In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
Montecchio vieta le lingue straniere
26/07/2011TerraL’aveva già fatta grossa, la sindaca di Montecchio, popoloso comune a ridosso di Vicenza, quando nel marzo scorso aveva messo a pane e acqua – letteralmente – alcuni bambini che avevano la sola colpa di avere dei genitori che non riuscivano a pagare le rette della refezione scolastica.
Un comportamento degno della più classica matrigna cattiva delle fiabe che l’aveva catapultata alla ribalta delle cronache nazionali. Senza voler ritornare sulla vagonata di polemiche che ne era scaturita, osserviamo solo che vale, sempre e comunque, la pena di tenere d’occhio le ordinanze firmate dalla nostra Milena Cecchetto perché le sorprese non mancano quasi mai. Ed infatti eccone un’altra che si appresta a brillare come una cometa nel firmamento delle notizie curiose (e magari pure un po’ xenofobe) di questa torrida estate italiana. Come dite? Volete sapere a che partito appartenga la sindachessa di Montecchio? Continuate a leggere e provate ad indovinare. Magari ve lo scrivo alla fine! Dovete sapere che in quel di Montecchio, d’oggi in avanti, è vietato, vietatissimo, pena una sanzione di 500 euro, attaccare, distribuire, scrivere, stampare e quant’altro vi viene in mente, volantini in una lingua che non sia l’italiano. Poniamo che siate senegalesi e volete avvisare i vostri amici senegalesi che il torneo di calcio si farà il giorno tal dei tali in dato luogo. Beh, dovete scrivere in italiano e non in wolof. Venite dall’india e avete appiccicato un post it in corretto konkani (lingua ufficiale del Goa) davanti alla porta di casa vostra per avvisare vostra moglie che farete tardi e che non vi aspetti per cena? E’ comunque un avviso pubblico perché la porta sta sulla strada. 500 euro di multa a meno che prima non siate passato dalla sindachessa a chiedere il permesso e a depositare copia ufficiale della traduzione (che deve comunque apparire nel vostro post it). E siccome a Napoli dicono “ca nisciuno è fesso”, il Comune effettuerà a campione traduzione dei testi depositati per evitare che qualche furbacchione scriva in hindi la sua opinione sull’amministrazione comunale sostenendo che si tratta di una innocua lista per babbo natale.
Unica eccezione a questa Babele al contrario sarà il dialetto veneto. Che in questo caso sta a significare la parlata vicentina. “Parcossa no i va a catar raiccio invense da far poitica” (perché non si dedicano al radicchio invece che alla politica) lo si può ancora scrivere. Per ora.
Capitolo a parte i militari statunitensi della vicina caserma Dal Molin che potranno continuare come prima ad usare la lingua dello Zio Sam. Con loro non c’è ordinanza che tenga. Ci si chiede se la franchigia per l’american english valga anche per i film. Il cinema locale potrà appendere le locandine di “Iron Man” senza un cartellino che specifichi “Uomo di Ferro”? Crediamo di sì. In fondo, quello che conta è lo spirito dell’ordinanza. "L'obiettivo – ha detto la sindaca - è monitorare incontri o altri momenti pubblici delle comunità straniere per evitare scontri violenti". Sicurezza innanzitutto. E con questa gente dalla pelle colorata che si ostina a parlare tra loro linguaggi extrapadani non si sa mai. Ma davvero serve che vi scriva che partito comanda in quel di Montecchio?
Un comportamento degno della più classica matrigna cattiva delle fiabe che l’aveva catapultata alla ribalta delle cronache nazionali. Senza voler ritornare sulla vagonata di polemiche che ne era scaturita, osserviamo solo che vale, sempre e comunque, la pena di tenere d’occhio le ordinanze firmate dalla nostra Milena Cecchetto perché le sorprese non mancano quasi mai. Ed infatti eccone un’altra che si appresta a brillare come una cometa nel firmamento delle notizie curiose (e magari pure un po’ xenofobe) di questa torrida estate italiana. Come dite? Volete sapere a che partito appartenga la sindachessa di Montecchio? Continuate a leggere e provate ad indovinare. Magari ve lo scrivo alla fine! Dovete sapere che in quel di Montecchio, d’oggi in avanti, è vietato, vietatissimo, pena una sanzione di 500 euro, attaccare, distribuire, scrivere, stampare e quant’altro vi viene in mente, volantini in una lingua che non sia l’italiano. Poniamo che siate senegalesi e volete avvisare i vostri amici senegalesi che il torneo di calcio si farà il giorno tal dei tali in dato luogo. Beh, dovete scrivere in italiano e non in wolof. Venite dall’india e avete appiccicato un post it in corretto konkani (lingua ufficiale del Goa) davanti alla porta di casa vostra per avvisare vostra moglie che farete tardi e che non vi aspetti per cena? E’ comunque un avviso pubblico perché la porta sta sulla strada. 500 euro di multa a meno che prima non siate passato dalla sindachessa a chiedere il permesso e a depositare copia ufficiale della traduzione (che deve comunque apparire nel vostro post it). E siccome a Napoli dicono “ca nisciuno è fesso”, il Comune effettuerà a campione traduzione dei testi depositati per evitare che qualche furbacchione scriva in hindi la sua opinione sull’amministrazione comunale sostenendo che si tratta di una innocua lista per babbo natale.
Unica eccezione a questa Babele al contrario sarà il dialetto veneto. Che in questo caso sta a significare la parlata vicentina. “Parcossa no i va a catar raiccio invense da far poitica” (perché non si dedicano al radicchio invece che alla politica) lo si può ancora scrivere. Per ora.
