Voci dal Sud è la mia rubrica sul sito Melting Pot. Questi gli ultimi editoriali che ho pubblicato

La Carta di Marsiglia sull’informazione e le migrazioni

11 agili osservazioni per garantire un'accurata, completa ed etica narrazione delle questioni migratorie

Paola Barretta, giornalista e portavoce dell’associazione Carta di Roma, l’ha definita una pratica “cassetta degli attrezzi”; uno “strumento di lavoro facilmente applicabile”, utile a tutti i giornalisti e, più in generale, a tutti i comunicatori, che si trovano a scrivere sul tema delle migrazioni. 

Stiamo parlando della Carta di Marsiglia presentata il 28 e il 29 aprile nella città francese in occasione di un incontro sul tema “Quale sarà il giornalismo in Africa e nel Mediterraneo di domani“. Incontro promosso dall’associazione Journalisme et citoyenneté che ha riunito sotto le stesso tetto giornalisti e ricercatori provenienti da tutte le sponde del Mediterraneo. A differenza del Testo Unico dei Doveri del Giornalista, attualmente in vigore, la Carta di Marsiglia non è un codice deontologico di un centinaio di pagine, allegato compresi, e non si rivolge ai soli iscritti all’Ordine. Si tratta piuttosto di una serie di agili osservazioni – 11 in tutto – che hanno lo scopo di fornire utili indicazioni a quanti si trovano, non di rado senza specifica preparazione, a raccontare per esigenze di lavoro, nei giornali, nei social o in altri media, storie di migranti e di migrazioni.

Nata da una collaborazione tra studiosi universitari e giornalisti, la Carta si propone quindi di sostenere chi lavora nei media offrendo delle chiare linee guida per metterli in condizione di garantire ai loro lettori una “accurata, completa ed etica narrazione delle questioni migratorie”, come dei legge nel preambolo del documento. I principi proposti attingono deliberatamente alla nostra Carta di Roma, alla Carta di Idomeni e citano, sempre nel preambolo, l’articolo 9 della Codice Etico Globale della Federazione Internazionale dei Giornalisti che recita: “I giornalisti devono garantire che la diffusione di informazioni o opinioni non contribuisca all’odio o al pregiudizio e si impegnano a quanto possono per facilitare la diffusione di discriminazioni legate alla provenienza geografica, sociale, etnica o di razza, di genere, di orientamento sessuale, di lingua, religione, disabilità, opinioni politiche e di altro tipo”.

Tra gli 11 punti cardine per una corretta informazione sulle migrazioni proposti dalla Carta di Marsiglia troviamo “Attenzione a non stigmatizzare nessun gruppo di popolazione” e si “raccomanda che i giornalisti menzionino l’origine, la religione o l’etnia solo se ritengono che questa sia rilevante per informare il pubblico”. Attenzione anche ad usare i termini corretti: “Migrante, immigrato, rifugiato, straniero o richiedente asilo non hanno lo stesso significato”.

Semplici regole di buon giornalismo che, ricordiamolo, per i colleghi italiani sono già compresi sia nell’attuale Testo Unico che nel nuovo Codice Deontologico per le Giornaliste e i Giornalisti che lo sostituirà a partire dal prossimo primo giugno. Ma la Carta di Marsiglia ha comunque il merito di sdoganare, semplificare e renderle usufruibile una serie di buone pratiche per una informazione corretta, per tutti coloro che si trovano a raccontare le migrazioni anche senza aver dato l’esame di Stato per l’iscrizione all’Ordine! Inoltre la Carta auspica una formazione continua di chi informa, incoraggiando la collaborazione internazionale e continuativa con gli istituti scientifici e accademici che si occupano della questione migratoria.

Si può aderire alla Carta di Marsiglia sia individualmente che come associazione, collegandovi a questo link dove trovate anche il testo completo in francese:

Qui invece potete leggere la traduzione in lingua inglese

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