"In bagno non c'è carta" "Usate la card".

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Casomai v'avanzasse qualche euro
sulla card
Sono grato a Marco Lodoli, al suo caratteristico candore che lo ha portato ieri ad ammettere che il nome “La Buona Scuola” non è la pensata di un pubblicitario prestato al marketing politico, ma è sua. Come sua è l’idea della card da 500 euro per l’”aggiornamento professionale” - ma Lodoli è più schietto: lui non pensa a corsi di didattica, ma a libri e biglietti di teatro. “Troppi insegnanti perdono contatto con lo spirito del tempo, con quanto di bello viene prodotto. Dicono che la cultura costa troppo…”

Quanto a pedagogia e didattica, son parole complicate e Lodoli è sospettoso davanti a nomi strani; ad esempio “dispersione scolastica” è difficile, la gente nn capisce, bisogna semplificare, e semplificando si arriva a “Buona scuola”, il contrario di scuola-no-buona. La scuola da cui rincasando, in luogo di recitare il trito ruolo di prof disillusi, i colleghi dovrebbero rinfrancarsi andando a teatro, o leggendo libri nuovi. Insomma la proposta dello scrittore italiano contemporaneo è: comprare più romanzi contemporanei. Un collega replica che avrebbe preferito pagare le bollette. Lodoli nn risponde.

Sono grato a Lodoli, perché dimostra che non è una cieca avversione a Renzi a rendermi indigesta la riforma: ricordo infatti di aver sentito parlare di una card del genere tantissimi anni fa, proprio in un’intervista a Lodoli; e ricordo che già allora mi pareva una stronzata, da Marie Antoniette della cultura: non c’è più carta nei bagni? Si arrangino con gli ultimi romanzi.
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