peripatetici a Roma

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Dialogo sull’arte contemporanea

“…E questa quindi è piazza del Popolo, e in fondo c’è la chiesa coi Caravaggio”.
“E quelli prof cosa sono?”
“Non ne ho la minima idea. Sembrano soldati”.
“Manichini”.
“Sì, come l’armata di terracotta”.
“Ma no, prof, è pattume".
“Sul serio?”
“Sono fatti con le bottiglie, coi rottami. Questo è rosso perché è fatto con le lattine di cocacola. Ma che roba è”.
“Aspetta che c’è un cartello, vedi. Ah, ecco. Trash People, di Ha Schult. È un’installazione”.
“E cioè?”
“Un’opera d’arte”.
“Un’opera d’arte?”
“Un’opera che portano in giro, vedi? Ci sono le foto. Trash people davanti alle Piramidi. Trash people sulla Grande Muraglia. E adesso qui”.
“Ma che senso ha?”
“C’è sempre sul cartello. Ci fa riflettere sul nostro rapporto coi rifiuti. Ne produciamo talmente tanti. In fondo sono come le nostre piramidi, come il nostro esercito di terracotta che…”
“Ho sete. Mi è venuta voglia di cocacola”.
“Curioso, anche a me. C’è un bar di fronte alla chiesa”.
“Comunque questa non è arte. È pattume.
“È arte fatta di pattume”.
“Ma non è bella da vedere”.
“Dal terrazzo del Pincio deve fare un bell’effetto, invece”.
“Ma insomma, manichini di rusco, ero capace anch’io”.
“Sicuro?”
“Ma certo, come dire che domani vado in discarica e faccio una roba che…”
“Troppo tardi, lo ha già fatto Schult”.
“E non lo posso fare anch’io?”
“No, se copi non è più interessante. L’arte contemporanea è così: vince chi arriva primo. Come la formula uno”.
“E se faccio una roba con… delle schegge di ferro”
“Già fatto”.
“Oppure dei catenacci, dei carburatori e…”
“Già fatto”.
“E allora prendo l’olio frusto e ci faccio una roba che…”
“In un museo a Parigi ho visto roba fatta con le muffe, per cui figurati”.
“E allora con lo sputo, faccio una roba con lo sputo”.
“Già fatto. Pensa che un artista italiano ha già fatto una cosa con la merda”.
“La sua merda?”
“Quarant’anni fa, quindi arrivi un po’ tardi con gli sputi”.
“Una scultura con la merda?”
“Una cosa semplice. L’ha messa in diversi barattoli e ci ha scritto sopra: Merda d’artista. E poi l’ha venduta a peso d’oro”.
“E chi l’ha comprata?”
“I musei, per esempio, l’han comprata. Parigi, New York, quel tipo di posti”.
“Mi sta prendendo per il culo, prof”.
“L’ho vista quest’estate, coi miei occhi. Merda d’artista, di Piero Manzoni. Non confondere con Alessandro”.
“E chi è questo Manzoni”.
“Era un pittore. Ma è famoso soprattutto per la merda nei barattoli. Anche perché è morto giovane”.
“Ma lei l’ha vista sul serio?”
“Ho visto il barattolo”.
“E come si fa a sapere che dentro c’è la merda davvero?”
“Ci sono gli esperti, i critici, è il loro mestiere. Tieni conto che i barattoli li ha venduti a peso d’oro, ma adesso valgono ancora di più. Uno che ha comprato la merda di Manzoni trent’anni fa, a rivenderla adesso si compra una Ferrari. Perché la quotazione è salita”.
“E se adesso in un barattolo la faccio io…”
“Non te la compra nessuno, perché non ti chiami Manzoni. Lui è arrivato prima. Vince chi arriva prima”.
“Ma l’ha fatta direttamente nel barattolo?”
“Penso di no”.
“Ma davvero l’ha vista?”
“Perché dovrei raccontarti una bugia”.
“Che odore sapeva?”
“Nessun odore, dopo quarant’anni…”
“Ma non va a male in qualche modo?”
“Si ossida un po’ il barattolo. Del resto anche i Caravaggi si sono deteriorati. Certo, un conto è restaurare una pala d’altare del Cinquecento. Una merda del Novecento sarà un altro paio di maniche”.
“E quanto ha detto che costa?”
“Non lo so. Più del suo peso in oro, e aumenta”.
“Ma perché aumenta?”
“Si vede che è considerata sempre più importante, di anno in anno”.
“Ma è merda, come fa a diventare più importante?”
“Non è la merda in sé, è il gesto di metterla in un barattolo. È un gesto storico, nessuno aveva osato farlo prima. E anno dopo anno i critici lo considerano un gesto sempre più importante”.
“E se cambiano idea?”
“Se cambieranno idea, chi l’ha comprata a peso d’oro si ritroverà in mano un barattolo di merda”.
“Che fregatura quest’arte moderna”.
“Perché? È interessante, invece”.
“E comunque sono buono anch’io”.
“Prova. Prima però devi farti venire in mente un’idea nuova”.
“La piscia?”
“Figurati. Quarant’anni dopo la merda, arriva uno con la piscia. Banale”.
“Il vomito!”
“Ci avrà già pensato qualcuno. Dai, concentrati”.
“Mi concentro. Un sorso di coca?”
“Grazie”.
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