Capitolo a parte i militari statunitensi della vicina caserma Dal Molin che potranno continuare come prima ad usare la lingua dello Zio Sam. Con loro non c’è ordinanza che tenga. Ci si chiede se la franchigia per l’american english valga anche per i film. Il cinema locale potrà appendere le locandine di “Iron Man” senza un cartellino che specifichi “Uomo di Ferro”? Crediamo di sì. In fondo, quello che conta è lo spirito dell’ordinanza. "L'obiettivo – ha detto la sindaca - è monitorare incontri o altri momenti pubblici delle comunità straniere per evitare scontri violenti". Sicurezza innanzitutto. E con questa gente dalla pelle colorata che si ostina a parlare tra loro linguaggi extrapadani non si sa mai. Ma davvero serve che vi scriva che partito comanda in quel di Montecchio?
Ponte nelle Alpi è il Comune più Riciclone d’Italia
19/07/2011TerraE brava Ponte delle Alpi! Piccolo grande Comune (8500 abitanti circa) che sorge sulle sponde dell’alto Piave all’interno di quello spettacolare scenario naturale che sono le montagne bellunesi. Per la seconda volta consecutivamente, Ponte delle Alpi si è laureato il Comune più “riciclone” d’Italia. Da quando, nel ’94, Legambiente ha promosso questa speciale classifica che premia le amministrazioni che maggiormente si distinguo
no nella raccolta differenziata dei rifiuti, non era mai successo che un Comune si aggiudicasse per due volte consecutive il primo premio. E’ capitato a Ponte delle Alpi che nel 2011 ha bissato il successo ottenuto nel 2010 riconfermandosi - e con percentuali di differenziato ancora maggiori – il “Comune più Riciclone d’Italia”. Un successo che va senz’altro attribuito al sindaco Roger de Menech ma che ha come indiscutibile protagonista l’assessore all’ambiente Ezio Orzes. Di lui, Maurizio Pallante ebbe a dirmi in occasione di un convegno sulla decrescita organizzato, tra l’altro, proprio a Ponte delle Alpi: “Ezio non è un assessore. Lui è l’assessore. L’assessore per definizione. Perché è così che dovrebbero essere tutti gli assessori d’Italia. Ezio ci dimostra nei fatti e nelle pratiche amministrative di tutti i giorni che un altro mondo, o un altro Comune se preferisci, non solo è possibile ma fa funzionare le cose molto meglio per tutti!”
Un parere condiviso anche dalla giuria di Legambiente che tra i 1290 Comuni italiani in gara, tutti con una percentuale di differenziato superiore al 60%, ha premiato l’87,8% di Ponte delle Alpi, valutando complessivamente l’effettivo recupero dei materiali raccolti, l’efficacia e la qualità del servizio. Da sottolineare che il calcolo di Legambiente non ha potuto tener conto del riciclo effettuato dopo la raccolta delle immondizie nello speciale ecocentro voluto dall’assessore Orzes e che alza il totale complessivo di riciclato, per l’anno 2010, alla ragguardevole percentuale del 90,3%. Un risultato davvero sorprendente e che mette a tacere quanti considerano l’incenerimento la sola soluzione praticabile. “Si parlava di realizzarne anche uno qui da noi, tempo fa – ricorda Orzes -. La Regione ha cercato di convincerci che un inceneritore ci era indispensabile. Le abbiamo dimostrato con i fatti che si sbagliava”. Quale è il segreto di Ponte delle Alpi? “Un segreto solo non c’è. Se vogliamo, ce ne sono tanti: un servizio impeccabile e puntuale, un ecocentro gestito con grande accuratezza, costi di gestione contenuti e tariffe che premiano i comportamenti dei cittadini più virtuosi, educazione ambientale nelle scuole e poi tanta determinazione e la voglia condivisa di fare la cosa migliore per la propria comunità. Tutto qua. Da parte mia voglio solo ringraziare i cittadini di Ponte nelle Alpi che sono stati i veri protagonisti di questa rivoluzione culturale guardata con ammirazione da tutta l’Italia”. Siccome riciclare significa anche contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera, secondo i calcoli di Legambiente nel 2010 ogni abitante di Ponte nelle Alpi, grazie alla raccolta differenziata e al recupero, ha contribuito a liberare la nostra atmosfera da ben 105.1 chili di emissioni di Co2. Si può ben dire che a Ponte nelle Alpi, piccolo grande Comune virtuoso di quell’Italia delle buone pratiche che non fa mai notizia nei giornali, ogni cittadino, grazie alla pratica quotidiana indirizzata da una amministrazione efficiente, ha fatto la sua parte per rispettare gli obiettivi di Kyoto. Ha fatto la sua parte per salvare il mondo.
no nella raccolta differenziata dei rifiuti, non era mai successo che un Comune si aggiudicasse per due volte consecutive il primo premio. E’ capitato a Ponte delle Alpi che nel 2011 ha bissato il successo ottenuto nel 2010 riconfermandosi - e con percentuali di differenziato ancora maggiori – il “Comune più Riciclone d’Italia”. Un successo che va senz’altro attribuito al sindaco Roger de Menech ma che ha come indiscutibile protagonista l’assessore all’ambiente Ezio Orzes. Di lui, Maurizio Pallante ebbe a dirmi in occasione di un convegno sulla decrescita organizzato, tra l’altro, proprio a Ponte delle Alpi: “Ezio non è un assessore. Lui è l’assessore. L’assessore per definizione. Perché è così che dovrebbero essere tutti gli assessori d’Italia. Ezio ci dimostra nei fatti e nelle pratiche amministrative di tutti i giorni che un altro mondo, o un altro Comune se preferisci, non solo è possibile ma fa funzionare le cose molto meglio per tutti!”
