In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
Il Parco della Laguna di Venezia è una realtà. Quasi…
11/04/2014EcoMagazine
Si chiude quindi una storia quarantennale, che potremmo far risalire al Fronte per la difesa della laguna di Venezia di Indro Montanelli. Una storia che ha visto momenti quanto meno pittoreschi come quelli rievocati durante l’incontro di questa mattina da Paolo Cacciari, che da onorevole presentò assieme a Luana Zanella un dimenticato pdl per un parco regionale, e che ha raccontato come all’epoca, durante gli incontri di presentazione del progetto a Burano, i cacciatori erano usi aizzargli contro i cani. Altri tempi? Mica tanto! Le ultime proteste anti parco che in certe frange hanno, per dirla con Bettin “travalicato i limiti della buona educazione” dimostrano che la questione è sempre bollente, in particolare nelle isole. Un impasse che superare è costato lavoro, interminabili discussioni, tolleranza e tanta tanta pazienza. “Ma adesso la maggioranza dei residenti è d’accordo col nostro progetto - ha commentato l’assessore -. Anche le categorie come quelle della pesca e del turismo si sono dette favorevoli. Ho già dichiarato che sono favorevole a sottoporre la questione ad un referendum. Chi teme che il parco comporti un regime troppo vincolistico sbaglia bersaglio. I vincoli di tutela già ci sono e non sarebbe neppure in nostro potere aggiungerne altri. Chi teme un ulteriore carrozzone burocratico sbaglia ugualmente. Oggi in laguna nord ci sono tanti vincoli ma non ci sono le opportunità collegate. Il parco serve proprio a potenziare questo aspetto e a salvaguardare non solo al natura ma anche la residenzialità, il lavoro, le attività tradizionali. In un ambiente fortemente antropizzato come la nostra laguna, non potremmo pensare ad un parco tradizionale ma piuttosto a un parco culturale e ambientale allo stesso tempo”.
“Il vero rischio - continua l’ambientalista - è non cogliere le potenzialità che il parco ci offrirà”. Mettere a disposizione gli strumenti adatti a questo scopo, sarà compito del Piano Ambientale che costituirà l’anima stessa del nascente parco e che vedrà la luce entro un anno dall’approvazione della delibera. “Sarà un percorso - ha assicurato Marco Favaro - trasparente e partecipato che godrà dei contributi di tutti gli attori in gioco: amministrazioni, residenti, categorie economiche...”
Il parco della laguna sarà naturalmente solo un parco di interesse locale (come dire “comunale”). Nella hit parade delle aree protette si colloca quindi all’ultimo posto in quanto vincoli di tutela. Ma proprio questa debolezza sarà la sua forza. “Nel ginepraio di competenze che si sommano in laguna, il parco non ne aggiungerà di nuove - ha assicurato Bettin -. I vincoli già ci sono, pure se non sempre vengono rispettati. Piuttosto, il compito del nuovo istituto sarà, oltre a quello di farli rispettare, soprattutto trasformate i vincoli passivi del tipo ‘non si può fare’ in vincoli attivi offrendo nuove possibilità di lavoro e attingendo a nuove forme di finanziamento”.
A lunedì quindi. Per scrivere l’ultimo articolo sulla “storia del famoso parco che non c’è”, per citare il libro di Giannandrea Mencini. E cominciare a scrivere - finalmente - del parco della Laguna di Venezia.
Riapre la stagione crocieristica, la Preziosa fa “stumpft” e Venezia si prepara alla mobilitazione
6/04/2014EcoMagazine
Ce ne hanno raccontate, di balle!
Ed ecco che, proprio nel viaggio inaugurale della stagione crocieristica, quello che ha riaperto il Bacino di San Marco alle Grandi navi, la Preziosa ha fatto “stumpft”!
Ieri alle 8,15 di mattina, una nave della Msc Crociere in ormeggio, la Preziosa, ha pesantemente sbattuto contro il “finger” – come viene chiamato il corridoio di imbarco dei passeggeri – ricavandone uno sfregio mica da ridere sul mascone di dritta. Eppure, tutte le famose condizioni di sicurezza previste dalle normative erano state rispettate: “Nonostante i due rimorchiatori e la presenza del pilota a bordo – si legge nella Nuova Venezia – la Preziosa è sembrata allargare la poppa e di conseguenza stringere troppo la prua verso la banchina. Il pilota ha dato il ‘macchine indietro’, ma anche questa manovra non è stata sufficiente a evitare che la parte di fiancata più vicina alla prua urtasse uno dei corridoi mobili d’imbarco”.
