In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
Gli studenti occupano Ca’ Bembo
1/05/2014Il Manifesto
“Ancora oggi il rettore non ha spiegato come e con quali criteri intende portare avanti questa che lui chiama ‘permuta’ - ha spiegato Teresa Gregolin, portavoce degli studenti che si sono definiti con l’hasttag #invendibili -. Pagine dei verbali del consiglio d'amministrazione riguardanti la questione magicamente omesse dalla pubblicazione, confusione terminologica e risposte elusive, CdA spostati all'ultimo momento in aule “segrete”, atti amministrativi secretati... Come se non bastasse, Carraro è a fine mandato e ha convocato l’ultimo consiglio di amministrazione che dovrebbe avallare questa operazione il 24 maggio, a pochi giorni dalla sua scadenza”.
L’occupazione di Ca’ Bembo ha anche lo scopo di far “uscire allo scoperto” i candidati al Rettorato perché prendano posizione pro o contro la permuta. Lunedì, gli studenti abbandoneranno il palazzo e si recheranno a Ca’ Foscari, sede dell’università veneziana, in corteo per chiedere di posticipare l’operazione finanziaria a dopo le elezioni.
“La nostra protesta - si legge in comunicato diffuso degli #invendibili - non vuole limitarsi al voler tutelare quelle che, a nostro avviso, non sono solo sedi universitarie, ma veri e propri luoghi di cultura e aggregazione cittadina. ... Assistiamo, con questa operazione, all'ennesimo atto di svendita di Venezia, fonte a quanto pare inestinguibile di profitto e lucro”.
“L'intera gestione universitaria del mandato Carraro ci fa ben vedere il mutamento in corso nell'università pubblica italiana - conclude Teresa Gregolin -: ci fa ben vedere cosa accade quando si permette ad interessi privati di tipo lobbistico e aziendale di entrare nei consigli di amministrazione delle nostre università e gli studenti vengono visti solo come un enorme bacino di manodopera sotto o per nulla pagata, da sottomettere con l’odioso ricatto dei corsi di formazione o degli stage non retribuiti. E in questo senso, purtroppo, l’università è proprio lo specchio della società. Ma non della società che vogliamo noi”.
Venezia si prepara alla mobilitazione. “Il 7 e l’8 giugno bloccheremo le Grandi Navi”
24/04/2014EcoMagazine
Una mobilitazione fantasiosa e di lunga durata che si concluderà sabato e domenica 7 e 8 giugno con il blocco totale delle crociere.
“Dall'incontro di San Leonardo la situazione anziché migliorare è peggiorata - ha spiegato Tommaso Cacciari portavoce del Laboratorio Morion -. Dobbiamo tentare in tutti i modi di tenere alta l'attenzione sul tema e coinvolgere il maggior numero possibile di persone. A Roma la lobby del Porto ha premuto sul Governo per un'accelerazione a favore della Marittima, da mantenere come punto d'arrivo, lasciando in pista solo il Contorta Sant'Angelo e la tangenziale dietro la Giudecca. Non possiamo accettare i soprusi della politica di palazzo”.
Sarà quindi una mobilitazione generale che, non a caso, andrà a cadere proprio in un fine settimana delicato in cui a Venezia si apre la Biennale Architettura e si svolge la Vogalonga.
Mentre la città si prepara a mettere in campo fantasia e determinazione per difendere la sua laguna, l’amministrazione comunale prosegue la strada diplomatica. Se da un lato, l’assemblea ha applaudito il tentativo del sindaco Giorgio Orsoni di rivolgersi direttamente al premier Matteo Renzi con una lettera, dall’altro ha invitato, per bocca del consigliere comunale Beppe Caccia, “chi, dal senato alle istituzioni comunali, la pensa come noi a scendere come noi in piazza a giugno".
La partita Grandi Navi Contorta si gioca tutta nelle prossime settimane. Su un punto fondamentale le tante voci che hanno preso parte all’assemblea di San Sebastiano si sono dichiarate concordi: mobilitiamoci tutti perché la laguna non può essere trasformata in un braccio di mare aperto.