Un parere condiviso anche dalla giuria di Legambiente che tra i 1290 Comuni italiani in gara, tutti con una percentuale di differenziato superiore al 60%, ha premiato l’87,8% di Ponte delle Alpi, valutando complessivamente l’effettivo recupero dei materiali raccolti, l’efficacia e la qualità del servizio. Da sottolineare che il calcolo di Legambiente non ha potuto tener conto del riciclo effettuato dopo la raccolta delle immondizie nello speciale ecocentro voluto dall’assessore Orzes e che alza il totale complessivo di riciclato, per l’anno 2010, alla ragguardevole percentuale del 90,3%. Un risultato davvero sorprendente e che mette a tacere quanti considerano l’incenerimento la sola soluzione praticabile. “Si parlava di realizzarne anche uno qui da noi, tempo fa – ricorda Orzes -. La Regione ha cercato di convincerci che un inceneritore ci era indispensabile. Le abbiamo dimostrato con i fatti che si sbagliava”. Quale è il segreto di Ponte delle Alpi? “Un segreto solo non c’è. Se vogliamo, ce ne sono tanti: un servizio impeccabile e puntuale, un ecocentro gestito con grande accuratezza, costi di gestione contenuti e tariffe che premiano i comportamenti dei cittadini più virtuosi, educazione ambientale nelle scuole e poi tanta determinazione e la voglia condivisa di fare la cosa migliore per la propria comunità. Tutto qua. Da parte mia voglio solo ringraziare i cittadini di Ponte nelle Alpi che sono stati i veri protagonisti di questa rivoluzione culturale guardata con ammirazione da tutta l’Italia”. Siccome riciclare significa anche contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera, secondo i calcoli di Legambiente nel 2010 ogni abitante di Ponte nelle Alpi, grazie alla raccolta differenziata e al recupero, ha contribuito a liberare la nostra atmosfera da ben 105.1 chili di emissioni di Co2. Si può ben dire che a Ponte nelle Alpi, piccolo grande Comune virtuoso di quell’Italia delle buone pratiche che non fa mai notizia nei giornali, ogni cittadino, grazie alla pratica quotidiana indirizzata da una amministrazione efficiente, ha fatto la sua parte per rispettare gli obiettivi di Kyoto. Ha fatto la sua parte per salvare il mondo.
3nd International conference on degrowth a Venezia
12/07/2011TerraNiente sprint. Si parte lenti, lentissimi. Non a caso, il logo sarà quello di una lumaca sorridente. In fondo, stiamo parlando di decrescita (felice) e non di olimpiadi. Niente “citius, altius, fortius” ma piuttosto, come scriveva Alex Langer, “lentius, profundius, soavius”. Il che non significa prendersela comoda o dedicarsi al beato ozio. Al contrario.
C’è tanto, tantissimo da fare per portare Venezia – e la sua laguna – all’appuntamento con la terza international conference of Degrowth for ecological sustainability, la terza conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica che, dopo Parigi nel 2008 e Barcellona nel 2010, si svolgerà proprio nella Città dei Dogi tra il 12 e il 23 settembre del 2012. Dodici giorni di convegni e dibattiti che vedranno salire sul palco delle aule messe a disposizione dallo Iuav o nelle sale preparate dal Comune, i più importanti studiosi mondiali promotori di una economia alternativa a quella che oggi macina e mercifica diritti e ambiente. Dodici giorni che, per Venezia, saranno soltanto un punto di arrivo di un lungo percorso che comincia domani stesso. Lo ha efficacemente spiegato l’assessore all’ambiente, Gianfranco Bettin, in occasione di un incontro con la stampa, svoltosi allo Iuav, giovedì scorso. “La terza conferenza internazionale sulla decrescita sarà un appuntamento importante per la nostra città – ha dichiarato l’ambientalista – ma sarà soprattutto una grande opportunità per noi che cominciamo oggi un lungo, e difficile per molti aspetti, percorso di avvicinamento che non sarà solo teorico. Venezia, la vecchia Venezia, è una città che nel suo complesso ha saputo resistere a pesanti attacchi portati dalle cosiddette ‘politiche di sviluppo’ come un livello insostenibile di turismo, l’industrializzazione incontrollata di porto Marghera, le devastazioni ambientali perpetrate nella sua laguna e altro ancora. Adesso è venuto il momento di ripensare al nostro modo di essere comunità, entrare in una fase successiva e avviarsi verso un nuovo livello di civiltà”. L’appuntamento non è quindi per il settembre del 2012 ma per domani stesso quando comincerà questo graduale cammino di azioni e di iniziative che, grazie anche alla collaborazione dell’università e delle vaste reti cittadine che operano per una economia sostenibile e solidale, l’assessorato metterà in cantiere con l’obiettivo di far recitare, tra un anno, gli apostoli della decrescita nel palcoscenico di una laguna già avviata in un processo di transizione verso l’economia del futuro. Una economia che non sarà quella del nucleare e neppure quella del petrolio. Questo percorso di transizione, denominato “Verso Venezia 2012”, ha come promotori, oltre al Comune, anche l’istituto di ricerche Research & Degrowth, l’associazione per la Decrescita, le università di Venezia e Udine, l’Arci, L’associazione Kuminda, Spiazzi Verdi e la cooperativa Sesterzio. Tante altre associazioni e istituzioni, contribuiranno in qualità di partner.