La Preziosa è una delle ammiraglie della Msc Crociere. Quella stessa Msc Crociere che, ci teniamo a sottolineare, sempre in questi è stata oggetto di una operazione della polizia brasiliana. In un blitz condotto in una sua nave ormeggiata nel porto di Salvador di Bahia, gli agenti hanno liberato undici persone «impiegate in condizioni analoghe agli schiavi», come hanno reso noto le forze dell’ordine. Viene da chiedersi se quando i sostenitori delle Grandi Navi invocano la necessità di difendere il posto di lavoro intendono qualcosa del genere.
A scanso di equivoci, diciamo subito che lo “stumpft” della preziosa nave non ci fa affatto piacere, pure se non fa altro che confermare ciò che Eco Magazine e i comitati per la difesa di Venezia hanno sempre sostenuto. Non ci fa piacere perché noi questi grattacieli galleggianti in manovra sotto il Campanile non li vorremmo neppure se fossero sicurissimi al – e dico una bestialità scientifica – cento per cento. Non ce li vogliamo per un sacco di buoni motivi. Non ultimo, la quantità di inquinamento che inevitabilmente spargono nella nostra laguna e nei nostri polmoni. Vedere confermati i nostri peggiori timori di profani “ignoranti della perfezione tecnica raggiunta dagli attuali sistemi computerizzati di navigazione” ci fa solo preoccupare di più e, naturalmente, ci spinge a gridare ancora più forte: “Fuori questi mostri dalla laguna di Venezia”.
Guarda caso, il giorno di riapertura del Bacino alle Grandi Navi era pure a ridosso della Domenica Ecologica, che a Venezia significa tirare fuori i remi e lasciare in cavana il fuoribordo. Iniziativa lodevolissima, per carità, ma che certo ti lascia un po’ l’amaro in bocca quanto a te tocca spingere sullo scalmo mentre la Msc fa andare le sue navi, che sono un tantino più grandi e più inquinanti della tua “topa”, su e giù per il canal della Giudecca. A Ca’ Farsetti, a far la passerella con i giornalisti, c’era pure il ministro per l’Ambiente, Gianluca Galletti, che si è beccato l’inevitabile contestazione dei comitati. In un breve colloquio con i cittadini che gli hanno ricordato i rischi per la città e la devastazione per la laguna che questi obbrobriosi Grand Hotel galleggianti comportano, il ministro ha ribadito la volontà di “portare fuori le Grandi Navi dalla laguna trovando una soluzione che non danneggi l’economia”.
Soluzione che, dal nostro punto di vista, non può che essere quella di tenere questi alveari il più lontano possibile dalla nostra città. E, siccome abbiamo imparato che senza lotta sociale nessuno ci regala niente – tantomeno un Governo, sia esso di destra o di sinistra – i comitati hanno rilanciato la mobilitazione. L’incidente della Preziosa ha spazzato via due mesi di incessanti propagande e di inqualificabili piagnistei che le compagnie di crociera hanno portato avanti su tutti i media, dalle televisioni locali alle pagine pubblicitarie acquistate sui giornali. E questo è senz’altro un punto a nostro vantaggio.
Domani, lunedì 14 aprile, è stata indetta un’assemblea cittadina a S. Leonardo alle 16.30 per preparare le prossime mobilitazioni.
Di seguito, in chiusura, riporto col copia e incolla il comunicato stampa lanciato dal Comitato No Grandi navi.
Gli dei puniscono la superbia degli uomini, e così stamane [ieri 5 aprile] la Msc Preziosa ha deragliato dai binari di Paolo Costa e di Sandro Trevisanato andando a sbattere contro la banchina della Marittima nonostante due rimorchiatori, il pilota a bordo, le tecnologie ultramoderne che la guidano.
Non c’è che dire, una bella riapertura per la stagione croceristica!
È ovvio per chiunque che in qualsiasi attività umana l’incidente è sempre dietro l’angolo, ma non per i paladini del crocerismo che hanno sempre fatto come il cieco che non vuol vedere o il sordo che non vuol sentire, negando qualsivoglia problema e riducendolo a “fastidio estetico”, come a suon di libri o di paginate di giornali a pagamento hanno cercato di dire l’Autorità Portuale e la Venezia Terminal Passeggeri.
La grande contro-informazione e mobilitazione che abbiamo costruito in questi due anni ha fatto si che centinaia e centinaia di persone si siano opposte al passaggio delle grandi navi in laguna (con i propri cervelli, cuori e corpi) facendo capire al mondo intero l’importanza e la legittimità della nostra battaglia. Battaglia che il mondo ha mostrato di appoggiare e condividere.
