Zuckerberg è triste xke' vuoi le foto indietro

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http://www.ilpost.it/2014/12/02/messaggio-privacy-bufala-facebook/
Un'altra cosa che dovremmo fare a scuola è prevenzione del cyberbullismo, un nome sofisticato e respingente che sta a significare che se lasci il tuo telefono in tasca senza pin, il tuo compagno se lo porterà in bagno, scaricherà tutti i tuoi selfie, venderà le pose migliori a una webagency che cerca foto acqua e sapone per reclamizzare cure omeopatiche antibrufoli e posterà le più piccanti su un pedoforum. No, non lo farà.

Ma potrebbe.

Ma in realtà non c'è nemmeno bisogno, perché in un'altra scuola qualche anno fa - forse avete già visto il film - un ragazzo un po' più sfigato degli altri ha pensato: sfilare i telefoni dalle tasche delle ragazze è troppo sbatti, sai che farò? Le convincerò a mandarmi le foto direttamente a casa, su un sito molto cool che aprirò. Prima dovranno sottoscrivere un contratto lunghiiiiiiissimo e illeggibile in cui c'è scritto che qualsiasi cosa mi mandano diventa mio, e posso farne ciò che voglio, e anche dei loro figli e dei figli dei loro figli fino alla settima generazione. No.

Ma potrei farlo.
E loro lo sottoscriverebbero lo stesso.
Basta premere "OK".

Quel sito - lo sanno tutti - è diventato Facebook, lo sfigato si chiama Zuckerberg e adesso è miliardario. Quindi non si tratta tanto di andarsi a leggere il contratto - ché lo cambiano in continuazione, e noi ogni volta premiamo "OK" e non lo leggiamo mai - ma di assorbire il concetto: quella non è l'Internet liberata di cui si parlava fino a qualche anno fa, quello è il sito di Zuckerberg: e sta ben tranquillo che anche se Zuckerberg tiene in un posticino ventilato su un server tutte le foto del battesimo di tua nipote senza farti pagare un cent, questo non fa di lui un benefattore dell'umanità. Questo fa di lui, semplicemente il tizio che possiede le foto del battesimo di tua nipote. Tu le hai scattate, tu gliele hai regalate, lui le possiede. Tutte le volte che le vuoi vedere, lui è così gentile da mostrartele nello stesso ordine in cui gliele hai mandate tu: è una gran concessione che ti fa. Ma se un giorno volesse venderne una a un pubblicitario che cerca un testimonial per un omogeneizzato, o a un artista concettuale che vuole creare un enorme gallery di bambini brutti, lui... lui probabilmente non lo farebbe.

Ma potrebbe.

Forse sta scritto nel contratto che hai sottoscritto. Forse no, ma potrebbe riscriverlo domani e passarti una notifica nell'angolino: "Ehi, ho cambiato le norme sulla privacy, me le sottoscrivi? Mi raccomando, eh, leggile". E tu premerai OK. Ci fosse scritto "Cedo il mio primogenito", tu premeresti OK lo stesso (è successo), perché vai di fretta e vuoi solo sapere come stanno i tuoi amici e se X si è accorto che ti sei ricordato del suo compleanno.

Allora noi a scuola questa cosa stiamo cominciando a spiegarla, nella speranza che poi i ragazzi vadano a casa e la spieghino a voi genitori che francamente a volte fate cadere le braccia. No, non sto dicendo di te. No, nemmeno di te. Ma li avrete visti anche voi quelli che l'altro giorno postavano il seguente messaggio:

A causa del fatto che Facebook ha scelto di includere un software che permette il furto di informazioni personali, dichiaro quanto segue: oggi, giorno 25 novembre 2014, in risposta alle nuove linee guida di Facebook e articoli l. 111, 112 e 113 del Codice della proprietà intellettuale, dichiaro che, i miei diritti sono associati a tutte le mie informazioni personali, dipinti, disegni, fotografie, testi, ecc… postati sul mio profilo. Per l’uso commerciale di quanto sopra, è necessario il mio consenso per iscritto in qualsiasi momento.

E blablablà. E guardate che non erano ragazzini. Io tra gli altri ho intravisto un professore universitario. Pure lui evidentemente non ha mai dato tanta importanza al contratto che ha sottoscritto per accedere a Facebook; pure lui ha copincollato "articoli 111, 112 e 113 del Codice della proprietà intellettuale" senza perder tempo a chiedersi se tale Codice in Italia esista (non esiste); anche lui, dall'improvviso ha sentito la necessità di reclamare dei "diritti" sulle "informazioni personali, dipinti, disegni, fotografie, testi, ecc..." che per anni ha regalato a Zuckerberg; e ci ha fatto sapere che da questo momento in poi Zuckerberg per usare la roba sua sul suo server dovrà chiedergli il suo "consenso per iscritto", nientemeno.

Immaginatevi la disperazione, in quel momento, sul volto di Zuckerberg.

Inconsolabile.
Ma come, dopo tutte le foto di bambini e i video di gatti che abbiamo condiviso, mi lasci così? È davvero molto triste. E dici che adesso io non posso più sfogliare il book di tua figlia e vendere gli scatti migliori a una webagency che cerca foto acqua e sapone per reclamizzare i servizi di prostitute di prossimità? No, dai, scherzo, non lo farei mai.

Ma sul serio, credi che non posso?
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