90. Che gran comodità le segretarie che parlano più lingue

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[Benvenuti alla Gara delle canzoni di Franco Battiato, oggi con la più giovane delle canzoni rimaste in gara]. 

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1980: Frammenti (Battiato/Pio, #94)

Pulcini: "Potremmo forse dire che all'inizio della tua carriera hai fatto dei collage con le musiche, e nell'età della canzone, non avendolo più fatto con le musiche, hai fatto i collage con le parole".

Battiato: "Solo che la differenza tra i due periodi è sostanziale. Nel periodo della canzone ci sono una consapevolezza e una lucidità di gran lunga superiori. Il gioco è molto più padroneggiato e non è sterile come nel periodo che lo precede. E non li definirei collage di testi – ciò che in letteratura e in poesia qualche volta è stato definito non-consequenzialità logica – quanto un fatto sintetico di un pensiero. È piuttosto un mondo in cui ogni frase non proviene da quella precedente, né conduce a quella successiva. Apparentemente sembrano collage, ma in effetti ogni frase è compiuta, e in sé finita: sono le frasi ad essere accostate come un collage".

(Questa è Tecnica mista su tappeto, 1991. Ci avete capito qualcosa? Io sinceramente non tanto. Nello stesso libro, Battiato si vanta di non scrivere mai, nemmeno cartoline: e infatti quasi tutto quello che sappiamo di lui lo deduciamo da interviste dove FB tante volte riesce a dribblare gli argomenti lasciando intervistatore e lettore un po' di stucco: insomma, le frasi sono accostate come un collage ma non è un collage, perché? Cos'è "un fatto sintetico di un pensiero"? L'unica cosa che forse ho capito è che Battiato, se pure riconosce una continuità tra i testi "frammentari" delle canzoni di Patriots e gli esperimenti sonori basati sul montaggio che aveva condotto da Ethika fon ethica a Coffee-Table Musik, considera le sue canzoni pop molto più consapevoli e meno "sterili". Nota che questo giudizio negativo nei confronti della sua produzione sperimentale non si estende all'altro filone di quegli anni, la musica minimale di Za e L'Egitto prima delle sabbie: quella, ancora negli anni Novanta, la considerava la sua produzione più 'alta'). 

Liriche a parte, Frammenti è frammentaria anche dal punto di vista musicale: una canzone lasciata a bella posta senza ritornello, che sembra inseguirlo per tre minuti e non lo trova.


2009: Inneres Auge (Battiato/Sgalambro, #30)

Uno dice: che male c'è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello Stato? Si parlava della necessità di contestualizzare, che stranamente si avverte più per le canzoni degli ultimi decenni che per quelle dei precedenti – il che forse non significa nient'altro che non un rincoglionimento mio, si sa che i ricordi recenti sono quelli che si slabbrano prima. Ad esempio: ero convinto che Inneres Auge fosse una voce dal sen fuggita a Battiato ai tempi dello scandalo Ruby, ma non è così, Ruby in quel periodo non era ancora stata fermata dalla polizia per furto e a quanto pare frequentava liberamente l'entourage di Berlusconi. A mia discolpa, devo dire che in quegli anni Berlusconi stava dando veramente del suo meglio per svagare giornalisti ed elettori (e su ditelo che era più divertente trovare in prima pagina le olgettine che siccità carestia e guerra), comunque lo scandalo in questione era il caso D'Addario, quello che è rimasto un po' in ombra, probabilmente perché la protagonista, a differenza di Noemi Letizia e Karima El Mahroug, era decisamente maggiorenne e professionista. Così che appunto, la reazione di molti quell'estate era sintonizzata su: che male c'è? Che il capo del governo avesse una vita sessuale esuberante ormai si sapeva, e ci si interrogava su quanto questo fosse politicamente rilevante. Anche l'argomento, da molti invocato (me compreso) della ricattabilità, lasciava un po' il tempo che trovava: che Berlusconi si intrattenesse con signore maggiorenni, davvero non sembrava più questo grande scoop. Battiato gioca invece la carta dell'economia: "perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?" È un'affermazione che ai concerti strappava invariabilmente l'applauso, non solo perché è abbastanza raro che un cantautore dia del rincoglionito al capo del governo, ma anche in quanto riconduce la corruttibilità al malaffare: la D'Addario non era che una pedina di una questione di appalti che un intermediario voleva sbloccare. Con questo approccio, Battiato si candidava davvero a diventare il cantautore organico del Fatto Quotidiano e più in là del Movimento Cinque Stelle: gli mancò più il tempo che la volontà. A livello musicale, una spia di questa volontà di propaganda è nel ritmo, mai così dritto e volgare: perché evidentemente c'è un tempo per le sonate di Corelli, ma anche un tempo per sporcarsi le mani con la politica e gli scandali. 

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