“Qualcuno ha detto che i maya avrebbero previsto la fine del mondo nel 2012 – ha scherzato, in conclusione, l’assessore Bettin -. Noi ci accontentiamo che questa data segni la fine del mondo impostato sulla crescita insostenibile”.
C’è tanto, tantissimo da fare per portare Venezia – e la sua laguna – all’appuntamento con la terza international conference of Degrowth for ecological sustainability, la terza conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica che, dopo Parigi nel 2008 e Barcellona nel 2010, si svolgerà proprio nella Città dei Dogi tra il 12 e il 23 settembre del 2012. Dodici giorni di convegni e dibattiti che vedranno salire sul palco delle aule messe a disposizione dallo Iuav o nelle sale preparate dal Comune, i più importanti studiosi mondiali promotori di una economia alternativa a quella che oggi macina e mercifica diritti e ambiente. Dodici giorni che, per Venezia, saranno soltanto un punto di arrivo di un lungo percorso che comincia domani stesso. Lo ha efficacemente spiegato l’assessore all’ambiente, Gianfranco Bettin, in occasione di un incontro con la stampa, svoltosi allo Iuav, giovedì scorso. “La terza conferenza internazionale sulla decrescita sarà un appuntamento importante per la nostra città – ha dichiarato l’ambientalista – ma sarà soprattutto una grande opportunità per noi che cominciamo oggi un lungo, e difficile per molti aspetti, percorso di avvicinamento che non sarà solo teorico. Venezia, la vecchia Venezia, è una città che nel suo complesso ha saputo resistere a pesanti attacchi portati dalle cosiddette ‘politiche di sviluppo’ come un livello insostenibile di turismo, l’industrializzazione incontrollata di porto Marghera, le devastazioni ambientali perpetrate nella sua laguna e altro ancora. Adesso è venuto il momento di ripensare al nostro modo di essere comunità, entrare in una fase successiva e avviarsi verso un nuovo livello di civiltà”. L’appuntamento non è quindi per il settembre del 2012 ma per domani stesso quando comincerà questo graduale cammino di azioni e di iniziative che, grazie anche alla collaborazione dell’università e delle vaste reti cittadine che operano per una economia sostenibile e solidale, l’assessorato metterà in cantiere con l’obiettivo di far recitare, tra un anno, gli apostoli della decrescita nel palcoscenico di una laguna già avviata in un processo di transizione verso l’economia del futuro. Una economia che non sarà quella del nucleare e neppure quella del petrolio. Questo percorso di transizione, denominato “Verso Venezia 2012”, ha come promotori, oltre al Comune, anche l’istituto di ricerche Research & Degrowth, l’associazione per la Decrescita, le università di Venezia e Udine, l’Arci, L’associazione Kuminda, Spiazzi Verdi e la cooperativa Sesterzio. Tante altre associazioni e istituzioni, contribuiranno in qualità di partner.
“Qualcuno ha detto che i maya avrebbero previsto la fine del mondo nel 2012 – ha scherzato, in conclusione, l’assessore Bettin -. Noi ci accontentiamo che questa data segni la fine del mondo impostato sulla crescita insostenibile”.
Quel pasticciaccio brutto del Lido di Venezia
12/07/2011Terra
Il pasticciaccio brutto del Lido di Venezia nasce, tanto per cambiare, sotto le urgenti stelle di una politica di “sviluppo economico” nel firmamento del Commissario di turno. A spalancare le porte dello “sviluppo” dell’isola è la Biennale che promuove un concorso per progettare un nuovo palazzo del Cinema. Cento milioni di euro il budget previsto. In cassa non c’è neppure uno di questi euro, ma il Governo ci mette la faccia e si impegna a realizzare l’opera per i 150 anni dell’Italia unita. E buonanotte. Tutt’oggi non ci sono neppure le fondamenta, del nuovo palazzo. Ma intanto si nomina un commissario col compito di ramazzare la cifra. Un commissario i cui poteri si estendono, vai a capire il perché, a tutta l’isola d’oro. Già da qui si capisce il binario che prenderà la questione. Un binario tutto sbagliato. Un appalto senza copertura, un commissario senza emergenze ma che può far di tutto, un palazzetto che non si farà ma per il quale serve una vagonata di soldi. Il tutto fuori dal controllo del Comune di Venezia e soprattutto, al di là dai più elementari controlli democratici e di impatto ambientale. Il resto è solo un elenco di devastazioni. La vendita a fini puramente speculativi dell’ospedale al Mare che era il fiore all’occhiello delle terapie di riabilitazione dell’Asl veneziana e che d’ora in poi verranno dirottata alle strutture private, l’avviata costruzione di una mega darsena per mega yacht di cui ben pochi lidensi sentono la necessità di ormeggiarci la barca, l’asfaltatura dello storico giardino chiamato Parco delle Rose che aveva la sola colpa di trovarsi sul Gran Viale dove il commissario ha deciso di realizzare due mastodontici edifici di cinque piani con tanto di altri due piani interrati e una torretta centrale dall’elegante tetto spiovente. Supermercato e garage annessi. E l’elenco potrebbe continuare ancora con la “scalinata monumentale” (tra l’altro, impraticabile per i disabili) da realizzare davanti al Casinò che adesso non pare abbastanza faraonico, e tutta la ristrutturazione dell’area davanti al palazzo del Cinema che ancora non si sa se si farà o no. Tutto qua? No. Macellare il lido pareva poco. I poteri del commissario, per grazia ministeriale, sono stati recentemente estesi a due malcapitate isole vicine: la certosa e il forte di Malamocco. Non basteranno i vincoli della soprintendenza a salvare i resti archeologici di quella che un tempo era l’antica Metamauco descritta da Plinio.
