Il DJ sta spaccando la consolle

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“Rimini che non gli frega niente
della gente dentro ai bar il ventinove
di agosto, che
piove
sempre

e scritte luminose laggiù al Luna Park
che smanie e desideri da bambini
le ombre che si allungano
fino a toccare il mare riniziando poi a tremare
il vento soffia e qui non cambia niente, ma

il dj sta spaccando la consolle
c'è sempre techno e house sul giradischi
c'è sempre un buon motivo per sbattere le mani
sbatti un po' le mani

il dj sta spaccando la consolle
c'è sempre techno e house sul giradischi
c'è sempre un buon motivo per sbattere le mani
quindi, sbatti un po' le mani”.

Fitness pump, Rimini (da Riviere, 2006).

Sono state scritte, negli ultimi 10 anni in Italia, tantissime belle canzoni, per lo più da semisconosciuti che non lo facevano di mestiere. Le hanno scritte per hobby, sono stati un po' in giro nei locali e poi hanno messo su famiglia, o vinto una borsa a Oxbridge, o si sono semplicemente rotti i coglioni, oppure no, oppure sono ancora lì che autoproducono i loro cd, curano il loro myspace, caricano gli strumenti sulla fiat multipla e si fanno centinaia di chilometri per suonare al festival di un tizio che ha un casolare col cortile. Francamente non so nemmeno se esistano ancora, questi Fitness Pump.

Di solito quando succedono questa cose si parla di “musica indipendente”, di “underground”, e nel mondo reale si dà per scontato che siano loro i primi a non voler uscire davvero dalla loro nicchia confortevole, per misurarsi col mercato vero, col professionismo, con le necessità e i gusti del grande pubblico. Sono stronzate.

Davvero, stronzate, non c'è altra parola. Ditemi dov'è la spocchia in un pezzo come questo. Ditemi il motivo per cui le radio “commerciali” non avrebbero dovuto programmarla fino alla noia, una manciata di estati fa. Ma anche oggi. Ditemi per quale motivo Rimini dei Fitness Pump non dovrebbe piacere al mio fornaio, alla tua estetista, a te che andavi ai rave, a tuo fratello che ci va adesso, al commercialista quarantenne che venerdì si fa quattro ore di autostrada per ballare ancora sulla spiaggia come un cretino: ditemi perché non gli sarebbe piaciuto ascoltarla alle cinque del mattino mentre esce dall'autogrill, anche su isoradio. È una canzone minimale, orecchiabile, che manovra con semplicità sensazioni che sono moneta corrente. Poteva diventare la piccola Estate-Sta-Finendo degli anni Zero, ma i radiofonici non se ne sono accorti. Per via che c'è la crisi, le case discografiche non si sentono di rischiare (e quindi puntano sui Finley, certo), eccetera. Oppure perché dal '96 hanno i padiglioni auricolari completamente ostruiti da una strana cricca bianca che si è cristallizzata, non viene più via.
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