Non ci spaventano le ammende che ci sono state inflitte travisando il significato della protesta sociale e colpendola con provvedimenti amministrativi. Siamo giustamente preoccupati per gli immensi problemi, per i gravi rischi connessi al crocerismo e per i pochi vantaggi che ne trae la città. E oggi gridiamo di nuovo basta, basta basta!!!!
Diffidiamo il Governo e la Regione dall’imboccare scorciatoie inaccettabili per fare presto, con la scusa dell’incidente. Bisogna si intervenire presto, ma operare alla luce del sole. La strada è solo una: nessun ricorso alla legge obiettivo, un vero e serio confronto tra i progetti e gli scenari in campo, un dibattito trasparente e partecipato che abbia al primo posto l’interesse pubblico.
Se si terranno in conto tutti i problemi legati al crocierismo tra cui la crescita del livello del mare e i limiti alla portualità che comporterà il Mose alle bocche di porto, la soluzione che unisce la salvaguardia del lavoro e la tutela dell’ambiente è una sola:
le grandi navi incompatibili devono stare fuori dalla laguna.
Quello che è successo oggi ci dice che la lotta è aperta più che mai e ci spinge a proporre un’assemblea cittadina nei prossimi giorni, per chiamare a raccolta la cittadinanza tutta.
Porto Tolle: condannati gli ex amministratori di Enel per disastro colposo
1/04/2014EcoMagazine
Una sentenza controcorrente per un Paese come il nostro dove i reati ambientali non trovano mai troppo seguito nelle aule di giustizia, in particolare quando sui banchi degli imputati siedono potenti manager pubblici. Questa volta invece, grazie alla perseveranza di associazioni come Legambiente, Green Peace, Italia Nostra e Wwf che si sono costituite parte civile, è arrivata una condanna dura che sposa in pieno le tesi degli ambientalisti.
Esterrefatti per una sentenza che incrina la loro “teutonica fiducia sulla Giustizia” si sono detti i due ex amministratori delegati di Enel che annunciano ricorsi e controricorsi. “La centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore anche all’epoca dei fatti ha sostenuto l’avvocato difensore di Scaroni, Alberto Moro Visconti, - I reati contestati non sussistono, peraltro sono così risalenti nel tempo che, se ci fossero stati, oggi avrebbero dovuto essere dichiarati prescritti”. Traduzione: quel giorno non c’ero e se c’ero dormivo.
Tutto da vedere se la condanna peserà sulla riconferma di Paolo Scaroni al vertice di Eni. Il premier Matteo Renzi non si è ancora pronunciato a riguardo pur se ha sostenuto la necessità di rispettare le sentenze della magistratura.
Comunque vada per la carriera manageriale di Scaroni, questa rimane una sentenza storica che per la prima volta stabilisce un nesso tra le emissioni di una centrale e l'aumento di patologie nella popolazione locale.
Una sentenza che seppellisce definitivamente i progetti di Enel di riconvertire a carbone, la fonte energetica più inquinante per l’ambiente e dannosa per la salute, la centrale di Porto Tolle.
Una riconversione che, si legge in una nota diffusa dalle associazioni ambientaliste, “non risponde ad alcuna necessità energetica del Paese, non ha fondamento in termini di strategia industriale e consegnerebbe il Polesine a un modello di sviluppo già dimostratosi perdente e dannoso”. Un progetto che, qualche settimana fa, era stato bocciato pure dalla commissione Via del ministero per l’Ambiente.
Ancora una volta, agli ambientalisti resta la magra soddisfazione di poter dire, trent’anni dopo, “visto che avevamo ragione noi?” e l'ancor più magra considerazione che c'è voluta la magistratura per dimostrarlo.
La Francia vieta il mais Ogm. L’Italia no e va verso la deregulation
24/03/2014EcoMagazine
Intanto, nell’anticipo di primavera che stiamo vivendo, il tempo della semina si sta avvicinando. L’imprenditore (non ci sembra giusto definirlo “agricoltore”) friulano Giorgio Fidenato che lo scorso anno in barba alla normativa ha coltivato il mais modificato Mon 810, si appresta a far il bis e non solo. Il suo ricorso al Tar del Lazio che sarà discusso il prossimo 10 aprile, ha buone possibilità di fare piazza pulita del pasticciato decreto ministeriale che lo scorso anno riuscì a bloccare, sia pure all’ultimo momento, la semina del mais Ogm in Italia dopo che la Commissione Europea gli aveva spalancato le porte.
