroporto) che operano sul territorio cittadino imponendo le proprie scelte fuori da ogni legittimazione democratica, chiedendogli di intervenire col Governo per ristabilire la corretta procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale e di coinvolgere, nella scelta delle soluzioni alternative, istituzioni scientifiche indipendenti incentivando momenti pubblici di confronto aperti alla partecipazione di cittadini, associazioni e movimenti.
La delegazione di 2020VE ha ribadito al commissario anche la contrarietà all’ipotesi, contenuta nel Bilancio 2014 presentato l’altro ieri, di pesanti tagli ai servizi alla cittadinanza e al salario dei dipendenti comunali, segnalando le irreversibili conseguenze sociali che questi comporterebbero.
Al prefetto Zappalorto è stato chiesto di farsi urgentemente carico dell’apertura con il Governo nazionale di un confronto risolutivo sul “caso Venezia”, a partire dall’ingiustificata penalizzazione subita negli ultimi quattro anni dalla Città da parte dello Stato centrale. Venezia ha bisogno di un intervento straordinario, cominciando dalla cancellazione delle sanzioni ingiustamente applicate per lo sforamento del Patto di Stabilità e dal recupero delle ingenti risorse economiche sottratte alla città da quell’apparato di malaffare chiamato “sistema Mose” che, ne siamo sicuri, passerà nella storia di Venezia come l’invasione degli unni è passata in quella dell’Impero Romano.
2020Ve lancia una petizione per restituire a Venezia i soldi saccheggiati dalla cricca del Mose
3/09/2014EcoMagazine, In Comune
Quello che i veneziani chiedono a Matteo Renzi è innanzitutto un “atto di innovazione e di coraggio” che parte da un presupposto consolidato. Come risulta dalle recenti indagini della Magistratura, “ampia parte delle risorse stanziate dallo Stato per Venezia” sono state “gestite, senza alcun effettivo controllo, dal Consorzio Venezia Nuova e finite ad alimentare il cosiddetto ‘sistema Mose’”. Una palude di commistioni affaristiche e politiche che hanno inquinato tanto la società quanto l’ambiente dirottando denaro pubblico verso interessi privati e malavitosi.
Non sarebbe quindi più giusto se il Governo restituisse alla città, una quota delle “spese generali di gestione” del Consorzio – la voce di bilancio dalla quale sono scaturite le principali tangenti – già stanziata per il completamento del Mose? Se solo questa percentuale scendesse dall’attuale 12 al 6 per cento, sarebbe possibile recuperare subito 75 milioni di euro da destinare al risanamento della situazione di bilancio del Comune per l’anno corrente oltre che costituire un avanzo attivo per il bilancio del 2015.
Questo è quanto chiede la petizione lanciata da 2020Ve (se legge “venti, venti, ve”), l’associazione promossa da In Comune, Sel e Verdi – Green Italia che vuole proporsi come un progetto aperto per costruire la Venezia che si incammina verso il traguardo del 2020. Per altre informazioni, potete collegarvi al blog dell’associazione, alla pagina FaceBook e al profilo twitter @2020Ve
Questo di seguito il testo integrale della petizione che potete sottoscrivere al seguente link
Al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al Commissario Prefettizio Vittorio Zappalotorto
Signor Presidente, Signor Commissario,
Venezia condivide con tutti i Comuni italiani i problemi economici derivanti da anni di politiche di austerità, che hanno pesato quasi esclusivamente sulla finanza pubblica locale. Particolari difficoltà di bilancio sono poi derivate all’Amministrazione veneziana dalla scelta dei precedenti governi di destinare al solo progetto Mo.S.E. tutte le risorse per la salvaguardia previste dalla Legislazione speciale per Venezia e prima impiegate per la manutenzione della città e per la sua rivitalizzazione socio-economica. Le procedure di calcolo del rispetto del Patto di Stabilità interno hanno, per questo, ulteriormente penalizzato il Comune.