“Il nuovo palazzo del Cinema è stato il tumore che ha scatenato una serie impressionante di metastasi che stanno incancrenendo tutta la laguna” hanno scritto in un comunicato le associazioni ambientaliste del lido (www.unaltrolido.com) riunitesi in una rete per difendere quello che rimane da difendere dell’isola dell’oro sempre più svalutato. La scorsa settimana, una loro delegazione si è presentata in Comune dove ha incontrato i capogruppi di maggioranza e, in seguito, l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin e il consigliere della lista In Comune Beppe Caccia. Proprio Caccia aveva appena depositato una interpellanza urgente in cui chiede al Comune di rinviare la vicina convocazione della conferenza servizi che rischia di trasformarsi in una ennesima “licenza di uccidere” nella mani del commissario. “Bisogna superare la politica del commissariamento che in questo stato delle cose non ha nessun senso se non altro perché non c’è nessuna emergenza – ha spiegato il consigliere ambientalista – e si ottiene solo che le decisioni sul lido vengano prese senza trasparenza e fuori da ogni percorso democratico. Non è neppure accettabile che, come è successo sino ad ora, con la scusa del commissariamento nessuno dei tanti progetti, preliminari e definitivi, operati nel nostro territorio e citati dalla conferenza dei servizi sia mai stato esaminato dal Comune di Venezia. Dove sta la democrazia i questo processo?”
Sulla gru per un permesso negato
21/06/2011TerraSono saliti sopra una gru. Su, in alto. Proprio sopra il tetto della prefettura di Padova. Eugene, John e Khalid. L’ultimo, disperato, tentativo di farsi riconoscere i loro diritti. Prima di arrampicarsi sopra la gru, Eugene, John e Khalid, hanno tentato tutte le altre strade. Quelle per così dire “istituzionali”. Hanno bussato alle porte del prefetto, del sindaco e persino del vescovo.
Tanta solidarietà, qualche mozione di sostegno in consiglio comunale ma nessun fatto concreto. Assieme ad altri migranti truffati dalla sanatoria, allora hanno organizzato un presidio ad oltranza, accampandosi mercoledì davanti a palazzo santo Stefano, sede della prefetture e della Provincia di Padova. “Nonostante la vittoria al Consiglio di Stato e le centinaia di denunce nei confronti dei truffatori – ha spiegato un portavoce dei migranti - il nostro permesso di soggiorno è ancora lontano. Nessuno ci sa dire neppure se e quando arriverà. Il ministro Roberto Maroni, come se non bastasse, ha diramato una circolare che sospende il rilascio dei documenti. In questo modo le stesse procure faticano a rilasciare i permessi di soggiorno che permetterebbero la protezione delle vittime e darebbero credito alle nostre testimonianze sulle truffe. Truffe che nella nostra regione sono state organizzate da una vera e propria associazione a delinquere legata alla camorra di cui ancora nessuno conosce i veri contorni e su cui forse qualcuno che sta in alto non vuole andare fino in fondo”. In alto allora hanno deciso di andarci i tre migranti che alle 15 di giovedì si sono arrampicati sopra una gru, replicando l’impresa di Brescia. Una iniziativa piuttosto pericolosa in quanto la gru in questione non era dotata di cabina di comando. I migranti quindi sono stati costretti a rimanere appesi alla struttura. Lassù, hanno resistito tutta la notte, grazie anche al sostegno dei tanti ragazzi che in quel momento erano impegnati a montare lo Sherwood Festival ma che hanno immediatamente smesso il lavoro per accorrere sotto la gru. Sostegno concreto quello delle Sherwood festival: coperte, cibi pronti, termos di bevande calde e un presidio di sostegno lungo tutta la nottata. La situazione si è sbloccata verso la mattina, quando prefettura e questura hanno deciso di accogliere le loro richiesto sbloccando circa 40 permessi di soggiorno per coloro che erano stati colpiti dalla doppia espulsione (così Maroni potrà dire un’altra volta che la “colpa è tutta dei giudici e non del ministero”) e aprendo un tavolo di trattativa con le vittime della truffa. “Nel Veneto ha operato una associazione di stampo camorristico e noi invece di aiutare le vittime e di valorizzare le loro testimonianze per ottenere giustizia, le perseguitiamo! – commenta amaramente Luca Bertolino dell’associazione Razzismo Stop. – Ma la cosa ancora più incredibile è che in Italia oramai tocca salire sopra una gru, mettendo a repentaglio la propria vita, non per sostenere una piattaforma sindacale o per ottenere più garanzie lavorative, ma per far rispettare una legge dello Stato e per chiedere che la polizia indaghi su un raggiro e smetta di perseguire il raggirato”.
