Gli scrutini di Osvaldo

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Ciao, credo che ormai sia il tempo di presentarmi: contrariamente a quello che molti lettori potrebbero essere stati indotti a credere, non mi chiamo Leonardo, bensì Osvaldo. Guazzi Osvaldo. E non ho mai lavorato nella scuola in vita mia. In effetti non so proprio come sia fatta. Non l'ho nemmeno frequentata - ho passato tutta l'infanzia e l'adolescenza in una spelonca e poi ho dato la maturità da privatista. Perciò, vedete, io la scuola non so proprio cos'è, e quelle che a volte descrivo sono sempre ricostruzioni di fantasia senza alcun riferimento a situazioni o persone reali.

Diciamo dunque che, nella mia dimensione fantastica, questa potrebbe essere la settimana degli scrutini. In questa settimana accadono fenomeni bizzarri, il più frequente dei quali è la trasformazione dei Quattro e dei Cinque in Sei. Succede più o meno a tutti gli alunni che hanno solo una o due insufficienze: a norma di legge dovrebbero essere bocciati, ma bocciati dove? Parliamo di un quinto della popolazione scolastica che ogni anno dovrebbe essere trattenuta in aule che non esistono, da un organico sottodimensionato. Parliamo di nulla, perché questi Quattro e Cinque sulle schede non esistono: nelle ultime settimane l'insegnante sospira e li cancella, e non è possibile nemmeno riconoscerli dalle tracce di gomma sul registro perché magari il registro è on line.

Già a questo livello possono verificarsi malintesi miracolosi, perché se a cinque insegnanti capita di non parlarsi per una settimana (come può capitare spesso a fine maggio, almeno nella scuola della mia fantasia) ecco che l'alunno X può trovarsi abbuonate non una o due insufficienze, ma anche cinque o sei: se tutti gli insegnanti sono convinti che X sia scarso soltanto nella propria materia, e che non valga la pena penalizzarlo più di tanto se non è portato per l'inglese - le scienze - la geografia - il disegno - la ginnastica, via, mica lo possiamo bocciare perché è impedito in palestra. E così può accadere che un impedito globale arrivi allo scrutinio con una media del sei già tonda. Stiamo parlando di impediti normodotati, perché quelli con una certificazione di Disturbo dell'Apprendimento Scolastico sono già fuori dalla discussione: cioè, in teoria li si potrebbe anche bocciare, ma nella scuola della mia fantasia devi prima dimostrare di avere attivato tutta una serie di interventi didattici personalizzati che non hai attivato, perché nessuno ti ha formato o pagato per farli: di modo che promuovere è la strada più semplice è più sicura per evitare ricorsi e seccature sia a te che alla famiglia. E ti fa anche sentire molto don Milani.

A questo punto arriviamo agli scrutini, dove tutti gli insegnanti mettono assieme i voti di tutti i ragazzi, e si ragiona sulla situazione generale. Gli alunni che hanno ancora dei Quattro o dei Cinque, ne hanno veramente tanti: sono ragazzi normodotati la cui situazione globale, già da mesi, era avvertita come precaria dalla maggioranza degli insegnanti. E però di qui a bocciarli ancora ce ne passa. Ragioniamoci. Cosa penserebbe don Milani di noi? Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per salvarli? No, in coscienza potevamo fare di più. Potevamo entrare in casa loro con la forza e ripetere le tabelline finché non si addormentavano e anche oltre, e non l'abbiamo fatto. È un po' colpa nostra, insomma. E poi guardate: stiamo promuovendo X. Quell'asino di X lo promuoviamo, e Y no? Com'è possibile? E vogliamo parlare anche di H? D'accordo, è in coma vigile da tre mesi, però cosa penserà Y vedendo che persino un compagno in coma vigile ha voti migliori dei suoi? Non si deprimerà? Vogliamo davvero che si deprima? Siamo forse un consesso di sadici che godono a distruggere i sogni di un preadolescente? In generale no, non lo siamo: e quindi, a maggioranza, promuoviamo. Succede così che anche molti alunni che arrivavano allo scrutinio con sfilze interminabili di Cinque o di Quattro, ne escano con una mediocre ma rassicurante schiera di Sei.