Dalle inchieste della Magistratura risulta che ampia parte delle risorse stanziate dallo Stato per Venezia e gestite, senza alcun effettivo controllo, dal Consorzio Venezia Nuova, sia finita ad alimentare il cosiddetto “sistema Mo.S.E.”. Non con solo le somme illegalmente distratte con la creazione di fondi neri a fini corruttivi, ma con i super profitti assicurati al Consorzio dalla concessione unica con il 12 per cento garantito al Consorzio su ogni trasferimento statale per le “spese generali di gestione” dei progetti. Un prelievo ingiustificato, se consideriamo che abitualmente ai general contractor di opere pubbliche viene riconosciuto non più del 6 per cento.
Ciò stride con le attuali difficoltà finanziarie del Comune di Venezia: per chiudere la parte corrente del Bilancio di previsione 2014 mancano infatti 47 milioni di Euro, una cifra risibile se paragonata all’enormità delle risorse sottratte dal Concessionario unico e dal sistema corruttivo emerso dalle inchieste giudiziarie. Ma è una cifra che si sta traducendo in conseguenze pesanti per la vita cittadina, con tagli al bilancio comunale che comporterebbero la chiusura o il drammatico ridimensionamento di numerosi servizi sociali ed educativi e nella penalizzazione delle retribuzioni dei dipendenti. Venezia corre il rischio di essere doppiamente vittima “sistema Mo.S.E.”. Noi crediamo invece che la città debba essere risarcita e che non debbano essere cittadini e lavoratori a pagare il prezzo più alto.
Per questo vi chiediamo di farvi carico di una concreta proposta. Nell’ottobre 2012 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha stanziato oltre 1.250 milioni di Euro per il completamento del Mo.S.E.. In sede CIPE sono attualmente in discussione il trasferimento della penultima e ultima tranche di pagamenti al Consorzio Venezia Nuova, per 401 e 226 milioni di Euro. Se, con un provvedimento del Governo, la percentuale per le “spese generali di gestione” del Consorzio fosse portata dal 12 al 6 per cento si potrebbero accantonare oltre 75 milioni di Euro da destinare subito al risanamento della situazione di bilancio del comune per l’anno corrente e a costituire un avanzo attivo per il bilancio del 2015. Sarebbe il modo più corretto per risparmiare alla Città quelle tensioni sociali che scelte indiscriminate di tagli al welfare e alle retribuzioni dei dipendenti sicuramente comporterebbero.
Vi chiediamo perciò un atto di innovazione e di coraggio, che consenta a Venezia di voltare pagina.
Il Comitatone decide per Venezia. V.I.A. libera allo scavo del Contorta
8/08/2014EcoMagazine
Alla riunione svoltasi quest’oggi a mezzogiorno, hanno partecipato infatti tre ministri (Trasporti, beni culturali e Ambiente), Regione, Provincia, Magistrato delle Acque e Autorità Portuale. Del tutto assenti i rappresentanti del Comune - coloro cioè che i cittadini hanno votato appunto perché li rappresentassero in occasioni come queste - per il semplice fatto che i rappresentanti del Comune non ci sono più. Tutti a casa. Tutti commissariati per uno scandolo - quello del Mose - che, alla fin fine, come hanno ammesso gli stessi magistrati, riguardava il Comune solo di striscio (qualche centinaio di euro di finanziamento illecito dal Consorzio all’ex sindaco per la sua campagna elettorale contro Gianfranco Bettin alle primarie) ma, al contario, ha investito in pieno la Regione, dove nessuno si è sognato di dimettersi, il Consorzio e tutto il suo apparato tangentato e tangentaro, ministri e faccendieri compresi, che sono ancora alla plancia di comando. Tant’è vero che sono stati proprio loro a decidere la “soluzione” al problema della Grandi Navi. Ed è la soluzione che tutti gli ambientalisti temevano: il devastante “scavo del Contorta” che mette d’accordo compagnie marittime, autorità portuale, consorzio e imprese cementificatrici. A pagarne le spese sarà quanto rimane della laguna di Venezia. Sempre ammesso che possiamo ancora continuare a chiamarla “laguna”!