Sulle rotte dell'euromediterraneo
23/04/2014Il Manifesto
“Le tre carovane euromediterranee partono dalla condivisione della Carta di Lampedusa per affermare che la vita e i diritti essenziali di ogni essere umano vengono prima delle normative formali” spiegano gli organizzatori.
Fondamentale in questo senso è stata la partecipazione della delegazioni in Tunisia al Forum Sociale Magrebino sulle Migrazioni che si è svolto a Monastir nel fine settimana scorso, con la partecipazione di numerose realtà impegnate sul tema dei diritti dei diritti. Nel Forum è stato possibile presentare e raccogliere adesioni alla Carta di Lampedusa e confrontarsi con realtà come i rifugiati del Campo di Choucha, le associazioni dei familiari degli scomparsi nel Mediterraneo oltre alle molte realtà provenienti da numerosi paesi. Il Forum si è concluso con la proposta di un osservatorio che avrà come obiettivo quello di far sentire le voci comuni di una rete internazionale di attivisti, associazioni, sindacati e realtà di movimento delle due rive, per la promozione dei diritti e della dignità innanzitutto dei migranti.
Da Monastir la carovana è in viaggio verso il sud, sino alla regione di Sidi Bouzid, dove nell’inverno del 2011 cominciò la Primavera Araba e dove in collaborazione con il GVC si visiteranno i tre Media Center Comunitari di Sidi Bouzid, Regueb e Menzel Bousaiane
In contemporanea, la carovana diretta in Turchia è arrivata a Istanbul dove ha iniziato ad incontrare i protagonisti dei movimenti sociali. Al centro della discussione in questi giorni la preparazione delle manifestazioni per il Primo maggio, dopo che il governo ha provocatoriamente vietato le manifestazioni a piazza Taksim. I primi incontri sono stati con realtà di base come il centro sociale Don Kisot, dove gli attivisti hanno potuto partecipare all'incontro del Forum cittadino delle realtà autorganizzate, la Migrants Solidarity Kitchen, la fabbrica autogestita Kasova. La delegazione ha anche incontrato l'Helsinki Citizens Assembly, una ONG che lavora nell'ambito dei diritti umani e che realizza attività di supporto (in particolare di tipo legale) a richiedenti asilo, rifugiati e migranti.
Poi la Carovana si sposterà nella Turchia orientale dove si svolgeranno incontri con le realtà locali e visiterà il confine con la Siria. Proprio in questi territori incontrerà i movimenti sociali che si battono contro le grandi opere, come le dighe.
La staffetta delle delegazioni continuerà in Libano dove ci si confronterà con la complessità socio-politica e culturale del paese proprio in un momento storico in cui, con più di un milione di siriani rifugiati, il paese è sempre più coinvolto nel conflitto in Siria. La carovana visiterà i campi dei rifugiati palestinesi, arrivati nel paese dal 1948 in poi e dove da due anni hanno trovato riparo anche i palestinesi di Siria. Nel corso degli incontri a Beirut con rappresentanti della società civile libanese, sarà possibile comprendere meglio il Libano liberi da schemi e stereotipi.
Le tre carovane sulle rotte dell’Euromediterraneo organizzate dalla Coalizione Ya Basta Marche, Nordest, Emilia Romagna e Perugia, e dall’associazione Un Ponte Per... coinvolgeranno in tutto una sessantina di attivisti. Media Patner dell'iniziativa sono Nena News, Osservatorio Iraq, Melting Pot Europa.
I report completi dell'iniziativa sranno pubblicati sui siti www.globalproject.info e www.unponteper.it e sarà possibile seguire le tre delegazioni in twitter all'hastag #caromed
La Città Metropolitana dice No alla Romea Commerciale
23/04/2014EcoMagazine
Grande Opera non solo inutile ai fini della circolazione (basterebbe potenziare e mettere in sicurezza i, tracciato già esistente) ma addirittura definita senza mezzi termini dal sindaco di Mira, Alvise Maniero, "violenta e devastante per il territorio".
