antiamerica

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Il fattore B

Ma l’anti-americanismo dev’essere di sinistra per forza? E non mi riferisco, per carità, a quello residuale di neo e post-fascisti. No, guardo più in basso, terra-terra: c’è davvero bisogno di sfoggiare un’ideologia, per farsi stare sulle palle gli americani?

E se fosse populismo, semplicemente, populismo bello e buono? Populismo ipocrita, perché sputa nel piatto atlantico in cui sforchetta avidamente da 60 anni; populismo sacrosanto, perché fondato su episodi oggettivamente difficili da mandar giù: Ustica, Cermis, e tante altre tragedie di cui, non avendo il diritto di conoscere la verità, ci siamo conquistati quello di covare dubbi e dietrologie da qui all'eternità.

Ma scusate: davvero nel 2007, per essere un comunista, mi è sufficiente protestare perché un estraneo pretende di accamparsi perpetuamente in casa mia? Ma ci hanno pensato bene, a destra, prima di montare questa polemica? Perché l’aspirazione a non avere estranei armati in casa è la cosa più naturale e qualunquista del mondo: ha più a che vedere col mito dei sacri confini della Patria (o più semplicemente del mio orticello) che con l’internazionalismo socialista. Insomma, è una tigre che Berlusconi & co. dovrebbero coltivare per primi, invece di lasciare il campo libero a populisti fai-da-te come i noglobbal. E non ci sarebbe niente di male: dopotutto quand'è che Berlusconi sarebbe stato un vero filo-americano? Quando ha prestato un fondale di cartapesta al vertice di Pratica di Mare? O per i due contingenti omeopatici mobilitati per la guerra al Terrore? Forse è anche grazie ad amici così, che Bush si trova nella peste in cui si trova.

E poi, sì, d’accordo, amiamo tutti la cultura americana, i film il rock e così via. Ma non abbiamo mai apprezzato la loro cucina, i loro sport di squadra assurdi e la loro arroganza. È un rapporto complesso, come ogni rapporto tra padrone e sottoposto. A volte prevale l’odio di classe (e Sanguineti è contento), altre volta la solidarietà aziendale. Dipende anche da come vanno le cose.

Ultimamente vanno male, e non è mica colpa nostra. Se volessimo disegnare un grafico dell’antiamericanismo storico, ci troveremmo due picchi: uno a metà anni Settanta, con l’escalation in Vietnam. Una guerra orribile, senz’altro: ma soprattutto, una guerra persa.
L’altro picco arriva dopo l’undici settembre: anche in questo caso, cos’è che ci rende davvero invisi gli americani? Il fatto che combattano tante guerre, o il fatto che non le vincano?

Tra un picco e l’altro, i gloriosi anni Ottanta, quando Reagan vinceva il bluff della Guerra Fredda costruendo missili e guardandosi bene dall’adoperarli: l’operazione militare stelle-e-strisce più eccitante della mia infanzia fu lo sbarco nell’isoletta di Granada (metà dell’impresa consisteva nel rintracciarla sull’atlante).
Detesto Reagan quanto Bush II, ma non posso non notare la differenza: il primo vinceva senza combattere, il secondo fa tutto il contrario. E indovinate un po’: alla gente piacciono i vincenti (Scoop!) Vi disturba l'antiamericanismo? La prossima volta, provate a vincere una guerra.

Nessuno ama gli arroganti, anche quando portano doni. E tuttavia li sopportiamo volentieri – finché sono potenti e ci difendono. Ma se cominciano a perdere i colpi, perdono anche il loro appeal, e il comunismo c’entra ben poco. L’antiamericanismo che annuso in questi giorni ha una fragranza assai più familiare. Sembra di stare di nuovo in quei film con Bud Spencer, gli unici a mettere in scena la vita nell’indotto delle basi americane. Quei film con gli americani alti robusti e biondi, stereotipo di chiara derivazione dagli übermenschen nazisti. Quanto sono bravi, quanto sono tosti, quanta soddisfazione a pigliarli a calci in culo. Non lo faremo mai, ma lo abbiamo tutti sognato da bambini.

E se alla radice dell’antiamericanismo della mia generazione ci fosse soltanto... lui? Altro che Bertinotti. Lo spettro di Bomber, Bulldozer, quel personaggio a mille nomi che comincia sempre per B e finisce sempre col suffisso di Spencer. Il virus dell’antiamericanismo popolare che viaggiava libero in provincia, in un ventennio di sogni 100% americani. L’uomo che rese ridicolo il western, portò il poliziesco a Napoli, sconfisse il contingente NATO a football e poi a boxe. E adesso milita in Forza Italia. I suoi film vanno in onda ogni sei mesi, su Rete 4. Berlusconi ci dovrebbe fare un pensiero: tenersi caro Bush II, o Carlo Pedersoli? Io non avrei dubbi, è chiaro. Ma ognuno ha il fattore B che si merita.
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