Lo scavo del Contorta: “Il solo progetto capace di allontanare le navi da San Marco mantenendo l'eccellenza crocieristica veneziana” ha dichiarato soddisfatto Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, che dello scavo è stato sin dall’inizio il più accanito sostenitore e che è il vero vincente di tutta questa storia.
Certo, Il progetto dovrà prima essere sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale. E grazie tante che non abbiamo ancora aperto l’autostrada della legge Obiettivo con la scusa di sveltire la burocrazia e di accelerare i finanziamenti. Ma non facciamoci illusioni sull’esito. Sappiamo bene come funziona il Via e come la commissione di valutazione ambientale sia sensibile alla pressione del potere politico ed economico.
“Una beffa che comporterà danni enormi. Una scelta compiuta in assenza di una democratica rappresentanza del Comune da quegli stessi Ministeri e quegli stessi enti che sono stati fino al collo condizionati dalla cricca del Mose - ha commentato in una nota Gianfranco Bettin già assessore all’Ambiente -. Si realizza così il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare su Venezia senza mediazioni, senza confronti o controlli da parte di un’amministrazione eletta. Si capisce così anche meglio perché non si voglia far votare la città al più presto, in autunno, per restituire pienezza di poteri e di rappresentanza al Comune, mentre ogni giorno, per impoverirla e destrutturarla, si denigra Venezia presentandola come un covo di parassiti e di privilegiati.
“Occorre ricostituire questa rappresentanza democratica al più presto, in modo che possa intervenire nella procedura di Via e che possa aprire il confronto con l’Autorità competente sul nuovo Piano regolatore portuale che assumerà le decisioni davvero strategiche - conclude l’ambientalista -. Oppure, che nominino un Podestà: sarebbe tutto più chiaro”.
"Non si illudano: questi signori - avverte Beppe Caccia - il blitz agostano del Comitatone si rivelerà una vittoria di Pirro. In tante e tanti impediremo con ogni mezzo la realizzazione di una nuova grande opera, che rischia di dare il colpo di grazia all’equilibrio idrodinamico della Laguna".
I comitati No Mose accolgono Renzi: «Il Cvn va sciolto»
9/07/2014Il Manifesto
«Se Renzi vuole davvero trovare una via di uscita alla palude di corruzione in cui è sprofondata Venezia — ha commentato Beppe Caccia, già consigliere per la lista In Comune con Bettin, nel disciolto consiglio comunale — deve ascoltare chi da oltre vent’anni denuncia questo sistema che mescola malaffare e malgoverno. Inutile cercare di scaricare tutte le colpe su Baita e Mazzacurati! Erano tutte le imprese che facevano capo al Consorzio a decidere chi spingere politicamente e chi corrompere per far proseguire un’opera come il Mose che non poteva essere realizzata se non bypassando tutte le procedure di tutela ambientale e di gestione trasparente dei fondi».
Tra le richieste che i comitati hanno portato a Renzi figura una moratoria su tutte le Grandi Opere attualmente in fase di realizzazione nel Veneto in attesa che la magistratura faccia chiarezza sull’uso dei fondi e che venga compiuta una verifica da parte di organismi indipendenti (cosa che per il Mose non è mai stata fatta) sull’effettiva utilità, sulla sostenibilità ambientale e sulla pericolosità della struttura.
L’assedio all’Arsenale si è concluso con l’occupazione dell’ufficio del Magistrato alle Acque, proprio ai piedi del Ponte di Rialto. Gli attivisti sono entrati nella sede e hanno letteralmente smontato ogni cosa: dai computer ai cassetti, dagli schedari ai quadri alle pareti. Un lavoro certosino che riveste un significato simbolico, come ci spiega Tommaso Cacciari del laboratorio Morion: «Abbiamo chiesto
a Renzi che il Magistrato alle Acque che si è rivelato uno dei cardini della corruzione (nell’elenco degli ultimi presidenti, è difficile trovarne uno che non abbia mai avuto le manette ai polsi, ndr)
e che fa capo direttamente al Ministero, venga sciolto per riversare le sue competenze all’interno del Comune di Venezia che è un ente più vicino ai cittadini». E così, tanto per portarsi avanti col lavoro, gli hanno smontato l’ufficio!