Sindaci ed ambientalisti quindi, uniti nella lotta come non capitava di vedere da troppo tempo. Perché, come abbiano scritto in apertura, questo nuovo mostro di cemento mangia soldi e divora ambiente, non lo vuole proprio nessuno. A parte ovviamente, il potente e trasversale partito delle Grandi Opere, che in questo caso, è trainato da una cordata di imprese e banche da Gefip di proprietà dell’europarlamentare, ex Udc ora Ncd, Vito Bonsignore: nome ben noto sin dai tempi delle inchieste di Tangentopoli.
Dopo i Comuni dell’entroterra, adesso tocca anche a Venezia esprimersi in difesa del suo territorio grazie ad un odg, un ordine del giorno, proposto dai consiglieri della lista In Comune Camilla, Seibezzi e Beppe Caccia, ed elaborato in collaborazione con i comitati Stop Orme e Opzione Zero. Il testo, ricalca quanto già presentato da Mattia Donadel del comitato Opzione Zero, e votato dal consiglio comunale di Mira.
Ma rispetto agli analoghi documenti approvati dai Comuni dell’entroterra, questo veneziano propone un paio di novità che val la pena sottolineare. Prima di tutto, si presenta, forse per la prima volta, come un documento di “area metropolitana”. Non la singola posizione di un Comune ma una piattaforma condivisa da un territorio assai più ampio. In secondo luogo, l’odg scritto da Seibezzi e Caccia fa piazza pulita delle possibili alternative cui accennavamo. I problema, sostengono i consiglieri, non sta nel disegnare un percorso o una uscita alternativa al progetto, ma di bocciare l’intero progetto.
“Non abbiamo bisogno di una ulteriore autostrada - ha commentato Beppe Caccia - e neppure di farsi devastare dall'ennesima Grande Opera. L'attuale traffico non giustifica affatto la realizzazione di un'autostrada, mentre i drammatici problemi di sicurezza della Romea richiedono che siano realizzati immediatamente quegli interventi di messa in sicurezza che salverebbero decine di vite umane”. Caccia lancia un appello ai sindaci a lavorare insieme. “A questo -ha spiegato - serve la città metropolitana: non a scaricare il barile al comune vicino, ma insieme a far pesare la propria forza a difesa del territorio di tutti".
Camilla Seibezzi, che è anche candidata al parlamento europeo con la lista Tsipras, fa notare come "il progetto non sia nemmeno riconosciuto come strategico tra i grandi corridoi infrastrutturali dell'Unione Europea, anzi fin dal 2011 la Commissione Europea chiede di rafforzare il corridoio ferroviario dal Baltico all'Adriatico, per trasferire quote crescenti del trasporto merci dalla gomma alla rotaia. Il sospetto che abbiamo è che il nostro governo stia spingendo per la realizzazione di quest’opera per fare un favore alla cordata di imprese presieduta da Vito Bonsignore".
L’Italia tradisce Kyoto. I dati Ispra testimoniano che siamo fuori dal Protocollo
18/04/2014EcoMagazine
I dati diffusi dall’Ispra in un incontro con la stampa svoltosi ieri a Roma non sono ancora ufficiali perché bisognerà attendere che questi vengano validati dall’Unfccc, il tavolo dell’Onu dedicato al cambiamento climatico. C’è ancora la possibilità che questi possano subire delle piccole modifiche in positivo non appena verranno considerate alcune statistiche peculiari del settore forestale italiano dove i parametri ambientali sono positivi, ma si tratta, al massimo, dello spostamento di qualche 0,1 percentuale che non modificherà il totale fallimento italiano. Resteremo comunque in debito di 16,9 milioni di tonnellate di Co2 che, come prevede il Protocollo, saremo costretti ad “acquistare” sul mercato delle emissioni. Un vero e proprio “debito economico” che il Governo sarà obbligato a riportane del Documento di Economia e Finanza (Def) e che può essere monetizzato all’incirca ad un euro a tonnellate. Come dire, che dovremo mettere a bilancio almeno 17 milioni di euro per acquistare crediti a quelle nazioni che - loro! - gli obiettivi che si sono prefissati sono riusciti a raggiungerli.
Quello che davvero nessuna economia potrà pagare invece, sono gli irreversibili disastri che saranno provocati in tutto il pianeta da un Climate Change oramai avviato e di cui, adesso, nessuno più dubita.
Quelli li lasciamo tutti in eredità alle future generazioni.
