La Card di Lodoli, la sconfitta di Baricco

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È come se per Lodoli il prof migliore non fosse quello che si aggiorna professionalmente, bensì colui che nutre la sua mente con libri e spettacoli teatrali. Occorre perciò sollecitarlo in tal senso, corrispondendogli parte del salario in sconti su libri e biglietti e non in denaro (col quale rischia di saldare insulse bollette, invece di elevarsi sul piano culturale). Più che un premio agli insegnanti, la card sembra un’idea per assicurare un indotto minimo a scrittori e teatranti. Lodoli al mattino insegna e la sera scrive e forse pensa: non sarebbe un mondo migliore se i miei colleghi al mattino insegnassero e la sera mi leggessero?

Mi spiace che alla corte di Renzi abbia vinto lui e perso Baricco, pur così applaudito alla Leopolda. Non per il valore letterario, ma perché B. vedeva il problema in modo diametralmente opposto, e un giorno osò scriverlo: basta aiuti al teatro, investiamo tutto nella scuola e nella tv. Inutile foraggiare prodotti culturali di nicchia, se a scuola alleviamo analfabeti; il teatro rinascerà quando e se scuola e tv produrranno cittadini in grado di apprezzarlo. Mi pareva l’unica proposta logica, ma alla Leopolda Baricco non la portò (non ne ebbe il coraggio?) Ha vinto il modello-Lodoli, che insiste a vedere nella classe docente non un insieme di lavoratori che deve adeguarsi a determinati standard professionali, bensì una casta intellettuale che celebra la propria identità andando a teatro, leggendo libri: “cultura”, insomma in senso antropologico.
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