Una mattinata di ordinaria mobilitazione. Consegnato il dossier a Renzi, occupato il Magistrato alle Acque, smantellato l'ufficio
8/07/2014EcoMagazine
Uno spiegamento impressionante di forze che strideva con la storia della Serenissima. Lo stesso palazzo ducale infatti, non è stato concepito come un fortino e il doge non ha mai avuto una milizia a sua difesa proprio perché spettava ai veneziani decidere se abbattere o difendere la governanza a seconda del suo comportamento.
Oggi invece a difendere Matteo Renzi venuto ad inaugurare la Digital Venice Week (“settimana digitale veneziana”, una mostra sulle innovazioni informatiche scritta in inglese perché si crede che faccia più figo) c’era lo schieramento delle grandi occasioni.
I manifestanti sono riusciti comunque ad ottenere di far passare una delegazione per incontrare lo staff del presidente del Consiglio e consegnare le richieste tra le quali, ricordiamo, lo scioglimento del Consorzio Venezia Nuova. Consorzio che, come ci spiega Beppe Caccia, è stato la “madre di tutto il malaffare veneto”.
“Se Renzi vuole davvero trovare una via di uscita alla palude di corruzione in cui è sprofondata Venezia - ha commentato Caccia - deve ascoltare chi da oltre vent’anni denuncia questo sistema che mescola malaffare e malgoverno. Inutile cercare di scaricare tutte le colpe su Baita e Mazzacurati! Erano tutte le imprese che facevano capo al Consorzio a decidere chi spingere politicamente e chi corrompere per far proseguire un’opera come il Mose che non poteva essere realizzata se non bypassando tutte le procedure di tutela ambientale e di gestione trasparente dei fondi”.
Per conoscere nel dettaglio le richieste dei comitati, dallo smantellamento del Consorzio sino ad una moratoria su tutte le Grandi Opere, collegatevi a questo link di EcoMagazine.
La mattinata di mobilitazione si è conclusa con una spettacolare azione nel “cuore” del malaffare. Gli attivisti hanno occupato la sede del Magistrato alle Acque, ai piedi del ponte di Rialto, e gli hanno letteralmente smontato l’ufficio. Pezzo per pezzo.
Una azione simbolica, come ci spiega Tommaso Cacciari del laboratorio Morion: “Abbiamo chiesto a Renzi che il Magistrato alle Acque che si è rivelato uno dei cardini della corruzione (nell’elenco degli ultimi presidenti, difficile trovarne uno che non abbia mai avuto le manette ai polsi.ndr) e che fa capo direttamente al Ministero, venga sciolto per riversare le sue competenze all’interno del Comune di Venezia che è un ente più vicino ai cittadini”. E così, per portarsi avanti col lavoro, gli hanno smontato l’ufficio che neanche all'Ikea trovi pezzi più piccoli dei mobili!
Proprio come ai bei tempi della battaglia contro il Mose, scrivevamo in apertura. Ricordiamo una analoga occupazione avvenuta qualche anno fa, quando responsabile dell’ufficio era - sempre per la serie “manette ai polsi” - tale Maria Giovanna Piva. Alcuni dei ragazzi che avevano compiuto l’azione di protesta si sono visti appioppare dai 4 agli 8 mesi di reclusione. La loro colpa era solo quella di aver denunciato quanto gli stessi magistrati inquirenti oggi denunciano e di aver ribadito ciò che oggi tutti ribadiscono: il Mose è un’opera funzionale solo alle tangenti. Ad altro non serve.
Ma questa mattina, ritornando in quell’ufficio vuoto, nessuno provava soddisfazione per gli “arresti eccellenti” che, ad opera avanzata, ci hanno dato ragione. Solo tanta, tanta rabbia.