Incendio all’ex ospedale Al Mare. Chi ha interesse a fare terra bruciata?
17/04/2014In Comune
Se venisse confermato che l’incendio è di natura dolosa, quanto accaduto questa notte getta inquietanti ipotesi su loschi interessi speculativi.
“Da anni questa preziosa porzione del nostro territorio è oggetto di mire speculative - ha commentato il consigliere comunale Beppe Caccia-. Solo cinque mesi fa l'amministrazione comunale si è liberata della pesante ipoteca rappresentata dalle fallimentari operazioni finanziarie e immobiliari di EstCapital e dei fondi Real Venice. Ma ciò non significa che torbidi interessi non continuino a svolazzare, come avvoltoi, sul destino di questa area”.
La domanda che dobbiamo porci, sottolinea il consigliere della lista In Comune è: chi ha interesse a fare "terra bruciata" dell'ex Ospedale al Mare? Chi ha interesse a danneggiare le attività volontarie di recupero e valorizzazione dell'area condotte da decine di cittadini al Teatro Marinoni e in tutta l'area?
Questioni queste che dovranno trovare risposta nelle prossime ore, sostiene Caccia, per bloccare sul nascere ogni mira speculativa: “Il futuro dell'ex Ospedale al Mare non può che essere definito riconoscendo e valorizzando l'iniziativa e la partecipazione diretta dei cittadini e l'interesse pubblico e sociale che l'area riveste per l'intera isola del Lido”.
La banda del “buco” colpisce ancora. Fermiamo la Tav in gronda
12/04/2014EcoMagazine
In altre parole, per quando riguarda Venezia, torna a camminare lo “zombie” di un progetto che gli ambientalisti credevano (speravano) oramai morto e sepolto. Quello demenziale di una fermata dell'Alta Velocità a pochissimi chilometri dalle stazioni di Mestre e di Venezia oggi raggiungibili in dieci minuti di autobus. Progetto che comporterebbe lo scavo di un tunnel, in parte in un'area densamente urbanizzata, in parte lungo la gronda lagunare alterando il delicatissimo equilibrio idrogeologico, in parte nel pieno delle aree archeologiche di Altino. Un miliardo di euro di spesa per un flusso di passeggeri contenuto e già efficacemente collegato alla stazione di Mestre.
“I Lupi affamati di grandi opere e dei grandi affari a spese dei cittadini che ne sono il necessario corollario, perdono il pelo ma non il vizio - ha commentato Beppe Caccia, consigliere comunale della lista In Comune - Questo tentativo del ministro di portare la l'Alta Velocità ferroviaria all'aeroporto Marco Polo per la gioia del presidente Save, Enrico Marchi, dovrà trovare nel nostro territorio ogni genere di barricate, da parte delle popolazioni interessate così come da parte dell'amministrazione comunale”.
La stessa RfiSpA, società della holding Ferrovie dello Stato, e il commissario governativo alla Tav, Bortolo Mainardi, ha spiegato il consigliere, hanno sonoramente bocciato il progetto di una nuova linea in gronda, sulla base di rigorose valutazioni tecniche, rilanciando il tema del potenziamento tecnologico dell'attuale collegamento Mestre-Trieste.
“Piuttosto - continua Caccia - c’è un'opera la cui realizzazione è necessaria e urgente: la bretella ferroviaria tra Dese e l'aeroporto, che consentirebbe di integrare il Marco Polo nel sistema ferroviario metropolitano regionale così da permettere a migliaia di passeggeri di raggiungere agevolmente lo scalo”. Purtroppo tale progetto costa “solo” 200 milioni di euro. Peraltro già disponibili e immediatamente cantierabili.
“Troppo pochi - conclude amaramente Caccia - per alimentare, a spese dei cittadini, il perverso meccanismo affaristico collegato alle Grandi Opere infrastrutturali”.