Tanta solidarietà, qualche mozione di sostegno in consiglio comunale ma nessun fatto concreto. Assieme ad altri migranti truffati dalla sanatoria, allora hanno organizzato un presidio ad oltranza, accampandosi mercoledì davanti a palazzo santo Stefano, sede della prefetture e della Provincia di Padova. “Nonostante la vittoria al Consiglio di Stato e le centinaia di denunce nei confronti dei truffatori – ha spiegato un portavoce dei migranti - il nostro permesso di soggiorno è ancora lontano. Nessuno ci sa dire neppure se e quando arriverà. Il ministro Roberto Maroni, come se non bastasse, ha diramato una circolare che sospende il rilascio dei documenti. In questo modo le stesse procure faticano a rilasciare i permessi di soggiorno che permetterebbero la protezione delle vittime e darebbero credito alle nostre testimonianze sulle truffe. Truffe che nella nostra regione sono state organizzate da una vera e propria associazione a delinquere legata alla camorra di cui ancora nessuno conosce i veri contorni e su cui forse qualcuno che sta in alto non vuole andare fino in fondo”. In alto allora hanno deciso di andarci i tre migranti che alle 15 di giovedì si sono arrampicati sopra una gru, replicando l’impresa di Brescia. Una iniziativa piuttosto pericolosa in quanto la gru in questione non era dotata di cabina di comando. I migranti quindi sono stati costretti a rimanere appesi alla struttura. Lassù, hanno resistito tutta la notte, grazie anche al sostegno dei tanti ragazzi che in quel momento erano impegnati a montare lo Sherwood Festival ma che hanno immediatamente smesso il lavoro per accorrere sotto la gru. Sostegno concreto quello delle Sherwood festival: coperte, cibi pronti, termos di bevande calde e un presidio di sostegno lungo tutta la nottata. La situazione si è sbloccata verso la mattina, quando prefettura e questura hanno deciso di accogliere le loro richiesto sbloccando circa 40 permessi di soggiorno per coloro che erano stati colpiti dalla doppia espulsione (così Maroni potrà dire un’altra volta che la “colpa è tutta dei giudici e non del ministero”) e aprendo un tavolo di trattativa con le vittime della truffa. “Nel Veneto ha operato una associazione di stampo camorristico e noi invece di aiutare le vittime e di valorizzare le loro testimonianze per ottenere giustizia, le perseguitiamo! – commenta amaramente Luca Bertolino dell’associazione Razzismo Stop. – Ma la cosa ancora più incredibile è che in Italia oramai tocca salire sopra una gru, mettendo a repentaglio la propria vita, non per sostenere una piattaforma sindacale o per ottenere più garanzie lavorative, ma per far rispettare una legge dello Stato e per chiedere che la polizia indaghi su un raggiro e smetta di perseguire il raggirato”.
Welcome per una accoglienza degna
14/06/2011Terra
La prima risposta sbagliata è quella del governatore veneto, Luca Zaia, che, due giorni dopo aver assicurato che avrebbe gestito di persona l’afflusso dei profughi per trovare loro una dignitosa sistemazione, ha gettato la spugna scaricando il problema sulla prefettura di Venezia e saltando sulle barricate contro l’invasione islamica alzate a gare da tutti i sindaci del Carroccio.
Sindaci che – a proposito di risposte sbagliate – sono arrivati anche a giustificare come “logica conseguenza della cattiva gestione romana dell’emergenza” atti come la finta bomba che qualche demente ha pensato di piazzare davanti alla porta del centro di ospitalità di Asiago. La cosa ha suscitato la pronta reazione del sindaco del paese che si è detto enormemente preoccupato. Preoccupato per le possibili ripercussioni nella stagione turistica. Altra risposta sbagliata. Eppure un altro Veneto capace di tirare fuori la risposta giusta c’è. Un Veneto che non è razzista e crede ancora in valori come la solidarietà e in principi universali come i diritti umani. Il Veneto di Emergency, delle cooperative come la Caracol, di Amnesty International, dei centri sociali, delle scuole di italiano per stranieri, gratuite e aperte a tutti, di Comuni come quello di Venezia, di cittadini ancora capaci di indignarsi e di tantissime associazioni chi si sono raccolte in una rete chiamata dell’accoglienza degna. “Non si tratta solo di trovare una branda per queste persone, magari in un campo circondato dal filo spinato – spiega Vittoria Scarpa del cso Rivolta -, ma di costruire un percorso che preveda anche, per chi vuole, l’insegnamento della lingua italiana, l’assistenza sanitaria e quant’altro è funzionale all’inserimento sociale”. Con una formale lettera alla Prefettura di Venezia, l’intero arcipelago associazionista veneziano si è messo a disposizione di questo percorso, offrendo ognuno le specifiche competenze della propria associazione, dall’assistenza sanitaria di Emergency, ai 24 posti letto della cooperativa Caracol. La risposta che non è ancora stata data invece, è quella della prefettura. Solo informalmente, su un giornale locale, è apparsa una dichiarazione della prefetta, Luciana Lamorgese, che spiegava come “non fosse proprio il caso” di affidare dei profughi ad una cooperativa così vicina al Rivolta. Di fronte ad una chiusura ritenuta ingiustificata, le associazioni si sono riunite in assemblea a Marghera, mercoledì 8, e hanno deciso di mobilitarsi martedì 21 con una manifestazione in campo S. Tomà, a due passi da palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, a Venezia. A sostegno dell’iniziativa, la rete Welcome ha promosso l’appello “Per un Veneto accogliente e degno” che ha avuto come primi firmatari Gianfranco Bettin e Gino Strada. L’arrivo dei profughi, si legge nel documento, è stato trattato solo “con il linguaggio dell'allarme e della paura. Sta prendendo forma un sistema parallelo di accoglienza in cui gli standard minimi previsti normalmente non vengono garantiti”. La nostra Regione, si legge, è stata l’unica a registrare e il rifiuto di alcuni amministratori di dare ospitalità, “la demagogia prende il sopravvento sulla dignità, ancora una volta l'abito del razzismo e della chiusura viene cucito addosso a questa terra”.
Ma c'è un Veneto che ha voglia di cambiare. Un Veneto che porta sulle spalle il peso di una crisi economica senza precedenti, senza per questo cercare di scaricarlo sui più deboli, sugli ultimi, sugli ‘altri’. Un Veneto che non ha paura di dire Welcome”.
