L'UE è un'enorme Padania

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Che la vicenda greca sia stata una sconfitta per l'Europa può anche essere possibile; trovo più difficile considerarla una sconfitta della democrazia, colpita al cuore da tecnocrati, banchieri, economisti, eccetera. Scusate se da qui sembra proprio l'opposto: c'è fior di tecnocrati ed economisti che parla ormai da anni della necessità di condonare i debiti alla Grecia - del resto chi mastica un po' d'affari sa da sempre che la bancarotta fa parte del gioco del debito e del credito; per tacere della necessità geopolitica di non creare altre turbolenze nel Mediterraneo. Fosse stato per il Fondo Monetario Internazionale, o per i vertici Nato, i greci da questo tunnel sarebbero già fuori da un pezzo. Non è un malvagio ministro delle finanze tedesco a voler la Grecia fuori dall'Euro: è la maggioranza degli elettori tedeschi. E baltici. Se non carpatici. E questo, mi rendo conto, è uno choc.

Lo è almeno per molti della mia generazione, che guardavano all'Europa come all'orizzonte di fuga dal bassissimo livello della politica italiana. Per anni abbiamo invocato un'Europa che ci salvasse dalla grettezza dei parvenus leghisti, e oggi scopriamo che a nord della Padania non c'è necessariamente più welfare e libertà, ma una Padania altrettanto gretta e parvenue, moltiplicata per venti. La retorica contro il sud fannullone e parassita la conosciamo bene; l'ansia dei popoli appena approdati al benessere occidentale, che sospettano di poterlo perdere da un momento all'altro, non dovremmo faticare molto a capirla. A non volere un'Europa unita nella buona e nella cattiva sorte non sono tecnocrati e banchieri - ai quali anzi si può rimproverare di aver fatto un passo più lungo della gamba, mandando avanti una moneta unica nella speranza che creasse le premesse per qualcosa di più solido - ma gli europei. Non tutti, no, ma la maggioranza. Quella che in democrazia decide, ahinoi.
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