Comitati in campo per la moratoria alle Grandi Opere. “Le inchieste non bastano. Bisogna cambiare il sistema”
3/07/2014EcoMagazine
Ecco quanto hanno ribadito i rappresentanti dei tanti comitati veneti riuniti in una rete contro le Grandi Opere che si sono dati appuntamento in campo San Tomà, a due passi da palazzo Balbi, sede della Giunta Regionale del Veneto. Tante bandiere, tanti striscioni colorati per ricordare le tante devastazioni sulle quali sia il Governo che la Regione insistono nel perpetuare, nonostante gli arresti e le inchieste. Il tutto nel sacro nome di uno “sviluppo predatorio” che oramai detta legge sia da destra che da sinistra.
“Le Grandi Opere sono state il pozzo senza fondo di una corruzione così ramificata e organizzata che possiamo definire mafiosa. Assieme a grandi gruppi imprenditoriali, vede coinvolti politici e uomini delle istituzioni - si legge nei volantini distribuiti durante l’iniziativa -. I comitati che in tutti questi anni hanno provato a richiedere trasparenza e legalità hanno sempre trovato il rifiuto a ogni tipo di partecipazione e perfino l’impedimento ad accedere agli atti pubblici dei vari progetti”.
Le inchieste della magistratura, le promesse del Governo Renzi non hanno cambiato questo stato di cose. Oggi più di prima le Grandi Opere come il Mose, la Tav, la Nogara Mare, lo scavo del Contorta, sono operazioni secretate e, in qualche caso addirittura, militarizzate come se fossero un obiettivo sensibile per la difesa del Paese.
Il sistema cha ha creato le Grandi Opere si difende tagliando qualche ramo ma salvaguardando il fusto e le radici del malaffare.
Per questo, i comitati hanno chiesto una moratoria per tutte le Grandi Opere e l’abbandono dei tre strumenti base che sono stati usati per finanziarle e gestirle: la legge Obiettivo, il project financing e il commissario straordinario.
E questo è quando i comitati chiederanno a Renzi, atteso proprio a Venezia martedì 8 luglio. #civediamol8
No Ogm, assalto al campo Monsanto
25/06/2014Il Manifesto
Ricordiamo che le coltivazioni di Giorgio Fidenato rappresentano una sorta di cavallo di Troia della Monsanto in Italia e in Europa, specialmente in un momento come questo in cui la comunità europea ha deciso per il libero arbitrio degli Stati in materia di organismi trangenici, aprendo di fatto le porte al principio di “coesistenza” col conseguente rischio che negli scaffali dei supermercati si possano trovare prodotti biologici al fianco dei prodotti Ogm. Un pericolo subdolo, sostengono gli ambientalisti, perché, per loro stessa natura, le coltivazioni Ogm sono contaminanti e invasive per tutto l’ecosistema di cui si nutrono. Biologico e transgenico non possono di fatto essere considerati coesistenti.
In base al principio di precauzione, lo Stato Italiano ha sino ad oggi vietato l’uso di Ogm nel Paese. Lo stesso Fidenato è stato multato di 40 mila euro per la sua attività ma evidentemente questo non è bastato dal farlo desistere a intraprendere un’altra coltivazione di Mon810. Per la terza volta consecutiva così, gli Organismi Genuinamente Mobilitati hanno deciso di intervenire prima che il mais arrivasse al punto di non ritorno dell’impollinazione. Lo hanno fatto proprio nei giorni in cui gli attivisti che hanno partecipato alla prima spedizione contro i campi di Fidenato sono stati assolti dalle accuse più gravi, fatto salvo quella di “danneggiamento”. E lo hanno fatto proprio nel giorno di san Giovanni che è tradizionalmente una data magica per l’agricoltura. E’ il giorno della raccolta delle noci per il nocino, dei fiori di camomilla più profumati e... anche il giorno della distruzione delle piante Ogm.