Referendum, anche Venezia fa festa
14/06/2011Terra
E Venezia ci fa la sua figura con una affluenza superiore alla media nazionale e che, per ora, si aggira sul 60 per cento. Merito anche del Comune che soprattutto nella difesa dell’acqua pubblica si è speso in prima persona, promuovendo una rete di ammini- stratori per la difesa dei beni comuni. Adesso bisognerà attendere la conta dei sì. Ma la vera battaglia, nessuno lo nega, è stata quella per il raggiungimento del quorum. Una battaglia vinta. «Ci speravo ma non ci credevo - commenta Francesco Penzo, responsabile del comitato veneziano per l’acqua pubblica - prima di venire qui in municipio a vedere l’andamento dell’affluenza, ho spedito l’ultima mail alla nostra nutritissima mailing list ricordando le parole di Salvador Allende: la storia appartiene al popolo. Quello era un momento critico per la democrazia cilena. Ma non sono sicuro che la situazione ora sia così differente. Questo referendum, con questi risultati sarà una svolta per tutti». Una grande vittoria dei movimenti, del silenzio di tanta stampa e delle tv - commenta Tommaso Cacciari del laboratorio Morion di Venezia - che sia chiaro per tutti che non sono stati i risultati delle ultime amministrative a far da traino al referendum, ma il movimento referendario che ha trainato anche i candidati più sensibili ai nostri temi nelle elezioni. Insomma, non ha vinto il Pd, che fino a una settimana fa era per la privatizzazione! Hanno vinto i comitato che da soli hanno sostenuto tutta la battaglia, nonostante tanti partiti abbiano cercato all’ultimo momento di salire sul nostro carro». Gli straordinari risultati di questo referendum e il modo in cui sono stati costruiti, dal basso e coinvolgendo la società civile che sta fuori dai palazzi - conclude Michele Valentini del cso Rivolta - segnano una nuova stagione per questo nostro Paese. Queste percentuali sono uno schiaffo alle scellerate politiche del governo Berlusconi. Ma non solo. Sono anche un chiaro segnale a tutti coloro che, all’interno del centro sinistra pensa che si possano privatizzare e mercificare beni comuni come l’acqua e i diritti». Intanto, i dati scorrono sul mega schermo e le bandiere per l’acqua pubblica e contro il ritorno del nucleare sventolano sempre più in alto.
Referendum, ci siamo quasi
7/06/2011Terra
Altri marciatori partiti dalla valle di Rabbi, si sono uniti al gruppo seguendo il Rabbies e altri ancora camminando lungo le sponde del Novella, supportati dalle associazioni di rafting e di canoa.
Gli attivisti di Primiero hanno seguito il Vanoi e il comitato Abc delle Giudicarie ha percorso in bicicletta la val Rendena. Partiti chi il mercoledì e chi il giovedì, sono tutti confluiti sabato 5 a Trento per festeggiare in piazza Duomo.
A Venezia, come abbiamo già scritto su Terra, la notte prima della decisione della Corte di Cassazione di validare il quesito sul nucleare, una cinquantina di attivisti ha campeggiato con tanto di tende e sacchi a pelo in piazza San Marco. A Marghera, sabato scorso, i graffitari hanno colorato i grigi muri di piazza del Mercato per celebrare il Godzilla Day. Il fantascientifico mostro giapponese, ricordiamocelo, era proprio un prodotto delle radiazioni nucleari. Neanche la Biennale è rimasta fuori. Il giorno del vernissage, sabato, una barca a vela che batteva l’insegna di Emergency ha percorso il bacino di San Marco sventolando bandiere contro il nucleare e gridando slogan dai megafoni. Un altro gruppo di attivisti si è dato battaglia ai Giardini, davanti ai padiglioni, con pistole d’acqua.
Tra le tante prese di posizione, val la pena citare le monache del convento delle Carmelitane Scalze. Sì, proprio le suore di clausura che, crediamo, dal tempo dei dogi e anche prima, non avevano mai preso posizione su una qualsiasi faccenda terrena. Proprio loro, hanno scritto una lettera a tutti i preti della Diocesi di Venezia, invitandoli a pubblicizzare il referendum tra i fedeli. Le vie del Signore, ha osservato qualcuno, sono davvero infinite. La stessa rete interdiocesana, d’altra parte, si è formalmente schierata a tutela di un bene comune che è anche un dono di dio. “Può un credente – hanno scritto – accettare una economia che pretende di mercificare anche l’acqua del battesimo?”
Tra le tantissime iniziative che proprio non ci stanno in un solo articolo di giornale, scegliamo di chiudere con la storia di Francesca, giovanissima mamma che sale sui vaporetti di Venezia col piccolo ancora in fasce per distribuire volantini tra la gente. “Lo faccio per il futuro di mio figlio – mi spiega-. Tanti non sanno ancora che ci sarà un referendum. Molti mi ringraziano e mi dicono di risparmiare il volantino che già voteranno sì. Allora io gliene allungo 2 o 3 per aiutarmi nella distribuzione e loro accettano sempre volentieri. Capita che qualcuno mi dica che non vuole saperne di politica. Io apro un dialogo e tutto il vaporetto ascolta o partecipa. Alla fine tutti mi sorridono, si crea un legame, forse passa un po' di energia, cadono dei muri, non siamo più dei singoli viaggiatori in un vaporetto ma parte di una stessa comunità con obbiettivi comuni. Quando scendono mi salutano sorridendo e con una faccia meno spenta rispetto a quando sono saliti. Alle volte basta poco, vero?"
