- oh! battagliero

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Uno sguardo ardito e fiero che rincorre l'aldilà

Io non volevo troppo parlarne, ma è vero che in questi fine settimana, in queste nebbiose città cispadane, la gente col bicchiere in mano guarda il cielo o guarda i portici e non fa che chiedersi: hai visto che fine ha fatto Lindo? C’è qualcosa che possiamo fare? Per lui? O per non diventare come lui?

Non lo saverà dal cero / il suo lucido pensiero

A domanda rispondo che l’unico vero vaccino a quel che è successo a Lindo (la vocazione fulminante) andava preso da bambini. Si chiama catechismo, è abbastanza duro da mandar giù, ma se ti fai la trafila regolare dalla prima confessione alla Cresima, ti puoi considerare abbastanza immunizzato. E allora lo vedete che serve, il catechismo? E i sacramenti? Non solo per conoscere Gesù, ma per assuefarsi ai preti. Hai paura di soccombere al fascino dei preti? Vent’anni di messe alla domenica, e non ci pensi più. Nessun campanaro è mai stato fatto santo, che io sappia.
E questo ci pone un problema, amici emiliani. Siamo stati un po’ svogliati negli ultimi cinquant’anni. Quello che è successo a Lindo può davvero succedere a chiunque. Non siamo vaccinati alla vocazione. Al primo incidente, alla prima malattia grave, c’è il rischio che cadiamo come pere. Fortuna che abbiamo dei buoni ospedali.

Fortuna? Lindo è stato salvato dalla scienza, e si è convertito alla religione: così la scienza impara, a salvare i vecchi punk. Ora combatte l’uso delle staminali: guai se un giorno la gente soffrisse meno di quel che ha sofferto lui. Tutto questo è persino buffo da quanto è ingiusto: perché non succede mai il contrario? Avete mai sentito parlare di un malato salvato da Padre Pio che si converte alla ricerca scientifica e lascia tutti i suoi averi a Telethon?

Rispettoso e lusinghero il giudizio che si dà

Io non volevo troppo parlarne: chi è Lindo, dopotutto, perché me ne freghi di lui? Chi l'ha visto un po' più da vicino non credo sia troppo stupito. Lui sul misticismo ci ha sempre giocato: a fine anni Novanta venne a Modena a leggere vangeli apocrifi in una chiesa sconsacrata. Penserete a una provocazione profana, e invece no: la chiesa era l’aula magna della fondazione-collegio San Carlo, un’istituzione culturale, ed era piena di signore impellicciate e giovani in tenuta alternativa. Tutti assieme, perché questa è l’Emilia, e nelle sue contraddizioni placide Lindo ci sguazzava. Ma a noi stava bene così, pensavamo fosse una posa, un gioco. Se invece diventa una cosa seria, ci restiamo male. Interessante, no?

Ci restiamo male perché da qualche parte abbiamo letto che Lindo è uno di noi, che quel che succede a lui ha senso per voi. Ma dov’è scritto, esattamente? Quand’è che Lindo ha cominciato ad appartenerci?
C’è un po’ di confusione: abbiamo sovrapposto alcune cose. Negli anni Novanta il famoso crollo delle ideologie, bla bla, è stato cauterizzato con una botta di autoindulgenza padana. Quanto siamo simpatici noi emiliani, un po’ comunisti un po’ anche no, con Ligabue e Guccini e tutte le pubblicità di roba da mangiare in tv. E va bene.

Un giaccone color nero / marca la diversità

Ma Lindo non c’entra. Passava di lì per caso, e a osservarlo bene era chiaro che se ne sarebbe andato da qualche altra parte. Lui veniva dagli anni Ottanta, e negli anni Ottanta chiedeva una mano per bruciare il piano padano. I suoi ’80 non erano quel paradisino di plastica e gel che ci raccontano su MTV: erano quelli dell’eroina e dei bombardieri su Beirut. La sua Emilia era una patria paranoica, i circoli Arci lampi nella notte privi di qualunque poesia crepuscolare, un mondo che si sgretola e rotola via (narcotico, frenetico, smanioso, eccitante). Una terra piatta senza connessioni, dov’è impossibile incontrare davvero le persone: Lindo non smette di ricordare che i CCCP sono nati a Berlino, come se solo a Berlino due reggiani potessero incontrarsi davvero e combinare qualcosa.

Né un manipolo guerriero / lo potrà resuscitar

Lindo era punk: di quel punk intellettualoide, situazionista, che andava in quegli anni, e che noi non riusciamo più a capire, da tanto lo abbiamo metabolizzato. Adesso a Reggio ci sono gli Offlaga Disco Pax: un gruppo che tratta l'Emilia '80 come la piccola terra perduta, il Canavese di Gozzano. Sono molto simpatici, ma Ferretti non era così. Lui voleva essere davvero sgradevole, e noi ci siamo sforzati di farcelo piacere: se non è un equivoco questo. Quando provocava lo prendevamo seriamente: quando era serio, ci piaceva pensare che scherzasse. Bene, adesso è serio.

...E a me scappa da ridere. Dopo tanti anni di parrocchia li conosco, i convertiti. Intorno a loro c’è sempre una nuvola di zelo esilarante.
Pensate solo a Giuliano Ferrara, che in mancanza di meglio elegge Lindo Ferretti musa dei Teocon, con relativo effetto-Barney sulla redazione del Foglio. Pensate ai redattori costretti ad ascoltare e commentare con aria ispirata Affinità-divergenze tra il compagno Togliatti e noi. Beh, non è fantastico?
Potete prendervelo Lindo, mica è nostro. Non è di nessuno. Potete usarlo come megafono, probabilmente s’incepperà, pazienza. Fatene quel che volete, ma sappiate che c’è una cosa che non riuscirete mai a fargli fare: tenere una nota. Quello è stonato. Una missione impossibile, anche per la Madonna di Civitavecchia. O no?

Corre in cielo corre in cielo...
Oh! Battagliero.
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