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Chi ha ucciso Goku

Io di Goku mi ricordo bene.
Era un bambino col ciuffo e la coda: aveva tanti nemici e li abbatteva tutti, ma senza umiliarli: perché era forte, ma soprattutto perché aveva il cuore puro. Perciò ogni suo avversario alla fine gli restava attaccato; tanto che andavano tutti a vivere con lui, negli anni si era formata una specie di comune di eroi che le aveva prese da lui, e tutti gli volevano bene. Perché era il più forte, il più buono e il più affamato. Quando Satana si liberò dall’inferno, lui lo sconfisse e fu convocato da Dio in persona, che gli insegnò nuove mosse, ancora più potenti. In seguito crebbe e salvò il mondo varie volte. Quando il mondo non gli bastò più cominciò a salvare l’universo, da mostri via via più mostruosi, disegnati apposta da sceneggiatori senza scrupoli, per allenarlo sempre più: e se è vero che ogni tanto moriva, il suo cuore restava puro e il suo ciuffo alto – e un modo per risuscitarlo si trovava sempre.

Finché un giorno disse no, grazie. Sto bene dove sto, nel mondo dei morti ad allenarmi e a combattere coi morti, all’infinito. Era il migliore, nessun dubbio. Ma non so dire quando se ne andò, quale fu il mostro che lo mise davvero in imbarazzo. Doveva essere il più orribile, eppure non lo ricordo.

Ora invece ricordo un altro bambino, ma eri tu?
“No”.
Senza coda, ma col ciuffo, almeno cinque centimetri d’altezza conquistati ogni mattino con applicazioni intensive di gel. Un bimbo dal cuore puro e dal corredo coordinato: zaino di DragonBall, diario di DragonBall, astuccio di DragonBall, quaderno di DragonBall (ma a settembre non andava bene, ne serviva uno grande con le anelle, e il giorno dopo si presentò con il quadernone di DragonBall). Me lo ricordo bene, il piccolo Goku, mi sembra d’averlo davanti. Ma sicuro che non eri tu?
“Ma sì prof, era lui”.
“No prof, non ero io”.

Nove mesi sono passati, il ciuffo è ancora fermo a 150 cm., eppure guardati. Felpa nera e jeans firmati e… cosa stai facendo col bianchetto, guarda. Stai scrivendo col pennellino bianco D&G, D&G sul tuo astuccio nuovo.

Del resto ora che ti guardo hai tutto nuovo – quanto avrai fatto spendere ai tuoi, non dirmelo. Diario, quaderno, zaino, niente più Giappone. Altri mostri incombono, altre culture, altre sigle. D&G, credi che non lo sappia cosa vuol dire D&G? Io so tutto, perché sono il prof di italiano. Tutto, tranne le equazioni indefinite che lascia sulla lavagna la collega di matematica. Quelle le spugno via immediatamente, per il resto sono onnisciente: non c’è cosa che non so, e ogni giorno ne imparo una nuova.

Per esempio ora so chi fu il mostro che uccise Goku. Era un orrore a due teste, quattro zampe e zero eleganza. Era il peggiore di tutti, Dolce And Gabbana, dal profondo della Galassia Tamarra. Puzzava di svenevole eau de parfum, incantava con lo scintillio allo strass dei suoi accessori ghepardati: neanche il SuperSaiyan poteva resistere a tanto cattivo gusto. È stato lui.
Dolce lo avrà preso alle spalle, mentre Gabbana lo lavorava ai fianchi. Solo loro potevano farlo. Lo hanno ucciso loro Goku, lo hanno spazzato via dal tuo cuore.

Adesso vai, vai, scrivi pure griffe false sul tuo astuccio nuovo. Non c’è una nota disciplinare, per quello che stai facendo. Non posso neanche dirlo ai tuoi: Signora, suo figlio mi preoccupa un po’, tamarro ad 11 anni… Posso correggerti le doppie consonanti e gli accenti, potrei persino insegnarti un po’ di punteggiatura, ma non posso spiegarti perché la scritta D&G sulle mutande è il Marchio del Male. Se non c’è riuscito Goku, il più buono e il più valoroso, posso farcela io?

Vattene per il mondo, va. Suona la campana, è l’ultima. Arrivederci a settembre, e se ci arriverai con un altro zaino, pazienza. È bruciando le tappe che si arriva presto alla saggezza, o no? non lo so. Sono un prof, imparo solo una cosa al giorno.

Mi piace però pensarlo, da qualche parte, nell’oltretomba, non vivo ma in standby, che si allena, si allena, si allena. Un giorno tornerà, a vendicare i puri di cuore e a prendere a mazzate i cafonazzi che se le meritano. Quando verrà quel giorno, non fatevi trovare col marchio sbagliato sulla biancheria.
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