Assolto per non aver commesso un fatto interessante

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Se Erri De Luca non va in galera, siamo tutti contenti. Se lui nel frattempo si richiama a Mandela e Gandhi, non si può fare a meno di notare che loro in prigione ci hanno passato degli anni, proprio perché incitavano alla rivolta contro regimi repressivi.

Se De Luca sostiene che l’Italia odierna sia un regime analogo; che il potere asservito al profitto rubi la terra e l’acqua agli abitanti; e che sia giusto pertanto ribellarsi e sabotare... se la pensa così, potrebbe persino aver ragione, ma a questo punto in galera dovrebbe volerci andare volentieri proprio proprio come ci entrava Gandhi; il quale mai si sarebbe spinto a cavillare, come l’avvocato di De Luca, sull’accezione più o meno estesa del termine "sabotare". Perché insomma, questo Stato repressivo che condanna uno scrittore per le sue opinioni, in Italia almeno da questa sentenza non risulta. De Luca ha fatto bene a difendersi, ed è comprensibile che festeggi: ma in cuor suo dovrebbe essere deluso.

Io invece sono perplesso. Sabotare un cantiere è un reato? Pare di sì. Incitare a commettere un reato non è istigazione a delinquere? Non in questo caso. Quando usciranno le motivazioni della sentenza, le leggerò. Per ora l'unica ipotesi che mi viene in mente è quella triste del buon senso; il giudice potrebbe aver concluso che nessuno al giorno d'oggi si arma di martelli e tronchesi per aver letto un testo di Erri De Luca. Più che l'innocenza di uno scrittore, la sentenza ratificherebbe lo scarso credito della sua professione, la letteratura.
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