Cosa succederà se il Tar del Lazio, che in questo caso è competente per tutto il Paese, concederà la sospensiva del divieto? Secondo la normativa, spetta alle Regioni stabilire i criteri di coesistenza tra una cultura geneticamente modificata e una tradizionale. Tali criteri, se pensati per difendere le normali coltivazioni dalla contaminazione, potrebbero essere talmente vincolanti da proibire, di fatto, la semina Ogm. Ebbene, allo stato attuale solo la Regione Friuli Venezia Giulia si è dotata di una tale normativa. Col risultato paradossale che, se il Tar accogliesse il ricorso del Fidenato, costui potrebbe seminare mais Ogm in tutte le Regioni tranne che nella sua! C’è da dire comunque che l’imprenditore ha già fatto sapere che Tar o non Tar, Regione o non Regione, lui il suo Mon 810 continuerà ugualmente a coltivarselo. Anche continuando a pagare tutte le multe che gli venissero appioppate.
Ma, Friuli a parte, tutte le altre Regioni d’Italia - che non hanno avuto il loro Giorgio Fidenato - sono ancora all’anno zero! In poche parole, si rischia a primavera di assistere ad una deregulation totale dove tutti seminano quello che vogliono e dove vogliono, anche a due passi dei campi coltivati a biologico e che, di conseguenza, perderanno così il diritto alla certificazione.
Un terremoto mica da poco per l’agricoltura italiana!
Certo, come scrivevamo in apertura, è tutta questione di volontà politica. L’Italia potrebbe copiare paro paro la Francia dove, in attesa che la legge contro la coltivazione degli Ogm compia il suo iter parlamentare, il Ministero ha impugnato la sopra citata “clausola di salvaguardia” adducendo i tanti studi scientifici che testimoniano il pesante impatto ambientale che il Mon 810 ha sull’ambiente e sulla salute dei consumatori. In questo senso, si è espresso anche il parlamento italiano lo scorso anno votando una dichiarazioni di intenti. Adesso spetta, o forse dovremmo scrivere “spetterebbe”, al nuovo Governo recepirla. Sempre che ci sia la sopracitata volontà politica di farlo. Perché il tempo della semina è sempre più vicino.
Tutto da rifare. Il Tar riapre il bacino di San Marco alle Grandi Navi
18/03/2014EcoMagazine, Global Project
In poche parole, il tribunale amministrativo ha riaperto il palcoscenico del bacino di San Marco alla Grandi Navi sul quale il Governo, grazia anche alla grande mobilitazione popolare dei veneziani, aveva chiuso il sipario. Come se non bastasse il Tar, ha sospeso anche la riduzione del 12,5% del traffico crocieristico davanti alla Piazza.
C’è da dire che ben difficilmente la sospensiva - valida, ricordiamolo, solo in attesa dell’udienza di merito che è prevista per metà giugno - avrà ricadute immediate. Intanto perché il limite delle 96 mila tonnellate sarebbe decorso dal 2015, poi perché la riduzione del traffico è già stata cautelativamente programmata nell’offerta turistica e le compagnie di navigazione non riusciranno ad inserire di punto in bianco altre crociere, perlomeno nel calendario di primavera. Non a caso, i giornali di queste ultime settimane sono zeppe di articoli in cui i padroni delle società che gestiscono le Grandi Navi piangono il morto e la miseria incombente.
Resta comunque la preoccupazione di una sentenza che sposa in pieno la causa delle compagnie di navigazione sostenendo che le limitazioni al traffico "devono essere subordinate alla disponibilità di praticabili vie di navigazione alternative a quelle vietate". Come dire: cari signori, prima di vietare qualcosa, preparate le alternativa. Poco importa che la laguna non ce la faccia più a sostenere l’insostenibile.
Ancora una volta, insomma, l’economia vince sull’ambiente. Esattamente quel principio che ha causato la cosiddetta “crisi economica” e che i No Grandi Navi hanno provato a ribaltare buttandosi in acqua.