Il Parco della Laguna di Venezia è una realtà. Quasi…
11/04/2014EcoMagazine
Si chiude quindi una storia quarantennale, che potremmo far risalire al Fronte per la difesa della laguna di Venezia di Indro Montanelli. Una storia che ha visto momenti quanto meno pittoreschi come quelli rievocati durante l’incontro di questa mattina da Paolo Cacciari, che da onorevole presentò assieme a Luana Zanella un dimenticato pdl per un parco regionale, e che ha raccontato come all’epoca, durante gli incontri di presentazione del progetto a Burano, i cacciatori erano usi aizzargli contro i cani. Altri tempi? Mica tanto! Le ultime proteste anti parco che in certe frange hanno, per dirla con Bettin “travalicato i limiti della buona educazione” dimostrano che la questione è sempre bollente, in particolare nelle isole. Un impasse che superare è costato lavoro, interminabili discussioni, tolleranza e tanta tanta pazienza. “Ma adesso la maggioranza dei residenti è d’accordo col nostro progetto - ha commentato l’assessore -. Anche le categorie come quelle della pesca e del turismo si sono dette favorevoli. Ho già dichiarato che sono favorevole a sottoporre la questione ad un referendum. Chi teme che il parco comporti un regime troppo vincolistico sbaglia bersaglio. I vincoli di tutela già ci sono e non sarebbe neppure in nostro potere aggiungerne altri. Chi teme un ulteriore carrozzone burocratico sbaglia ugualmente. Oggi in laguna nord ci sono tanti vincoli ma non ci sono le opportunità collegate. Il parco serve proprio a potenziare questo aspetto e a salvaguardare non solo al natura ma anche la residenzialità, il lavoro, le attività tradizionali. In un ambiente fortemente antropizzato come la nostra laguna, non potremmo pensare ad un parco tradizionale ma piuttosto a un parco culturale e ambientale allo stesso tempo”.
“Il vero rischio - continua l’ambientalista - è non cogliere le potenzialità che il parco ci offrirà”. Mettere a disposizione gli strumenti adatti a questo scopo, sarà compito del Piano Ambientale che costituirà l’anima stessa del nascente parco e che vedrà la luce entro un anno dall’approvazione della delibera. “Sarà un percorso - ha assicurato Marco Favaro - trasparente e partecipato che godrà dei contributi di tutti gli attori in gioco: amministrazioni, residenti, categorie economiche...”
Il parco della laguna sarà naturalmente solo un parco di interesse locale (come dire “comunale”). Nella hit parade delle aree protette si colloca quindi all’ultimo posto in quanto vincoli di tutela. Ma proprio questa debolezza sarà la sua forza. “Nel ginepraio di competenze che si sommano in laguna, il parco non ne aggiungerà di nuove - ha assicurato Bettin -. I vincoli già ci sono, pure se non sempre vengono rispettati. Piuttosto, il compito del nuovo istituto sarà, oltre a quello di farli rispettare, soprattutto trasformate i vincoli passivi del tipo ‘non si può fare’ in vincoli attivi offrendo nuove possibilità di lavoro e attingendo a nuove forme di finanziamento”.
A lunedì quindi. Per scrivere l’ultimo articolo sulla “storia del famoso parco che non c’è”, per citare il libro di Giannandrea Mencini. E cominciare a scrivere - finalmente - del parco della Laguna di Venezia.
Riapre la stagione crocieristica, la Preziosa fa “stumpft” e Venezia si prepara alla mobilitazione
6/04/2014EcoMagazine
Ce ne hanno raccontate, di balle!
Ed ecco che, proprio nel viaggio inaugurale della stagione crocieristica, quello che ha riaperto il Bacino di San Marco alle Grandi navi, la Preziosa ha fatto “stumpft”!
Ieri alle 8,15 di mattina, una nave della Msc Crociere in ormeggio, la Preziosa, ha pesantemente sbattuto contro il “finger” – come viene chiamato il corridoio di imbarco dei passeggeri – ricavandone uno sfregio mica da ridere sul mascone di dritta. Eppure, tutte le famose condizioni di sicurezza previste dalle normative erano state rispettate: “Nonostante i due rimorchiatori e la presenza del pilota a bordo – si legge nella Nuova Venezia – la Preziosa è sembrata allargare la poppa e di conseguenza stringere troppo la prua verso la banchina. Il pilota ha dato il ‘macchine indietro’, ma anche questa manovra non è stata sufficiente a evitare che la parte di fiancata più vicina alla prua urtasse uno dei corridoi mobili d’imbarco”.