Camping No Nuke in piazza San Marco
1/06/2011Terra
“Abbiamo deciso di intraprendere una azione così spettacolare - spiega Beppe Caccia, consigliere comunale della lista In Comune con Bettin - per chiedere alla Corte di Cassazione di non defraudare gli italiani un loro diritto costituzionale come quello di potersi esprimere in un referendum. Ricordiamoci che il decreto Omnibus non comporta una vera rinuncia alla costruzione di centrali nucleari ma un semplice rinvio in attesa che l’opinione pubblica dimentichi il disastro di Fukushima. Come d’altra parte, ha ammesso lo stesso Silvio Berlusconi”.
Gli attivisti, una cinquantina circa, hanno cominciato a montare le tende all’ombra del campanile verso le 18 di martedì, srotolando lunghi striscioni e ricoprendo di bandiere gialle “Mai + Nucleare” le antiche colonne di Marco e Todaro. Il campeggio è continuato sino al mezzogiorno del giorno dopo, nonostante la sera si sia alzata un po’ di marea (ricordiamo che San marco è il punto più basso della città) e la mattina Venezia si sia svegliata sotto una fastidiosa pioggia.
Da rimarcare come il presidio anti nucleare sia stato accolto con favore e simpatia da tutti i turisti che hanno affollato la piazza. E che non sono mai pochi. E’ pur vero che per la grande maggioranza si tratta di cittadini stranieri e che di conseguenza non potranno influire sul raggiungimento del quorum ma rimane comunque un dato positivo le numerose dimostrazioni di solidarietà dimostrate agli attivisti da tanti giapponesi, inglesi e tedeschi in particolare. Menzione a parte per un gruppo di spagnoli “indignati” che si sono addirittura uniti all’iniziativa.
“Perché piazza San Marco? - risponde Beppe Caccia - perché questa piazza è il salotto buono d’Europa e, soprattutto in questi giorni in cui si aprono i padiglioni della Biennale d’Arte, è sotto i riflettori di tutto il mondo. Per squarciare quella cappa di silenzio mediatico con la quale le televisioni e la maggior parte dei mezzi di stampa stanno cercando di mettere a tacere tutto quello che riguarda i referendum, abbiamo scelto di occupare simbolicamente questa piazza per ricordare a tutti gli italiani e anche a tutto il resto del mondo che noi il referendum lo vogliamo. Vogliamo votare, vogliamo raggiungere il quorum e poi vogliamo anche vincere. Perché Chernobyl, Three Mile Island e Fukushima bastano e avanzano per farci capire che nel nucleare, l’unica cosa sicura sono i rischi”. Ultima nota per il Comune di Venezia che si sta impegnando in prima persona nella battaglia referendaria e si è speso per far ottenere agli attivisti tutti i permessi necessari per piantare le tende in piazza ed inoltre, tramite l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin, si è costituito capofila di una rete di Comuni veneti in difesa dell’acqua pubblica ed ha tappezzato le via della città con manifesti “Il 12 e il 13 giugno si vota”. E quel “si” non avrà l’accento ma è comunque scritto più in grande.
Emergency, attacco all'ambulatorio
31/05/2011Terra
Ricordiamo che l’ambulatorio situato in via Varè 6 è la seconda struttura che l’associazione ha aperto, per dirla con le parole di Gino Strada “in un Paese incivile in cui il diritto alle cure mediche non è accessibile a tutti: l’Italia”. Quello di Marghera infatti, è il secondo ambulatorio dopo Palermo.
Da quando ha iniziato la sua attività, il 2 dicembre scorso, il poliambulatorio che Padoan definisce “una delle tante strutture private” ha curato, gratuitamente e senza chiedere i documenti, quasi un migliaio di pazienti, elargendo circa 1800 prestazioni a persone indigenti, occupandosi soltanto della patologia e non del colore della pelle, del portafoglio o della regolarità del permesso di soggiorno. Il che, secondo Padoan, sarebbe una caratteristica di tutte le strutture di sanità private.
Ha dell’incredibile anche la motivazione adottata dal manager dell’Ulss 12, secondo il quale la struttura di Emergency è in “conflitto di interessi” con il pronto soccorso e farebbe da concorrenza alla sanità pubblica sottraendogli potenziali “clienti”. A parte il fatto che, se una “struttura privata” cura gratuitamente un indigente, per il pubblico questo può comportare solo un risparmio, in questa motivazione si legge chiaro l’idea privata che il direttore generale ha della sanità pubblica. “Proprio Padoan che gestisce un ospedale pubblico come quello dell’Angelo in modo privato, accusa noi che non ci guadagniamo un centesimo, di aver messo su una struttura privata? – si stupisce Gino Strada. – Il nostro ambulatorio è perfettamente in regola. L’Ulss ha già portato a termine tutte le ispezioni tecniche per verificare l’adeguatezza dei locali, ma evidentemente a Padoan non glielo hanno detto. Da parte nostra, non solo continueremo senza alcun dubbio a lavorare a Marghera, facendo quello che la sanità pubblica dovrebbe fare ma non fa, ma anzi, aumenteremo i servizi che la nostra struttura fornisce. E sottolineo, a tutti e in maniera assolutamente gratuita”. Tra le numerose voci che si sono levate in difesa di Emergency, c’è quella del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni: “Emergency ha tutte le autorizzazioni necessarie. Trovo scandaloso il comportamento della Regione che, invece di facilitare una iniziativa del genere, fa di tutto per ostacolarla”.