La sentenza del Tar ha ottenuto l’ovvio plauso dell’autorità portuale che ne sta facendo un cavallo di troia per spingere sul suo vero obbiettivo: lo scavo del canal Contorta. “La decisione del Tar - si legge in un suo comunicato - non può, né deve, assolutamente distrarci, o peggio fermarci, dal voler trovare e realizzare entro il 2016 la via d’acqua alternativa per raggiungere la Marittima e ovviare al passaggio davanti San Marco. Il Governo, anche su suggerimento del Senato, si è dato 120 giorni di tempo per valutare il Contorta Sant'Angelo o la sua alternativa. Se la decisione verrà presa entro questi termini, e non abbiamo motivo di dubitarne, la sentenza odierna verrà nei fatti positivamente superata dalla soluzione che metterà insieme la salvaguardia di San Marco e quella dell'eccellenza crocieristica veneziana”. Per Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale, questa è la sola strada per salvare capra e cavoli, ovvero evitare di devastare la “zona nobile” di Venezia, il bacino di San Marco, e salvaguardare (più che l’occupazione) gli interessi economici delle grandi compagnie. Peccato che a pagare sia la capra che i cavoli sarebbe la nostra povera laguna che verrebbe devastata dall’ennesima Grande Opera. E sempre ammesso che si possa ancora parlare di “laguna” a proposito di una zona che tra Mose, barene di cemento ed escavazioni varie oramai è diventata un braccio di mare aperto.
Alla soddisfazione di Costa, si somma quella della Confindustria, contentissima che l’economia, o meglio una “certa economia”, sia ancora la prima preoccupazione di giudici osservanti e Governi obbedienti. "La decisione del Tar di accogliere la richiesta di sospensiva alle limitazioni -ha dichiarato Matteo Zoppas, il presidente - è un primo segnale positivo del fatto che i fattori economici e occupazionali siano diventati parte integrante di ogni valutazione”.
Meno soddisfatto della sentenza, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che ha diffuso il seguente comunicato. “Sapevamo che l’ordinanza della Capitaneria di Porto fosse illegittima, tanto è vero che anche il Comune di Venezia ha proposto un ricorso avverso lo stesso atto, e ci aspettavamo quindi un pronunciamento di questo genere. Siamo fiduciosi che la volontà del Governo sarà rispettata, e con questa il suo impegno affinché le navi non compatibili siano allontanate dal Bacino di San Marco. Auspico che questo impegno e questa volontà - che sono anche quelle della Città e del mondo intero che ci guarda - siano ribaditi ponendo rimedio, ove necessario, ai vizi rilevati dal giudice amministrativo, al fine di raggiungere l’obiettivo ampiamente condiviso anche a livello internazionale. È ferma intenzione del Comune di Venezia tutelare la Città e la sua Laguna con determinazione. Non siamo disponibili a delegare a nessuno la difesa degli interessi primari dei cittadini. Così come riteniamo che gli organi dello Stato non possano delegare ai propri concessionari l’attuazione di politiche condivise a livello di governo nazionale, e debbano adempiere puntualmente alla volontà espressa all’unanimità dal Senato della Repubblica". Niente paura, vi faccio subito la traduzione: “Che la famosa ordinanza fosse fatta da cani (e vien da chiedersi se apposta o no) lo sapevo pure che che non per niente sono avvocato. Quale sia la volontà del Governo a proposito di questa faccenda non sono riuscito a intuirlo neppure alla lontana però sappiamo tutti che Venezia è sotto gli occhi del mondo e di figure barbine sulla sua salvaguardia ne abbiamo già fatte pure troppe. Onde per cui, prima di combinare altri pasticci per favorire le grandi compagnie, sarebbe opportuno che chi comanda ascoltasse pure me e il Comune di Venezia che è l’organo più vicino ai cittadini. Che poi, anche al di là della mia personale opinione sulla questione, sono i soli davvero interessati al futuro di Venezia e che, se non lo avete ancora capito, non vogliono vedersi devastare quel che resta della loro città che quei grattacieli galleggianti”.
Non ha bisogno di traduzioni ma anzi si piglia il primo premio per il comunicato più chiaro e conciso dell’anno, il “cinguettio” su twitter del comitato No Grandi Navi: “Tutti pronti alla mobilitazione?”
E va bene. Vado in soffitta a tirar giù le pinne!
Attivista arrestato e pestato
12/03/2014Il Manifesto
Quindi Zeno è stato portato in Questura, trattenuto per più di sette ore, dalle 14 a oltre le 19, in una cella di sicurezza senza che nessuno lo informasse dei reati per i quali era stato fermato e che gli fosse permesso parlare con un avvocato. “E, cosa ancora più grave - commenta la d’Agostino -, senza assistenza alcuna nonostante gli fosse stata rotta una costola. Tanto è vero che in ospedale gli è stata fatta una ecografia alla addominale per paura di versamenti e lesioni interne”.
Verso sera, il giovane è stato rilasciato e, da solo, si è recato barcollante per le percosse in pronto soccorso dove gli sono state riscontrate la frattura dell’undicesima costola sinistra, trauma distorsivo, rachide cervicale e contusioni multiple.