La Preziosa è una delle ammiraglie della Msc Crociere. Quella stessa Msc Crociere che, ci teniamo a sottolineare, sempre in questi è stata oggetto di una operazione della polizia brasiliana. In un blitz condotto in una sua nave ormeggiata nel porto di Salvador di Bahia, gli agenti hanno liberato undici persone «impiegate in condizioni analoghe agli schiavi», come hanno reso noto le forze dell’ordine. Viene da chiedersi se quando i sostenitori delle Grandi Navi invocano la necessità di difendere il posto di lavoro intendono qualcosa del genere.
A scanso di equivoci, diciamo subito che lo “stumpft” della preziosa nave non ci fa affatto piacere, pure se non fa altro che confermare ciò che Eco Magazine e i comitati per la difesa di Venezia hanno sempre sostenuto. Non ci fa piacere perché noi questi grattacieli galleggianti in manovra sotto il Campanile non li vorremmo neppure se fossero sicurissimi al – e dico una bestialità scientifica – cento per cento. Non ce li vogliamo per un sacco di buoni motivi. Non ultimo, la quantità di inquinamento che inevitabilmente spargono nella nostra laguna e nei nostri polmoni. Vedere confermati i nostri peggiori timori di profani “ignoranti della perfezione tecnica raggiunta dagli attuali sistemi computerizzati di navigazione” ci fa solo preoccupare di più e, naturalmente, ci spinge a gridare ancora più forte: “Fuori questi mostri dalla laguna di Venezia”.
Guarda caso, il giorno di riapertura del Bacino alle Grandi Navi era pure a ridosso della Domenica Ecologica, che a Venezia significa tirare fuori i remi e lasciare in cavana il fuoribordo. Iniziativa lodevolissima, per carità, ma che certo ti lascia un po’ l’amaro in bocca quanto a te tocca spingere sullo scalmo mentre la Msc fa andare le sue navi, che sono un tantino più grandi e più inquinanti della tua “topa”, su e giù per il canal della Giudecca. A Ca’ Farsetti, a far la passerella con i giornalisti, c’era pure il ministro per l’Ambiente, Gianluca Galletti, che si è beccato l’inevitabile contestazione dei comitati. In un breve colloquio con i cittadini che gli hanno ricordato i rischi per la città e la devastazione per la laguna che questi obbrobriosi Grand Hotel galleggianti comportano, il ministro ha ribadito la volontà di “portare fuori le Grandi Navi dalla laguna trovando una soluzione che non danneggi l’economia”.
Soluzione che, dal nostro punto di vista, non può che essere quella di tenere questi alveari il più lontano possibile dalla nostra città. E, siccome abbiamo imparato che senza lotta sociale nessuno ci regala niente – tantomeno un Governo, sia esso di destra o di sinistra – i comitati hanno rilanciato la mobilitazione. L’incidente della Preziosa ha spazzato via due mesi di incessanti propagande e di inqualificabili piagnistei che le compagnie di crociera hanno portato avanti su tutti i media, dalle televisioni locali alle pagine pubblicitarie acquistate sui giornali. E questo è senz’altro un punto a nostro vantaggio.
Domani, lunedì 14 aprile, è stata indetta un’assemblea cittadina a S. Leonardo alle 16.30 per preparare le prossime mobilitazioni.
Di seguito, in chiusura, riporto col copia e incolla il comunicato stampa lanciato dal Comitato No Grandi navi.
Gli dei puniscono la superbia degli uomini, e così stamane [ieri 5 aprile] la Msc Preziosa ha deragliato dai binari di Paolo Costa e di Sandro Trevisanato andando a sbattere contro la banchina della Marittima nonostante due rimorchiatori, il pilota a bordo, le tecnologie ultramoderne che la guidano.
Non c’è che dire, una bella riapertura per la stagione croceristica!
È ovvio per chiunque che in qualsiasi attività umana l’incidente è sempre dietro l’angolo, ma non per i paladini del crocerismo che hanno sempre fatto come il cieco che non vuol vedere o il sordo che non vuol sentire, negando qualsivoglia problema e riducendolo a “fastidio estetico”, come a suon di libri o di paginate di giornali a pagamento hanno cercato di dire l’Autorità Portuale e la Venezia Terminal Passeggeri.
