I cinque dopo Genova

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Cinque ragazzi – 25 anni nell’estate 2001. Stanno finendo l’università. Grandi attese. Si ritrovano a giugno a cena in terrazza e decidono di andare a Genova per il g8, un po' perché un altro mondo è possibile un po' perché minchia, bordello, Genova è il simbolo, se non ci vai sei un coglione. Vengono tutti coinvolti negli scontri. Immediatamente dopo si perdono di vista.

Nel giro di 10 anni sono diventati tutti stronzi. Cos’è successo? C’è un’organizzazione segreta che si occupa di trasformare in stronzi i virgulti della società? Se chiudono gli occhi e provano a immaginare quella cena, c’è sempre una zona d’ombra. Sicuro che fossero in cinque? Il tavolo era da sei.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui).

Artista. A Bolzaneto ha un orgasmo mentre viene molestato (“A Ge ho scoperto il sesso”). Ha incubi frequenti, crede di ricordare attenzioni moleste da parte del padre nella prima infanzia. Fallisce un vernissage perché rifiuta di proseguire una relazione col critico che lo aveva scoperto. Viene poi assurdamente assunto nell’ufficio stile di una griffe di magliette, le disegna brutte apposta con scritte trasgressive in strass (lo so, ma la prima volta che ho abbozzato questa roba si vedevano ancora in giro, giuro).

Avvocato. Entra nel Legal Forum durante il praticantato, ma sta solo aspettando il concorso da magistrato perché vuole arrestare i mafiosi - Falcone, Gherardo Colombo, quel tipo di immaginario. Durante una carica ha una crisi di panico e scappa abbandonando gli amici (“A Ge ho scoperto la paura”). Si sposa presto - il concorso lo vince, ma al primo rischio di esporre la famiglia molla tutto. Diventa l’avvocato di un boss che è indagato per una serie di incendi dolosi.

Giornalista. Laureata in scienze dell'educazione, arriva a Genova con un collettivo femminista, ma scrive già per un foglio locale. Aggredita da un poliziotto, dopo le cariche riesce a iscriversi all'Albo e in capo a cinque anni ha una rubrica su un quotidiano nazionale. Scrive qualsiasi cosa piaccia al direttore di turno (“A Ge ho scoperto il potere”).

Medico. Alle Diaz un poliziotto gli ha spappolato la milza. (“A Genova ho scoperto la violenza”). Dopo un’esperienza nauseante in ginecologia (è l’unico non obiettore) sprofonda in un Pronto Soccorso, dove un giorno stende un extracomunitario che pretendeva di farsi curare gratis (ora che ci penso la storia cominciava appunto con un nero ubriaco che si prende un pugno in una sala d'aspetto). Viene messo in aspettativa e comincia a riflettere.

Scrittore. Ha assistito ai due giorni di scontri senza mai riuscire a capire cosa stava succedendo. (“A Ge ho scoperto il caos”). Dopo Genova entra in una società di produzione e comincia a collaborare al serial “Passioni”, in attesa di scrivere un romanzo che non comincia mai.

Dunque la storia cominciava con questo medico che al termine di un doppio turno al pronto soccorso rompe il naso a un africano e torna a casa. Non riesce a dormire (è mezzogiorno), allora decide di chiamare il suo amico avvocato - che poi non è più suo amico da un pezzo, e anche al telefono si fa negare, ma è l'unico avvocato che conosce. Mentre si domanda come sia stato possibile frequentare uno stronzo del genere per tanti anni, comincia a pensare a quella famosa cena che fu molto divertente - c'ero io, quello, quella, e poi... c'è un buco, non riesce a ricordare chi fosse il sesto a tavola. Come a volte avviene quando piuttosto di pensare ai tuoi guai ti fissi sulla prima cazzata, il medico non riesce a darsi pace di questa lacuna. Decide di chiederlo agli altri, ma non ha nemmeno più i numeri di telefono (un furto al pronto soccorso). Compra il giornale perché forse c’è la mail della giornalista (vecchia fiamma mai corrisposta). C'è un suo trafiletto in cui fa ironia su uno scrittore che denuncia i roghi dolosi: bello fare l'eroe, ma dovrebbe anche trovarsi una ragazza. Perplesso, lascia una mail.
Accende la tv per guardare Passioni, suo piacere proibito. C’è una ragazza messa incinta da uno stupratore seriale tossicodipendente che ha grossi problemi di salute ma ciononostante, ci mancherebbe, vuole tenere il bambino. Il medico ha la nausea, ma gli viene in mente che il suo amico che scrive questa puttanate gli deve un favore e che è facile trovarlo a un certo bar.
Il giorno dopo si ritrova in commissariato per fornire la sua testi sull'increscioso episodio accaduto il giorno prima. Mentre aspetta che il poliziotto metta giù il telefono, tra i calendari e i gagliardetti appesi alla parete trova un ricordo di Genova, un attestato. Il tizio è molto competente e comprensivo: gli spiega che l’extra non ha fatto denuncia, ma è manovalanza di un clan impiegato nel racket. Quindi deve stare molto attento e richiamare alla prima intimidazione.
Al bar trova lo scrittore. È distratto ed evasivo. Sta lavorando a un dramma su Genova, un poliziotto e un manifestante. Non ricorda chi fosse il sesto a tavola.

Questo non era proprio alla mia portata - troppa contemporaneità - ma credo di aver smesso perché suonava falso. I ventenni tornati da Genova non sono passati dalla parte del Sistema - magari qualcuno ci ha pure provato, ma il Sistema aveva già i suoi guai a trovare un posto a tutti i figli suoi. Comunque se pensate di dargli una possibilità dovete votare per I Cinque dopo Genova! Potete cliccare sul tasto Mi Piace di Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo vi è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.
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