Non possono non tornare alla mente i casi Cucchi, Aldrovandi, Uva, Bianzino e gli altri episodi in cui gente in divisa sfoga una immotivata violenza contro i fermati per poi abbandonarli alla loro sorte.
“Da sottolineare, oltre alla mancata assistenza che avrebbe potuto tradursi in un’altra tragedia - ha commentato Aurora d’Agostino - che il famoso gestaccio punibile col reato di oltraggio alla forza pubblica che avrebbe causato l’aggressione dei celerini non è stato neppure messo a verbale!” Zeno è stato denunciato per minaccia, lesioni, resistenza a Pubblico Ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità. Dopo la conferenza stampa, svoltasi proprio davanti alla Questura, gli amici di Zeno e i suoi compagni degli spazi sociali padovani hanno organizzato una partecipata, oltre duecento persone, e pacifica manifestazione di protesta lungo le strade della città. Del caso si sono interessati anche i deputati Giulio Marcon, Alessandro Zan e Giorgio Airaudo che ha inoltrato una interrogazione parlamentare al ministro degli Interni per far luce sulla vicenda.
Di forconi, di insulti e di altre Commedie. Lo sfogo di un povero spalatore
11/03/2014In Comune
Fatto sta che tocca spalare. E tocca proprio a me che ho il... piacere? privilegio? onere? di essere l’amministratore della sua pagina. Per farvela breve, son tre giorni che banno, elimino, chiudo, taglio e nascondo i post insultanti di tutti gli sbalconati fascistoidi che abbiano mai avuto la cattiva idea di entrare su Facebook. E non è ancora finita.
Per dirla col Dante - ebbene sì, per ripulirmi l’anima ho ripreso in mano la Commedia - del commento di Caccia sotto riportato si potrebbe scrivere “nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura”. Parafrasi: Beppe ha colpito nel segno e ha fatto incazzare tanta gente.
Ma siccome se guardi nell’abisso, anche l’abisso guarda in te (questo è quel tal Friedrich), vi assicuro che è un lavoro stomachevole. Perché per farlo devi accettare una situazione di incomunicabilità senza speranza. Non c’è dialogo che tenga di fronte a commenti totalmente sgrammaticati, avulsi dalla realtà, in qualche caso anche malati, che cercano solo l’insulto nell’effimera illusione di poter arrecare dolore all’avversario. In tutta franchezza, mi spiace per loro e mi spiace per me perché non ho potuto rispondere “Tu la pensi così? Io invece... Ragioniamo!”
Certo. Le argomentazioni non hanno mai convinto nessuno. E quelle solide ancora meno (Voltaire, se non erro). E questo è uno dei motivi per il quale faccio solo il giornalista e me ne sto ben distante dalla politica parlata, con tutto il rispetto e l’ammirazione per chi la fa. Ma il dialogo rimane comunque una cosa della quale non possiamo fare a meno, altrimenti siamo carne da psichiatra. Ma che dialogo è mai possibile sotto una tale valanga di merda? Sarò anche una Biancaneve ma, ve lo dico con sincerità, ci son rimasto male. Mi son dovuto abbruttire a scaricare giù per il cesso i peggiori mostri partoriti dal sonno della ragione (Goya, stavolta) ma per farlo mi è toccato prima guardarli sul muso feroce.
Ed è proprio qui che entrate in gioco voi. “E che caspita c’entriamo noi?” domanderete. C’entrate. C’entrate perché vi ci faccio “c’entrare” io, vi rispondo. Per esorcizzare il male, non ho trovato di meglio che condividerlo. Eccovi dunque, per la gioia dei vostri occhi, un breve sunto dei candidi fiori di prato che sono spuntati sotto il citato post di Beppe. Ve li riporto col copia e incolla. Onde per cui non imputate a me le storpiature grammaticali e le bestemmie sintattiche. (Neanche il correttore automatico di Word sanno tenere inserito...) Per quella pietà che tu per tema senti (sempre Dante), ho evitato di riportare i nomi propri.
Non fate i vigliacchi e leggete sino alla fine, eh? Seguitemi. Or discendiam qua giù nel cieco mondo (ancora lui).