A quel punto avviene un altro tipico fenomeno. Un insegnante - potrebbe essere chiunque, anche quello che si è appena asciugato gli occhi dalla commozione per aver promosso a maggioranza un tizio che entrava con la media aritmetica del Tre e Mezzo - riguarda il tabellone dei voti e dice: ma come, davvero a Y diamo Sei? Ma se diamo Sei a Y, a X come minimo gli dobbiamo dare un Sette, per equità. In effetti non c'è dubbio che X abbia studiato un po' di più di Y, e quindi, per equità, anche se due settimane fa aveva ancora cinque insufficienze, X comincia a ritrovarsi dei Sette in pagella. Da lì in poi parte una reazione a catena, perché se davvero X adesso è da Sette, il suo amico Z che ha studiato veramente tutto l'anno è come minimo da Nove, e che dire del secchione della classe? Bisognerebbe dargli un Dodici, per equità, ma siccome non l'hanno ancora introdotto, accontentiamoci di un Dieci Cum Laude e speriamo che la famiglia non si lamenti. A volte la situazione degenera al punto che qualche insegnante un po' rigoroso sbrocca e comincia ad assegnare Dieci politici a tutti, anche a X e Y, massì, e chissenefrega, tanto mi pagano uguale. A questo punto le pagelle sono pronte, e tutti sono più o meno contenti - tranne gli insegnanti che hanno una terza media.

In terza si fa l'esame. Non solo è l'unico esame della scuola dell'obbligo (quello di quinta elementare è stato abolito anni fa), ma è anche un esame molto impegnativo, con ben cinque prove scritte in soli cinque giorni - e dal mattino successivo cominciano gli orali. Per i ragazzi è uno choc. Non hanno mai fatto un esame, e di colpo si vedono davanti questo che sulla carta è davvero duro. Sulla carta. Ma per fortuna ci sono i loro insegnanti che possono aiutarli.

Gli insegnanti, dal canto loro, si trovano in una situazione particolare. A causa delle reazione a catena sopra descritta, hanno appena consegnato pagelle un po', come dire, ottimistiche. Cosa succederà se il ragazzo non riuscirà a mantenere tante promesse? A Z abbiamo dato Nove, ricordate? Secondo voi ce la fa a prendere Nove alla prova Invalsi? Ma per carità. E tutti penseranno che abbiamo gonfiato i voti. Il che tra parentesi è vero, ma come possiamo fare per evitare che lo pensino?

Possiamo continuare a gonfiarli. Persino il Commissario Esterno, quello che arriva da un'altra scuola e dovrebbe verificare il corretto andamento degli esami, a volte può capitare che passi di commissione in commissione a raccomandarsi: state un po' altini coi voti, ché tanto lo sapete che la Prova Invalsi andrà male.

La Prova Invalsi è un doppio questionario di italiano e matematica che verrà somministrato agli alunni giovedì prossimo. È uguale per tutti, non sempre è ben fatto (anche se negli ultimi anni sta migliorando), ma purtroppo non fa sconti. Mentre la commissione d'esame ormai vive in una dimensione parallela in cui Y si merita Sette e Z Nove, la prova Invalsi è stata confezionata da un pool di intelligenze artificiali che non conosce né Y né Z, anzi probabilmente non ha mai visto un preadolescente in vita sua. E quindi, se Y non sa la matematica, prende Tre. E se Z, che pure s'impegna tanto ed è tanto gentile, non è in grado di leggere un brano di quotidiano e di rispondere correttamente a una dozzina di domande, prende Quattro. Questo agli insegnanti non piace. Cosa volete che ne sappia l'Invalsi, dicono. Davvero pensate che la maturazione dei vostri figli possa essere valutata da un freddo test a crocette? D'altro canto l'Invalsi c'è, e vale da solo un settimo di tutto l'esame. Se Y prende Tre, e se a Y (per tener fede a quello che gli abbiamo scritto in pagella) vogliamo dare Sette, non abbiamo altra scelta: dobbiamo alzare un po' tutti gli altri voti. Tanto chi mai protesterà se alziamo di un punto tutti i temi d'italiano. Chi farà ricorso se all'orale chiederemo soltanto gli argomenti che abbiamo precedentemente concordato, onde evitare figuracce al candidato e a noi. Non è colpa nostra, capite, è il Sistema che ci costringe. Il Sistema ci invita a regalare tanti Sei; noi ci facciamo prendere e cominciamo a regalare anche i Sette, gli Otto, i Nove; a quel punto il Sistema si rifà vivo con la prova Invalsi e noi ormai siamo in un circolo vizioso. Dobbiamo regalare altri voti per evitare che qualcuno si accorga che li abbiamo regalati. Per fortuna tutto questo avviene solo nella mia immaginazione.

Buongiorno, ora mi conoscete. Mi chiamo Osvaldo Guazzi e non sono mai entrato in una scuola media in vita mia. E comunque in generale sono un gran bugiardo, non mi fiderei mai di qualcuno che credesse alle cose che scrivo. Ma se in questi giorni vi capita di ritirare la pagella di un vostro figlio, non meravigliatevi più di tanto. Soprattutto non lamentatevi con gli insegnanti dei voti troppo bassi. Non sono troppo bassi, fidatevi. Non sono mai troppo bassi.
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