Sembravi un politico

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Ormai commentare le iniziative mediatiche di Veltroni è un po' come ridere delle chiacchiere di un umarell sulla panchina, un gesto sostanzialmente vile dal quale chi ha un minimo di autostima saprebbe astenersi. A mia discolpa posso dire che l'umarell è creativo: anche quando pensi che non potrà mai più stupirti riesce sempre ad aggiungere qualche nuovo dettaglio. In questo caso, per esempio, ha usato twitter. L'anno scorso chiamava i pacifisti alle manifestazioni pro-guerriglieri libici via facebook, adesso usa twitter e anche stavolta si distingue. Pensandoci, riuscite a trovare qualcosa di meno efficace di una dichiarazione ufficiale spezzettata in cinque o sei tweet che ovviamente leggeremo in ordine inverso, come la segnaletica orizzontale in autostrada (DI NEBBIA / IN CASO / RALLENTARE)? Oltre al senso di totale solitudine che ti dà quell'uomo che "vede solo ora" una cosa di cui stanno parlando tutti da un giorno, e reagisce scrivendo sei tweet di getto. Uno si chiede. Non ce l'ha VW da qualche parte un sito ufficiale, sul quale pubblicare questa breve dichiarazione, che poi si potrebbe linkare con un tweet, uno solo, basta e avanza? Oppure neanche uno, non sarebbe meglio lasciare che siano gli altri a cinguettare di noi?

È un vecchio discorso. Che ci fanno i politici su twitter? Davvero credono di poter interagire con chiunque passa, così, senza diaframmi? A parte il fatto che un diaframma spesso c'è ed è un ufficio stampa incapace, ma in generale è una cosa che a un politico conviene? Sicuri che non sia meglio mantenere una certa distanza, una certa aura di professionalità e ineffabilità? I re merovingi a un certo punto non parlavano più con nessuno, se ne stavano impalati sul trono in silenzio, e se ti toccavano ti guarivano dalla scrofola. Quello era carisma: non dico che sia riproponibile nella postmodernità digitale, ma sicuri che valga la pena di esserci sempre, in qualsiasi accrocchio comunicativo vada di moda in quel momento? Vent'anni fa non c'era twitter, ma andavano già molto forte le scritte sui muri dei bagni pubblici. La gente le usava per esprimere i propri punti di vista sulla politica e sulla società, e per incontrare nuovi partner. E tuttavia a nessun politico venne in mente di armarsi di uniposca e di intervenire in quella che era già una grande conversazione sociale. Non è che se scrivevo CRAXI LADRO lui perdeva tempo ad affittare un muro e scriverci SIAMO TUTTI LADRI IDIOTA. Dite che facebook o twitter siano meglio delle scritte sui bagni? Per qualità? Per quantità? Perché finalmente si può usare il simbolo del cancelletto che prima nessuno sapeva a cosa servisse? Se ne può discutere, ma se mentre discutiamo Veltroni decide di dire la sua su twitter, chi lo proteggerà dagli schizzi di guano?

Prendiamo il caso Calearo. Il mio politico ideale, in una situazione del genere, non risponde. Siccome non c'è nessuna risposta elegante, la cosa più elegante da fare è star zitti, aspettare un'occasione migliore per apparire intelligenti. Ma se proprio vuol parlare, il secondo mio politico ideale è quello che affetta un minimo di astuzia. Non quello che scrive "sembrava diverso", forse la frase più patetica che può dire un adulto senziente. Chi è che nella vita normale dice "sembrava diverso"? Ve lo dico io: La moglie con due occhi neri al pronto soccorso dice che quando si è fidanzata il tizio "sembrava diverso", il puttaniere che scopre troppo tardi di aver imbarcato una trans si guarda allo specchio e dice "sembrava diverso"; nessuno con un minimo di professionalità politica da difendere risponde "sembrava diverso". È un'affermazione che contiene già in sé la risposta più sensata: no Veltroni, Calearo non sembrava diverso, Calearo è sempre sembrato quel che era. Davvero la tua linea di difesa è: non mi sono accorto che Calearo è Calearo? L'inno di Forza Italia sul cellulare ti suonava un po' Fossati? Stai invocando l'infermità mentale, renditi conto. Il secondo mio politico ideale, visto che non riesce a mandare giù in silenzio, risponde: sì, Calearo è quel che è, e lo abbiamo sempre saputo (mica siamo fessi, eh), ma nel 2008 stavamo cercando di sparigliare le carte: candidare un imprenditore arrogante in Veneto poteva destabilizzare gli equilibri, magari alla Lega sbroccavano e candidavano un cattedratico di filosofia teoretica nato a Timbuctù. Ci abbiamo provato, è andata male, ma bisognava provarci, facile giudicare col senno del poi. Ecco, se proprio deve rispondere, il mio politico ideale la mette giù così. Non dico di essere astuti, ma almeno di fare un po' finta, ammiccare.

Nel merito, sul serio, tutto si può dire tranne che Calearo non sembrasse Calearo. Però è troppo facile prendersela con Veltroni: forse che nel 2008 non sembrava già Veltroni? Come diamine è potuto succedere che ci siamo fidati di lui, come possiamo aver buttato via due partiti che funzionavano discretamente per creare al loro posto un paciugo su misura per lui, che non è stato in grado di gestire sin dall'inizio? Io parlo per me, non è che lo stimassi tantissimo, ma ritenevo che avrebbe affascinato molta gente intorno a me, nel qual caso mi sarei accodato volentieri, meglio lui che altri eccetera. Evidentemente mi sbagliavo. Però non è che vado a dire in giro "sembrava diverso". O lo sto dicendo?
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