“Schifoooooo , delinquenti rossi protetti da orsoni vi spzzeremo via da venezia dei doge. vergognaaaaaaa Caccia frocio e amico dei froci hai mai lavorato in vita tua?”; “Camilla, pagherai! Pagherai per il male che hai fatto ai nostri bambini! Pagherai per le tue menzogne! Per i tuoi numerosi misfatti! Pagherai per il seme della bugia che spargi su orecchie innocenti! Pagherai per la tua alleanza con il DEMONIO! Pagherai per il dolore che spargi sulle nostre famiglie!”; “Un di, presto ,la Fiamma Tricolore dell’Italia Divina si alzerà sul Morion, covo di bastardi e drogati, per purificare con il fuoco la nostra Patria violentata e uccisa” (Neanche D’Annunzio); “MERDAAAAAAAA !!!!!! SCHIFOSIIIIIII!!!! CON LE SPRAGHEEEEE VIGLIAAAACCCHHHIIII CANCELLATE MA TANTO ABBIAMO COPIATO E FACCIAMO GIRARE DAPERTUTTO!!!! AH AH AH AH AH” (la risata satanica continua per altre quindici righe); “Bastardi viglaicchi vili ci avete dato in 50 contro uno ma la prossima volta veniamo con i carri armati”; “Altro che in 50!!!! erano più di 500 contro uno, li ho contati contati io!” (Ah beh... se li hai contati tu...); “ci sono i video dei vigili del fuoco che li hanno fatti aposta per testimoniare la vile agressione dei porci dei centri sociali capitanati da caccia che è anche un consigliere della regione e che chi lo ha votato si dovrebbe tagliarli le mani cosi non vota piu”; “giusto. e’ cosi’ che fanno in arabia dai mussulmani che sono tutti amici loro”; “Quelli sono violenti e sono loro i veri fascisti che non hanno mai lavorato in vita loro e che non sanno il dolore degli imprenditori che si suicidano per le tasse. Non gliene frega niente di chi lavora”; “No ** sbagli. Quei cani del Morion non sono degni di essere chiamati fascisti” (Qui segue una interessante diatriba che vi risparmio su chi possa e chi non possa fregiarsi dell’ambito titolo); “basta basta basta con i centri sociali! Ecco di cosa sono capaci! aggredire una pacifica manifestazione autorizzata che voleva solo difendere i nostri bambini dai recchioni di merda. Tutti amici di Caccia e di quella schifosa della Seibezi. A casa vi mandiamo alle prossime elezioni. Basta con l’obbligo di avere dei gay al comune!!!! E vorrebbero anche far obbligatori a scuola dei libri che indottrinano i bambini a fare come loro? Schifosi!”; “Quelli del Morion sono tutti dei sorci che bisogna annegare nel canale della giudecca” (Ma poi le Grandi Navi ce la fanno a passare?); “A Venezia non si può più andare in giro che quei porci dei centri sociali, e ce ne sono otto in città!, ti buttano in acqua, ti stuprano e ti aggrediscono” (non necessariamente in questo ordine, spero); “Ma chi è che ha votato Orsoni che ci ha riempito la città di questi violenti? che poi dove abitano vorrei sapere”; “Io voglio chiamarmi mamma e papà e non genitori 1, 2 o anche 3! Adesso nelle scuole vogliono obbligare i bambini a studiare da gay. E poi la città è piena di froci e travestiti che rompono i cosidetti” (Ah, ma quello è il Carnevale); “Si vergogni ad usare il termine fascista! Rispetti le opinioni altrui e prenda qualche libro di storia e lo impari, esimio consigliere Caccia, visto che è pagato dagli italiani”; “Caccia ma dove abita?” (questo l’ho bannato ma forse ho fatto male. Magari voleva solo mandargli dei fiori) “E Giuseppina Gherzi che i partigiani hanno stuprato e ucciso? Dove la mettiamo?? merdeeeee rosseeee!!!!”; “Basta con i comunisti!!!”; “Se la polizia vorrebbe basterebbe che andasse a fare una retata al Morion per trovarlo pieno di droga e chiuderlo per sempre” (Se la polizia “vorrebbe”, potrebbe fare lo stesso a qualche festino con deputati e senatori e ne troverebbe certo di più, di droga); “Io sono una mamma, ha capito signor Caccia? E non una genitore 2!!!”; “Ragazzi ma perché stiamo qui a discutere? Mettiamoci in diecimila e andiamo al Morion a sfasciare tutto. Ripeto, perché stiamo qui a discutere?” (E’ quello che mi chiedo pure io)
E mi fermo qua. Ebbene? Vi ho dato una idea dello schifo che mi è toccato buttare giù per il cesso? Siate buoni e mandatemi una mail di solidarietà!