La grande contro-informazione e mobilitazione che abbiamo costruito in questi due anni ha fatto si che centinaia e centinaia di persone si siano opposte al passaggio delle grandi navi in laguna (con i propri cervelli, cuori e corpi) facendo capire al mondo intero l’importanza e la legittimità della nostra battaglia. Battaglia che il mondo ha mostrato di appoggiare e condividere.
Non ci spaventano le ammende che ci sono state inflitte travisando il significato della protesta sociale e colpendola con provvedimenti amministrativi. Siamo giustamente preoccupati per gli immensi problemi, per i gravi rischi connessi al crocerismo e per i pochi vantaggi che ne trae la città. E oggi gridiamo di nuovo basta, basta basta!!!!
Diffidiamo il Governo e la Regione dall’imboccare scorciatoie inaccettabili per fare presto, con la scusa dell’incidente. Bisogna si intervenire presto, ma operare alla luce del sole. La strada è solo una: nessun ricorso alla legge obiettivo, un vero e serio confronto tra i progetti e gli scenari in campo, un dibattito trasparente e partecipato che abbia al primo posto l’interesse pubblico.
Se si terranno in conto tutti i problemi legati al crocierismo tra cui la crescita del livello del mare e i limiti alla portualità che comporterà il Mose alle bocche di porto, la soluzione che unisce la salvaguardia del lavoro e la tutela dell’ambiente è una sola:
le grandi navi incompatibili devono stare fuori dalla laguna.
Quello che è successo oggi ci dice che la lotta è aperta più che mai e ci spinge a proporre un’assemblea cittadina nei prossimi giorni, per chiamare a raccolta la cittadinanza tutta.
Porto Tolle: condannati gli ex amministratori di Enel per disastro colposo
1/04/2014EcoMagazine
Una sentenza controcorrente per un Paese come il nostro dove i reati ambientali non trovano mai troppo seguito nelle aule di giustizia, in particolare quando sui banchi degli imputati siedono potenti manager pubblici. Questa volta invece, grazie alla perseveranza di associazioni come Legambiente, Green Peace, Italia Nostra e Wwf che si sono costituite parte civile, è arrivata una condanna dura che sposa in pieno le tesi degli ambientalisti.
Esterrefatti per una sentenza che incrina la loro “teutonica fiducia sulla Giustizia” si sono detti i due ex amministratori delegati di Enel che annunciano ricorsi e controricorsi. “La centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore anche all’epoca dei fatti ha sostenuto l’avvocato difensore di Scaroni, Alberto Moro Visconti, - I reati contestati non sussistono, peraltro sono così risalenti nel tempo che, se ci fossero stati, oggi avrebbero dovuto essere dichiarati prescritti”. Traduzione: quel giorno non c’ero e se c’ero dormivo.
Tutto da vedere se la condanna peserà sulla riconferma di Paolo Scaroni al vertice di Eni. Il premier Matteo Renzi non si è ancora pronunciato a riguardo pur se ha sostenuto la necessità di rispettare le sentenze della magistratura.
Comunque vada per la carriera manageriale di Scaroni, questa rimane una sentenza storica che per la prima volta stabilisce un nesso tra le emissioni di una centrale e l'aumento di patologie nella popolazione locale.
Una sentenza che seppellisce definitivamente i progetti di Enel di riconvertire a carbone, la fonte energetica più inquinante per l’ambiente e dannosa per la salute, la centrale di Porto Tolle.
Una riconversione che, si legge in una nota diffusa dalle associazioni ambientaliste, “non risponde ad alcuna necessità energetica del Paese, non ha fondamento in termini di strategia industriale e consegnerebbe il Polesine a un modello di sviluppo già dimostratosi perdente e dannoso”. Un progetto che, qualche settimana fa, era stato bocciato pure dalla commissione Via del ministero per l’Ambiente.
Ancora una volta, agli ambientalisti resta la magra soddisfazione di poter dire, trent’anni dopo, “visto che avevamo ragione noi?” e l'ancor più magra considerazione che c'è voluta la magistratura per dimostrarlo.