Caricati i lavoratori dell'Artoni
26/02/2014Il Manifesto
La lotta dei lavoratori della Artoni si inserisce in un momento delicato per tutto il comparto del trasporto. Dopo quattro scioperi nazionali e un lungo percorso di lotta, i sindacati di base sono riusciti ad ottenere importanti concessioni da parte di aziende come la Tnt e la Dhl tra cui: l’integrazione al cento per cento per malattia e infortunio, l’erogazione degli istituti contrattuali a prescindere dalle ore lavorate, garanzie sul rispetto degli orari, inserimento di un ticket di ristorazione giornaliero. “In poche parole siamo riusciti a far equiparare i cosiddetti ‘soci lavoratori’ ai normali lavoratori, ponendo fine ad una ingiustificata differenziazione, funzionale solo alle aziende che potevano fare il bello e il cattivo tempo - ha commentato Boetto -. La Artoni però non ha voluto sentir ragioni. Ma se crede che la questione possa essere risolta con una carica della polizia si sbaglia di grosso”. In questo situazione, assume ancora più importanza la manifestazione in programma proprio a Padova sabato 1 marzo che ha tra i promotori l’Adl Cobas e che ha l’obbiettivo di rilanciare dal basso una campagna per la conquista dei diritti. Non solo quindi i lavoratori della logistica, quindi. In piazza scenderanno tutte le realtà sfruttate: dai rifugiati abbandonati dalle istituzioni, agli sfrattati che chiedono una casa, sino
Il Veneto si mobilita con i No Tav. Aperto il casello dell’autostrada di Venezia e occupata la sala del convegno sulle Orte Mestre del ministro Lupi
23/02/2014Il Manifesto
L’iniziativa più spettacolare e innovativa svolta nell’ambito della “due giorni” di lotta promossa dall'assemblea dei comitati e delle associazioni ambientaliste del Veneto “30N” è stata comunque quella svoltasi al casello autostradale. Circa 150 attivisti hanno occupato tre caselli per circa un paio di ore, oscurando le fotocellule, per consentire agli automobilisti di transitare gratuitamente. “L’autostrada l’abbiamo già pagata con le nostre tasse - ha spiegato Mattia Donadel del comitato Opzione Zero -. La Concessioni Autostrade Venete dopo aver devastato mezza Regione con passanti e tangenziali con la scusa di voler risolvere il problema del traffico ha scoperto che sono inutili perché gli automobilisti per evitare di pagare pesantissimi pedaggi che non hanno uguali in Europa, preferiscono percorrere le vecchie strade. Allora ha deciso di triplicare il pedaggio, dimenticandosi che questa strada che oggi noi abbiamo liberato è stata realizzata fatta con finanziamenti pubblici”.
L’iniziativa si è svolta senza creare nessun intralcio al traffico, anzi! Moltissimi gli automobilisti che chiedeva ai ragazzi di “venire qui anche domani” e poi, transitando senza pagare, gratificavano di un eloquente “gesto dell’ombrello” gli uffici della concessionaria.
Non meno importante l’azione svoltasi questa mattina ad Adria, nel cuore del Polesine, un folto gruppo di attivisti hanno occupato pacificamente ma con determinazione, sino ad impedirne lo svolgimento, la sala dell’hotel Amolara dove era in programma un convegno sulla Orte Mestre cui avrebbero dovuto partecipare anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso.
“La sirena delle Grandi Opere finanziate non incanta più nessuno - ha spiegato Tommaso Cacciari del laboratorio Morion di Venezia -. Oramai è chiaro a tutti che il Mose, il Passante, la Mestre Orte, la Tav non servono ad altro che a mercificare e devastare l’ambiente per far convergere denaro pubblico sulle tasche dei privati. Denaro che potrebbe essere usato per creare veri posti di lavoro, per mettere in sicurezza il territorio e garantire servizi pubblici efficienti. Perché l’unica vera Grande Opera che vogliamo è casa e reddito per tutti”.
Grandi Opere, Grandi Truffe. Attivisti in azione al casello: L’unica Grande Opera che vogliamo è casa e reddito per tutti
22/02/2014EcoMagazine
Il braccio ad ombrello, insomma, non sarà elegante ma certo comprensibile. Come comprensibili e sono state le tante richieste di “venite anche domani, per favore?” Ma l’azione degli ambientalisti aveva solo lo scopo di far riflettere gli automobilisti e la cittadinanza per far capire che non è con le Grandi Opere che si risolvono i problemi ma, al contrario, queste sono solo strumenti per devastare e mercificare il territorio convergendo denaro pubblico nelle tasche di pochi privati.
Concetto questo ribadito anche nelle tre interviste realizzate durante l’iniziativa di ieri al casello di Mestre che vi proponiamo qui sotto.